Bernardo Valli: Frasi popolari (pagina 4)

Frasi popolari di Bernardo Valli · Leggi le ultime citazioni e frasi celebri nella raccolta
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“Il "sultano" sta recuperando la fiducia perduta. Una mano di ferro, spesso imprevedibile, non sempre coerente, governa un paese esposto a mille pericoli.”

Origine: Da Un Paese in bilico sui tanti vulcani del Medio Oriente http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2017/01/27/un-paese-in-bilico-sui-tanti-vulcani-del-medio-oriente14.html?ref=search, la Repubblica, 27 gennaio 2017.

“Il clero sciita, che ha promosso e guida la rivoluzione islamica di Teheran, non è composto di vermi che si agitano nella sporcizia e nel fango, come diceva il defunto scià di Persia. Gli ayatollah, che lo hanno travolto quando sembrava all'apice della potenza, difendono l'umiliato orgoglio di un'antica nazione, la Persia, e una religione a lungo frustrata, che i loro predecessori non hanno saputo preservare e rispettare. Li difendono col fanatismo, con l'odio, con una crudeltà d'altri secoli, e con un pessimo gusto che arriva al punto di costruire nel cuore di Teheran una fontana da cui sgorga acqua tinta di rosso, per ricordare il sangue versato dai martiri della rivoluzione. Ma li difendono dopo i numerosi fallimenti dei laici, degli innovatori. La loro rivoluzione è contro il mondo moderno, contro le società occidentali, contro i pagani, dai quali per secoli sono stati presi a calci. È un orgoglio ferito che esplode irrazionalmente, con il conforto di una religione che ha conservato una carica, un'intensità che noi definiamo medievale. Senza tener conto di questo, non si può capire il fenomeno iraniano.”

Variante: Il clero sciita, che ha promosso e guida la rivoluzione islamica di Teheran, non è composto di vermi che si agitano nella sporcizia e nel fango, come diceva il defunto scià di Persia. Gli ayatollah, che lo hanno travolto quando sembrava all'apice della potenza, difendono l'umiliato orgoglio di un' antica nazione, la Persia, e una religione a lungo frustrata, che i loro predecessori non hanno saputo preservare e rispettare. Li difendono col fanatismo, con l'odio, con una crudeltà d' altri secoli, e con un pessimo gusto che arriva al punto di costruire nel cuore di Teheran una fontana da cui sgorga acqua tinta di rosso, per ricordare il sangue versato dai martiri della rivoluzione. Ma li difendono dopo i numerosi fallimenti dei laici, degli innovatori. La loro rivoluzione è contro il mondo moderno, contro le società occidentali, contro i pagani, dai quali per secoli sono stati presi a calci. È un orgoglio ferito che esplode irrazionalmente, con il conforto di una religione che ha conservato una carica, un' intensità che noi definiamo medievale. Senza tener conto di questo, non si può capire il fenomeno iraniano.
Origine: Da La piaga iraniana http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/08/04/la-piaga-iraniana.html?ref=search, la Repubblica, 4 agosto 1987.

“La posta in gioco sono centinaia di migliaia di profughi hutu, fuggiti dal Ruanda nel timore di una rappresaglia, dopo il genocidio dei '94. Una massa umana in bilico sul confine, respinta dai tutsi: e di cui si servono invece, come di un ariete, i superstiti dell'ex regime di Kigali, autore del massacro, ora alla ricerca di una rivincita, con l'aiuto dello Zaire. Là il dramma ruandese può essere il detonatore che fa saltare quell'autentica polveriera tribale che è l'ex Congo belga. Un paese disegnato sulle frontiere coloniali, senza tener conto della storia – non scritta – di quelle regioni: e che adesso rischia, come già accadde al momento dell'indipendenza, di andare in frantumi e di destabilizzare l'intera Africa centrale. È al tempo stesso allucinante ed esemplare. A conclusione di un secolo che ha conosciuto la morte del colonialismo, e che ora, arrivato alla fine, assiste alla non tanto lenta rovina del continente nero, questo dramma ruandese è in definitiva il risultato di quello che gli scrittori africani riuniti a Roma, nella primavera del '59, denunciarono come uno dei più gravi peccati occidentali: l'avere accettato, senza discutere, e diffuso, la nozione di un popolo, quello africano, "senza cultura."”

