“C. Plinio al suo Tacito
Chiedi che io ti scriva come mio zio uscì di vita, perché tu, o Tacito, possa tramandare ai posteri la sua fin e in modo conforme alla verità.
Te ne sono grato, perché vedo che alla sua morte, qualora sia celebrata da te, arride gloria immortale.
Certamente egli, come le popolazioni, come le città, fu coinvolto nella catastrofe delle terre più belle del mondo e la memoria dell'evento gli assicurò una vita quasi per sempre; certamente compose moltissime opere che rimarranno: tuttavia gli scritti tuoi, eterni, contribuiranno in modo decisivo alla perennità del nome.
Beati coloro cui gli dei concessero di compiere fatti degni di essere scritti o di scrivere fatti degni di essere letti, ma beatissimi io credo coloro cui furono concessi l'uno e l'altro dono. Fra questi sarà annoverato mio zio per i libri suoi e tuoi. Perciò volentieri mi assumo il compito che mi affidi, anzi insisto per ottenerlo.”
citato in Il Vesuvio, Pierro Gruppo Editori Campani, Napoli, 2000
Lettere (Epistolae)
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scrittore e senatore romano 61–113Citazioni simili

“Le belle frasi in punto di morte le hanno sempre pronunciate i posteri.”
Origine: Aforismi, p. 13

Origine: Citato in Passeggiate romane ed altri scritti di Vittorio Imbriani, pp. 174-175
La "vita eterna" e il miraggio di "non morire"