“Ora il prato s'è vestito d'anemoni viola: | oh, anemoni, anemoni, ultimo messaggio! | Sottili e leggeri fremono i pioppi, | rabbrividiscono le foglie nel sonno. | Sul cielo velato dell'autunno | ecco una corona di rondini. | […] | Un carro attraversa il prato, tra gli anemoni | lo tirano miti mucche a passi lenti. | Le oche spizzicano l'erba, un bambino | grida: «Oh, anemoni, anemoni!» | Le oche selvagge gridano nella luce | dell'alto cielo e le oche dei campi | rispondono al richiamo coi colli allungati, | anch'esse pronte al volo: le piume | sventolano, le gole schiamazzano | e si alzano da terra con pigri battiti d'ali. | Come frusciano le penne bramose di cielo! | E tremano, come l'acqua che un'oca selvaggia | fende di notte: oh, anemoni… (da Ora il prato”

1959)
Origine: In Mario De Micheli e Eva Rossi, Poesia ungherese del Novecento, Schwarz editore, Milano, 1960, p. 263.

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia

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