Frasi di John Fante

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“Così l'ho intitolato Chiedi alla polvere, perché in quelle strade c'è la polvere dell'Est e del Middle West, ed è una polvere da cui non cresce nulla, una cultura senza radici, una frenetica ricerca di un riparo, la furia cieca di un popolo perso e senza speranza alle prese con la ricerca affannosa di una pace che non potrà mai raggiungere.
E c'è una ragazza ingannata dall'idea che felici fossero quelli che si affannavano, e voleva essere dei loro.”

“A parte il contorno del viso e il candore dei denti, non era bella.”

“Muovendomi con il traffico, mi domandavo quanto altri come me prendevano la strada semplicemente per sfuggire alla città. Giorno e notte, la città formicolava di traffico ed era impossibile credere che tutte quelle persone avessero una ragione purchessia per guidare.”

“Fui sopraffatto dalla consapevolezza del patetico destino dell'uomo, del terribile significato della sua presenza. Il deserto era lì come un bianco animale paziente, in attesa che gli uomini morissero e le civiltà vacillassero come fiammelle, prima di spegnersi del tutto. Intuii allora il coraggio dell'umanità e fui contento di farne parte.”

“È meglio morire di bevute che morire di sete.”

“Poi accadde. Una sera, mentre la pioggia batteva sul tetto spiovente della cucina, un grande spirito scivolò per sempre nella mia vita. Reggevo il suo libro tra le mani e tremavo mentre mi parlava dell'uomo e del mondo, d'amore e di saggezza, di delitto e di castigo, e capii che non sarei mai piú stato lo stesso. Il suo nome era Fëdor Michailovič Dostoevskij. Ne sapeva piú lui di padri e figli di qualsiasi uomo al mondo, e cosí di fratelli e sorelle, di preti e mascalzoni, di colpa e di innocenza. Dostoevskij mi cambiò. L'idiota, I demoni, I fratelli Karamazov, Il giocatore. Mi rivoltò come un guanto. Capii che potevo respirare, potevo vedere orizzonti invisibili. L'odio per mio padre si sciolse. Amavo mio padre, povero disgraziato sofferente e perseguitato. Amavo anche mia madre, e tutta la mia famiglia. Era tempo di diventare uomo, di lasciare San Elmo e andarmene nel mondo. Volevo pensare e sentirmi come Dostoevskij. Volevo scrivere.”

“Il mondo non era che un mito, un aereo trasparente, su cui tutto era in transito; anche noi […], eravamo qui solo di passaggio per finire poi chissà dove. Non eravamo vivi, noi, ci limitavamo a sfiorare la vita senza mai afferrarla.”

“Andai al burlesque e per un dollaro e dieci presi un posto da un un dollaro e dieci, uno dei migliori, proprio sotto i quaranta sedili flaccidi del balletto; un giorno sarebbero stati tutti miei e io me li sarei portati in crociera nei Mari del Sud sul mio yacht privato. Nei pomeriggi assolati le ragazze avrebbero ballato per me sul ponte. Sarebbero state tutte belle, il fior fiore della buona società, e si sarebbero fatte in quattro per accaparrarsi i favori della mia cabina. Ma anche questo va bene, è tutta esperienza. Sono qui per una ragione ben precisa; questi momenti – il lato brutto della vita – si trasformeranno in altrettante pagine.”

“Ho un consiglio molto semplice da dare a tutti i giovani scrittori. Non tiratevi mai indietro di fronte a una nuova esperienza. Vivere la vita fino in fondo, prendetela di petto, non lasciatevi sfuggire nulla.”

“Le donne di Napoli sono dei maiali. Sono maiali grassi con dei vestiti sciatti, di solito neri, macchiati di salsa di pomodoro, urina, grasso, o dalla cacca di un bebè. […] Ma devo anche spiegare che sono meravigliose, ognuna ha il volto della madre di Dio e le mani contorte, incallite e tenere delle donne che hanno passato la vita a badare ai propri figli e ai propri uomini.”

“Questo non è che l'inizio, ma potrei anche raccontarti la storia di una sera passata sulla spiaggia con una principessa bruna, parlarti della sua carne senza significato, dei suoi baci come fiori di cera, privi di profumo nel giardino della mia passione.”

“La cucina: il vero regno di mia madre, l'antro caldo della strega buona sprofondato nella terra desolata della solitudine, con pentole piene di dolci intingoli che ribollivano sul fuoco, una caverna d'erbe magiche, rosmarino e timo e salvia e origano, balsami di loto che recavano sanità ai lunatici, pace ai tormentati, letizia ai disperati. Un piccolo mondo venti-per-venti: l'altare erano i fornelli, il cerchio magico una tovaglia a quadretti dove i figli si nutrivano, quei vecchi bambini richiamati ai propri inizi, col sapore del latte di mamma che ancora ne pervadeva i ricordi, e il suo profumo nelle narici, gli occhi luccicanti, e il mondo cattivo che si perdeva in lontananza mentre la vecchia madre-strega proteggeva la sua covata dai lupi di fuori.”

