“Un tale volle chiedere a un folle di Dio: Dimmi, cosa è mai questo mondo? Cos'è mai questa nostra immensa dimora? Quegli rispose: Questo mondo di gloria e d'infamia è simile ad una palma dagli infiniti colori. Se qualcuno sfregasse la sua corteccia con le mani, si scioglierebbe come cera. Ma essendo fatto realmente di cera, che altro può essere? E quegli infiniti colori in realtà sono pure apparenze! Poiché tutto è pura unità, ogni dualità è qui inconcepibile, per cui non ha senso dire io e tu. L'interminabile scala della creazione si snoda attraverso infiniti io e noi, e per questo è così facile cadere dai suoi gradini. Più in alto vuoi salire e più stolto ti dimostri, giacché scivolando conoscerai una caduta più rovinosa. Se non morrai a te stesso per vivere in Lui, sarai considerato un ribelle, giacché avrai scelto di associarti a un pugno di mosche. Ma se vivrai in Lui, potrai conoscere il mistero dell'unità: unità purissima, non volgare associazione.”

da Il Canto degli Uccelli
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Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 14 Maggio 2023. Storia

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“Se qualcun altro avesse voluto percepire il senso di infinito del tempo e dell'esistenza, quello che doveva fare era guardare il cielo notturno e sentire i propri cari che ricambiavano lo sguardo.
Era la grande dualità dell'unione e della separazione.”

Jessica Bird (1969) scrittrice statunitense

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Variante: Se qualcun altro avesse voluto percepire il senso di infinito del tempo e dell’esistenza, quello che doveva fare era guardare il cielo notturno e sentire i propri cari che ricambiavano lo sguardo. Era la grande dualità dell’unione e della separazione.

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Pier Paolo Vergerio il Vecchio (1370–1444) umanista e pedagogista italiano

De ingenuis moribus
Origine: Citato in Eugenio Garin, L'umanesimo italiano, Filosofia e vita civile nel Rinascimento, Edizione speciale per Il Giornale, Biblioteca Storica, Società Europea di Edizioni, p. 99. ISBN 771124883725

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