“Il pensiero abbandonato a se stesso senza alcun esterno alimento, è impotente a guadagnare da sé forza alcuna, o pur se prima ne aveva, già a poco a poco la perde quasi tutta. Il pensiero invece, nutrito da soli esterni alimenti, vive d'una vita, dirò così, rigogliosa ed abbondante, ma non sicura né forte né quasi sua propria. La vera e propria vita, la somma potenza il pensiero la trae e la conserva, quand' abbia tanto di esterno alimento quanto basti a tener deste le sue intime forze, le quali, svegliate di tempo in tempo, non solo durano coll'opera loro medesima, ma si accrescono ed invigoriscono indefinitamente da se stesse.”
Origine: Dei lettori e dei parlatori: saggi due, p. 37
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2010, p. 33
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Variante: Durante tutta la sua vita l'uomo assorbe in sé, dal mondo esterno, spiriti elementari. In quanto si limita a guardare gli oggetti esterni, lascia semplicemente entrare in sé gli spiriti senza mutarli; se cerca invece di elaborare le cose del mondo esterno nel suo spirito, per mezzo di idee, concetti, sentimenti di bellezza e così via, egli salva e libera quegli spiriti elementari. (2010, p. 33)