Ed anche "senza storia", perché, appunto, la si tramandava per via orale. Partendo da questo principio, coloni e (spesso) missionari hanno creato una storia africana con un calco occidentale e hanno imposto la loro cultura come se prima ci fosse stato il vuoto. Ne sono uscite delle mostruosità.
Variante: La posta in gioco sono centinaia di migliaia di profughi hutu, fuggiti dal Ruanda nel timore di una rappresaglia, dopo il genocidio dei '94. Una massa umana in bilico sul confine, respinta dai tutsi: e di cui si servono invece, come di un ariete, i superstiti dell'ex regime di Kigali, autore del massacro, ora alla ricerca di una rivincita, con l'aiuto dello Zaire. Là il dramma ruandese può essere il detonatore che fa saltare quell'autentica polveriera tribale che è l'ex Congo belga. Un paese disegnato sulle frontiere coloniali, senza tener conto della storia – non scritta – di quelle regioni: e che adesso rischia, come già accadde al momento dell'indipendenza, di andare in frantumi e di destabilizzare l'intera Africa centrale. È al tempo stesso allucinante ed esemplare. A conclusione di un secolo che ha conosciuto la morte del colonialismo, e che ora, arrivato alla fine, assiste alla non tanto lenta rovina del continente nero, questo dramma ruandese è in definitiva il risultato di quello che gli scrittori africani riuniti a Roma, nella primavera del '59, denunciarono come uno dei più gravi peccati occidentali: l'avere accettato, senza discutere, e diffuso, la nozione di un popolo, quello africano, "senza cultura". Ed anche "senza storia", perché, appunto, la si tramandava per via orale. Partendo da questo principio, coloni e (spesso) missionari hanno creato una storia africana con un calco occidentale e hanno imposto la loro cultura come se prima ci fosse stato il vuoto. Ne sono uscite delle mostruosità.

“Aflak era un siriano di religione cristiana, un greco-ortodosso, ed era celebre anche per le sue lunghissime immersioni nell'acqua bollente. Mi aspettavo dunque di trovarlo in una vasca da bagno, come Marat: era invece seduto accanto alla finestra e guardava il fiume gonfio delle piogge invernali. Lo scorrere dell'acqua gli suggeriva molte idee: così era anche il corso impetuoso del nazionalismo arabo guidato dal Baas (Rinascimento) verso un'inevitabile unità araba dal Cairo alle sponde del Tigri sulle quali noi ci trovavamo. I vari fiumi non si versano in un unico mare? Aflak era incerto sul dove costruire la capitale del mondo arabo unito. Per evitare un conflitto tra il Cairo, Damasco e Bagdad in concorrenza tra di loro, bisognava crearne una nuova. Ma in quale deserto? Ricordo quell'incontro come uno degli episodi più surrealisti della mia vita professionale.”

Variante: Aflak era un siriano di religione cristiana, un greco-ortodosso, ed era celebre anche per le sue lunghissime immersioni nell'acqua bollente. Mi aspettavo dunque di trovarlo in una vasca da bagno, come Marat: era invece seduto accanto alla finestra e guardava il fiume gonfio delle piogge invernali. Lo scorrere dell'acqua gli suggeriva molte idee: così era anche il corso impetuoso del nazionalismo arabo guidato dal Baas (Rinascimento) verso un'inevitabile unità araba dal Cairo alle sponde del Tigri sulle quali noi ci trovavamo. I vari fiumi non si versano in un unico mare? Aflak era incerto sul dove costruire la capitale del mondo arabo unito. Per evitare un conflitto tra il Cairo, Damasco e Bagdad in concorrenza tra di loro, bisognava crearne una nuova. Ma in quale deserto? Ricordo quell'incontro come uno degli episodi più surrealisti della mia vita professionale.

“Hafez Assad non è Anwar Sadat. È un capo arabo di un'altra pasta ed è l'esponente di una minoranza religiosa (alauita) alla quale verrebbe esponente di una minoranza religiosa (alauita) alla quale verrebbe difficilmente perdonata quell' eresia. Non verrebbe perdonata soprattutto dalla maggioranza sunnita, in particolare dai fratelli musulmani. I quali hanno subìto persecuzioni e massacri da quando Assad è al potere.”

Variante: Hafez Assad non è Anwar Sadat. È un capo arabo di un'altra pasta ed è l'esponente di una minoranza religiosa (alauita) alla quale verrebbe esponente di una minoranza religiosa (alauita) alla quale verrebbe difficilmente perdonata quell'eresia. Non verrebbe perdonata soprattutto dalla maggioranza sunnita, in particolare dai fratelli musulmani. I quali hanno subìto persecuzioni e massacri da quando Assad è al potere.