“L'uomo di ingegno si riserva alcune prerogative, ad esempio la scelta dei propri interlocutori.”

“Eccola chiesa di Nostra Signora, un edificio antico, con l’adobe annerito dal tempo. Decido di entrarci. Per ragioni sentimentali, non per altro. Non ho mai letto Lenin, ma l’ho sentito citare: la religione è l’oppio dei popoli. Quanto a me, sono ateo: ho letto L' Anticristo e la considero un’opera fondamentale. Credo nel cambiamento dei valori, Signore. La Chiesa deve sparire; è il ricettacolo degli stolti, delle canaglie e delle mezze cartucce.”

“I figli erano i chiodi che lo tenevano crocefisso a mia madre.”

“Molto ho scordato, Camilla, sulle ali del vento, E ho gettato rose, rose in tumulto tra la folla
Danzando per scacciare dalla mente i tuoi pallidi gigli perduti,
Ma ero svuotato e triste per l'antica passione,
Sì, di continuo, perché la danza era lunga;
Ti sono stato fedele, Camilla, a modo mio

Arturo Bandini”

“Ti odio – mi disse.
Lo sentivo quest'odio, potevo quasi annusarlo, o udirne il suono, ma sogghignai di nuovo. – Lo spero bene, ribattei. – Chi si attira il tuo odio non può essere altro che un tipo in gamba.”

“…e la biblioteca con i grossi nomi degli scaffali, il vecchio Dreiser, il vecchio Mencken, tutta la banda riunita che andavo a riverire. Salve Dreiser, ehi Mencken, ciao a tutti, c'è un posto anche per me nel settore della B, B come Bandini, stringetevi un po', fate posto ad Arturo Bandini. Mi sedevo al tavolo e guardavo verso il punto in cui avrebbero messo il mio libro, proprio lì, vicino ad Arnold Bennett; niente di speciale quell'Arnold Bennett, ma ci sarei stato io a tenere alto l'onore delle B, io, il vecchio Arturo Bandini, uno della banda.”

“Mi ero autoingannato. Non era stato piacevole vedere Sin City. Non ero per niente compiaciuto del fallimento di Velda. Per la verità mi dipiaceva per lei, per tutti gli scrittori, per la miseria di quel mestiere.”

“Los Angeles, dammi qualcosa di te!”

“Giovanotto, – mi disse. – È messicano per caso?
Mi indicai e mi misi a ridere.
– Messicano, io? – scossi il capo. – Sono americano, signora Hargraves. E quello non è un racconto sui cani. Parla di un uomo e non è niente male. Non c'è nemmeno un cane, lì dentro.
– Non ospitiamo messicani in quest'albergo, – insisté.
– Non sono messicano. E il titolo l'ho tratto da una favola. «E il cagnolino rise a vedere uno simile spasso».
– E nemmeno ebrei, – concluse.”

“Entrò in bagno e chiuse la porta. Io mi sedetti sul letto e mi tolsi i vestiti. Quando ritornò ero nudo. Cercai di nascondere il mio disappunto. Era pulita e lavata, ma in qualche modo impura. Il suo sedere stava lì appeso come un orfanello. Non ce l'avremmo mai fatta.”

“Due persone in una stanza: una è una donna, l'altra Arturo Bandini, che non è né carne, né pesce, né niente.”

“Dio Onnipotente, mi dispiace di essere diventato ateo, ma hai mai letto Nietzsche?! Ah, che libro!”

“A questo punto successe una cosa strana. Guardai Edgington, i capelli e il corpo fradici, e non mi piacque. Non mi piacque per niente. C'era qualcosa di osceno nella nostra nudità, nel manoscritto che bruciava, nel pavimento inzaccherato di pioggia, nei nostri corpi che tremavano al freddo e nel sorriso insolente sulle labbra di Edgington. Mi scostai da lui e gli diedi la colpa di tutto.”

“Da quell'esperto di culi che ero, rapidamente mi accorsi delle contrazioni del suo sedere, indice sicuro di collera in una donna.”

“A volte un'idea fluttuava innocente per la stanza, come un uccellino bianco. Non aveva cattive intenzioni. Voleva solo aiutarmi, l'uccellino. Ma io lo colpivo, lo abbattevo con i tasti, finché mi moriva tra le dita.”

“Era vestita di velluto verde. Mi accorsi immediatamente del suo culo sbalorditivo. Vero Hollywood.”

