“Era naturale, e tuttavia non era indifferente; mi ricordavo che la mia sorte era d'inseguire dei fantasmi, degli esseri la cui realtà era in buona parte nella mia immaginazione; ci sono esseri infatti — ed era stato sin dalla giovinezza il mio caso — per i quali tutto ciò che ha un valore determinato, constatabile da altri, la fortuna, il successo, le posizioni brillanti, non contano; ciò che loro è necessario, sono i fantasmi. Vi sacrificano tutto il resto, mettono tutto in opera, si servono di tutto per ritrovare quel fantasma. Ma questo non tarda a svanire; allora se ne rincorre un altro, anche a rischio di tornare poi al primo.”

II, II; 1990, p. 1524
Alla ricerca del tempo perduto, Sodoma e Gomorra

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia
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Marcel Proust 209
scrittore, saggista e critico letterario francese 1871–1922

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“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire partecipare. Chi vive veramente non può non essere cittadino partecipe. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.

Io partecipo, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, partecipo. Perciò odio chi non partecipa, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci (1891–1937) politico, filosofo e giornalista italiano
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“Sappi che tu sei immaginazione, e la totalità di ciò che percepisci – che dici essere non-io – è immaginazione nell'Immaginazione.”

Ibn Arabi (1165–1240) filosofo, mistico e poeta arabo

Origine: Citato nella prefazione a L'interprete delle passioni, 2008.

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