“Nella sua lunga vita politica è stato tutto: è stato il creatore dell'identità palestinese (che prima di lui non era riconosciuta); è stato il terrorista; il premio Nobel per la Pace; l'uomo di Stato rispettato; poi di nuovo il sospettato di terrorismo; e infine il reietto, al quale Gerusalemme e Washington (e i suoi lacchè) rifiutavano di parlare. E lui stesso Arafat sembrava paralizzato, avvinghiato al potere, incapace di trasferirne almeno una parte a personaggi meno condizionati dal lungo passato.”

Variante: Nella sua lunga vita politica è stato tutto: è stato il creatore dell'identità palestinese (che prima di lui non era riconosciuta); è stato il terrorista; il premio Nobel per la Pace; l'uomo di Stato rispettato; poi di nuovo il sospettato di terrorismo; e infine il reietto, al quale Gerusalemme e Washington (e i suoi lacché) rifiutavano di parlare. E lui stesso Arafat sembrava paralizzato, avvinghiato al potere, incapace di trasferirne almeno una parte a personaggi meno condizionati dal lungo passato.

“Hafez el-Assad è morto nel suo letto, e gli ha dato il cambio Bashar, il figlio, il quale rischia una fine molto più agitata. Quando nell'82 si scopri che il vecchio Assad aveva fatto massacrare ventimila tra uomini e donne nella città di Hama, dove i Fratelli musulmani si erano ribellati allo strapotere di Damasco, pensai, e non fui il solo, che presto o tardi qualcuno avrebbe vendicato i sunniti sepolti sotto le rovine di Hama da centinaia di bulldozer. Eppure sono passati più di trent'anni e gli Assad se la sono cavata. Almeno finora. Penso che a proteggerli sia stata anche la loro fama di rais "laici". Eh sì, laici. Una specie di licenza di uccidere veniva infatti accordata ai capi arabi considerati laici. Si pensi a Saddam Hussein che quando, negli anni Ottanta, sfidò la teocrazia iraniana di Khomeini ebbe la simpatia dell'Occidente. Il suo partito, il Baath, non era forse laico e considerato eretico da molti musulmani zelanti? E il Baath (sia pure in una versione siriana, diversa da quella irachena) era anche il partito degli Assad. Una prova di laicità guardata con un certo interesse, anche se con diffidenza, da chi temeva l'ondata islamista. Ai Fratelli musulmani, non sempre rinsaviti, non sempre moderati, gli Assad, padre e figlio, non hanno mai risparmiato la galera o nei casi estremi la sepoltura con il bulldozer. Veri laici d'Oriente. Generale d'aviazione, Hafez aveva lo sguardo celestino. Due ferritoie e due occhi fissi. Pugnali avvelenati col sorriso. Il figlio Bashar è un medico. Ha l'aria di un bravo ragazzo. Persino un po' pirla. Un simpaticone, fino al giorno in cui l'esercito ereditato dal padre ha esagerato, accelerando la dinamica omicida. In realtà sempre in servizio permanente. A cominciare le "primavere arabe" non sono stati i Fratelli musulmani. Sono stati i giovani figli del web, un tempo si sarebbe detto giovani di sinistra, adesso è più appropriato l'altrettanto generico aggettivo "modernizzati."”

I Fratelli musulmani e i derivati integralisti, salafiti ed altri, si sono intromessi nella folla in rivolta. Avevano sulle spalle anni, decenni di galera e di torture e avevano il diritto di ribellarsi.
Origine: Da Assad e la sindrome irachena http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/07/20/olds/assad-la-sindrome-irachena.002assad.html?ref=search, la Repubblica, 20 luglio 2012.

“Acclamato nei comizi al grido di "Arik, re d'Israele", Sharon pensa probabilmente a se stesso come a un Churchill o a un De Gaulle destinato a salvare il paese dal disastro e dal disonore. Ma alla sua indubbia popolarità non corrisponde un eguale peso politico.”

Variante: Acclamato nei comizi al grido di "Arik, re d' Israele", Sharon pensa probabilmente a se stesso come a un Churchill o a un De Gaulle destinato a salvare il paese dal disastro e dal disonore. Ma alla sua indubbia popolarità non corrisponde un eguale peso politico.
Origine: Da I muscoli di Peres http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/11/16/muscoli-di-peres.html?ref=search, la Repubblica, 16 novembre 1985.