1Gv 1,7). Quando l'accusatore ci rimprovera dicendoci che ci siamo macchiati gravemente e siamo diventati peccatori incalliti, empi, famigliari del male, allora aggrappiamoci alla promessa: "Mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito" (Rm 5,6).
“Perciò il peccato del peccatore, la sua estrema ignominia dovuta a quel peccato latente nel suo intimo, l'odore di morte che pervade il suo essere a causa dell'iniquità della sua vita precedente, tutto questo è stato misurato da Dio nel suo profondo amore e ha trovato uno sbocco nella venuta del Figlio di Dio nella carne della Vergine; venuta che ha fatto nascere dal seno di Maria un frutto di vita al posto del frutto di peccato concepito dall'uomo.”
Comunione nell'amore, Il pentimento
Citazioni simili

Origine: Citato in Mario Canciani, Vita da prete, Mondadori 1991, p. 7.

“Da che cosa si riconosce che Dio odia il peccato? Dal fatto che Cristo ama i peccatori.”
Il chicco di grano
Ef 2,1). La persona morta a causa del peccato era già stata concepita nell'iniquità e dopo un certo tempo il travaglio di morte si è abbattuto su di lei. La nascita nel peccato è una condanna e una vera e propria morte che il peccatore avverte dentro di sé. Ma Cristo ha strappato il peccato dalla viscere del peccatore e così ci ha riscattati da una morte inevitabile. Egli è entrato al posto del peccato nelle profondità del nostro essere e ha preso corpo nella nostra più recondita intimità. La creatura che noi siamo è stata rinnovata: dopo che la morte ha dominato su di noi, ora regna in noi la vita, e il travaglio di morte è stato mutato nella gioia della vita e della liberazione. Cristo si è sottoposto alla morte per salvarci da una simile morte e sta ancora continuando la sua opera di salvezza.

XI.19
Liber ad milites templi. De laude novae militiae

da "Cavalcare la tigre", Edizioni Mediterranee, 1961
Cavalcare la tigre