“Quando dopo il Sogno, si legge Romeo e Giulietta, par di non essere usciti da quell'ambiente poetico, al quale espressamente ci richiamano Mercutio, col suo ricamo fantastico sulla Regina Mab, e, quel che è più, lo stile, le rime e la generale fisionomia della breve favola. Tutti, parlando di Romeo e Giulietta, hanno provato il bisogno di ricorrere a parole e immagini soavi e gentili; e lo Schlegel vi ha sentito «i profumi della primavera, il canto dell'usignuolo, il delicato e fresco di una rosa mo' sbocciata», e lo Hegel ha pensato allo stesso fiore: alla «molle rosa nella valle di questo mondo, spezzata dalle rudi tempeste e dall'uragano»; ed il Coleridge, di nuovo, alla «primavera coi suoi odori, i suoi fiori e la sua fugacità». Tutti lo hanno considerato come il poema dell'amor giovanile, e hanno riposto l'acme del dramma nelle due scene del colloquio d'amore attraverso il notturno giardino e della dipartita dopo la notte nunziale, nelle quali è stato scorto da taluni il rinnovarsi di forme tradizonali della poesia d'amore, l'«epitalamio» e l'«alba.»”

Origine: Ariosto, Shakespeare e Corneille, Shakespeare, p. 102

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 04 Giugno 2020. Storia

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“Fuggi Romeo | il tempo è tiranno, | non è d'usignolo, | è di allodola il canto.”

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Origine: Cfr. William Shakespeare, Romeo e Giulietta, Giulietta: «Vuoi già partire? L'alba è ancor lontana. | Era dell'usignolo, | non dell'allodola, il cinguettio | che ha ferito poc'anzi il trepidante | cavo del tuo orecchio. Un usignolo, | credimi, amore; è lui che canta, a notte, | laggiù sull'albero di melograno.».

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