“Sorvolammo la città a un'altezza di 1500 metri, verso le 6 di sera. La giornata era limpida. Il sole non era ancora tramontato e la luce del giorno ci permetteva di distinguere perfettamente tutti i particolari della città. Guardai in basso e mi mancò il fiato.
Ero già abituato alla vista di Tokio devastata dai bombardieri americani e durante quello stesso viaggio avevo viste molte città in rovina, colpite da una serie di spaventosi bombardamenti, talvolta anche superflui. Ma quell'Hiroshima atomizzata che mi stava davanti agli occhi era qualcosa di molto diverso: sotto di me si stendeva un deserto senza vita, senza più nulla di terrestre, sul quale s'alzavano solo le sagome nere e spettrali degli alberi e il fumo che saliva dalle rovine, o dalle cucine improvvisate dai sopravvissuti, testimoniava ancora la presenza dell'uomo. Laggiù una sola bomba aveva avuto il tremendo potere di trasformare in una piana desolata una città di 330 mila abitanti.
Rimasi muto, paralizzato dallo stupore.”

Origine: Da Dai nostri inviati in questo secolo, a cura di Enzo Biagi, S.E.I., Torino, 1972; citato in M. P. Ancora, C. Balbi, T. Magistri Il cielo di carta, Antologia modulare per la scuola media, vol III, Loffredo, Napoli, p. 83. ISBN 88-8096-830-0

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 22 Maggio 2020. Storia

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“E[rri]: I bombardamenti aerei sulle città sono stati il sonoro del millenovecento.”

Erri De Luca (1950) scrittore, traduttore e poeta italiano

Origine: Sulla traccia di Nives, p. 24

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