“Pregai; certo, pregai. Per ragioni sentimentali. Dio Onnipotente, mi dispiace di essere diventato ateo, ma hai mai letto Nietzsche? Ah, che libro! Dio Onnipotente, voglio essere onesto. Ti farò una proposta. Fai di me un grande scrittore e io tornerò alla Chiesa. A proposito, Signore, devo chiederti un altro favore: fa' in modo che mia madre sia felice. Del vecchio non mi interessa; lui ha il suo vino e la sua salute, ma mia madre si tormenta sempre. Amen.”

“Camilla Lopez se n'è andata, il deserto l'ha inghiottita. Può essere che qualcuno l'abbia tirata su e l'abbia portata in Messico. Può darsi che sia tornata a Los Angeles e sia morta in una stanza polverosa. Quello che so io è che è sparita, che il cane è sparito, e nulla ne è rimasto a parte la sua storia che vi voglio raccontare.”

“Leggevo e leggevo, ed ero affranto e solo e innamorato di un libro, di molti libri, poi mi venne naturale, e mi sedetti li, con una matita e un lungo blocco di carta, e cercai di scrivere, fino a che sentii di non poter più continuare perché le parole non mi sarebbero venute come ad Anderson, ma solamente come gocce di sangue dal mio cuore.”

“Figli – bah, borbottò. Odiano il loro padre…. Si vergognano della propria carne e del proprio sangue…. Meglio morire. Ti seppelliscono. Ti dimenticano…”

“Una sera capitai, a santa Monica, dove Camilla e io eravamo stati a fare il bagno, i primi tempi che ci frequentavamo. Mi fermai a guardare i frammenti spumeggianti, la nebbia misteriosa. La rividi correre nella schiuma rombante, giocare eccitata dalla libertà gioiosa del momento. Oh, Camilla!”

“Non avrei dovuto colpire Edgington. Era stato ospitale e cortese, generoso e cordiale. Ma non potevo sopportare la sua arroganza. Aveva troppo successo per i miei gusti. Doveva aspettarselo.”

“In assenza di Bandini, la casa non era piu' la stessa. Dopo cena i ragazzi, appesantiti dal cibo, si stesero sul pavimento del soggiorno, vicino al calore benefico della stufa. Arturo la riempì di carbone, e la stufa lo ringraziò ronfando e sibilando, ridacchiando sommessa mentre i tre fratelli le stavano sdraiati intorno, sazi. In cucina Maria rigovernava le stoviglie consapevole del piatto in meno da riporre, della tazza in meno. Quando la ripose nella credenza, la tazza di Bandini, tutta ammaccata, piu' grande e piu' goffa delle altre, sembrava far mostra d'orgoglio ferito per non essere stata usata durante il pasto. Nel cassetto delle posate, il coltello di Bandini, il suo preferito, il coltello piu' tagliente e minaccioso del servizio, scintillò alla luce. Ora la casa perdeva la sua identità. Un'asse smossa sussurrava ironicamente al vento; i fili elettrici sfregavano contro il tetto della veranda, beffardi. Il mondo degli oggetti inanimati trovava voce, conversava con la vecchia casa, ed essa chiacchierava, con il gusto di una vecchia pettegola, dello scontento all'interno delle sue mura. Le tavole del pavimento, sotto i piedi di Maria, cigolavano il loro basso piacere. Bandini non sarebbe tornato a casa quella notte.”

“Fu come se avesse appoggiato le labbra su un pezzo di arrosto freddo”

“Rosa, Rosa mia, non riesco a credere che mi odiassi, perché non c'è odio dove ti trovi adesso, qui in mezzo a noi, e tuttavia lontana. Sono solo un ragazzo, Rosa, e il mistero del luogo in cui ti trovi non è più un mistero se ripenso alla bellezza del tuo volto e agli scoppi di risa delle tue calosce quando scendevi nell'ingresso. Perché tu eri un tesoro, Rosa, eri una gran brava ragazza, e io ti volevo, e un ragazzo non può essere cattivo se s'innamora di una brava ragazza come te. E se adesso mi odii, Rosa, e non posso credere che adesso mi odii, allora guarda il mio dolore e credi che io ti voglio qui, perché anche questo è buono. So che non puoi tornare, Rosa mio vero amore, ma in questa chiesa gelida, oggi pomeriggio, c'è un sogno della tua presenza, un conforto nel tuo perdono, una tristezza di non poterti toccare, perché ti amo e ti amerò per sempre, e quando un giorno si raduneranno per me, lo avrò saputo ancora prima che si radunino e non sarà strano per noi…”

“You are a coward, Bandini, a traitor to your soul, a feeble liar before your weeping Christ. This is why you write, this is why it would be better if you died.”

“Dear little Vivian, all the way from the clean fields of Minnesota, and not a Swede either, and almost a virgin too, just a few men short of being a virgin.”

“That night he walked into my room. He sat on the bed, his long arms dangling to the floor…Then he began on the subject of meat. "How would you like a big thick steak?"”

“I had to go through with it, and I turned around and she was nude except for hose and shoes, and then I saw the wounds. It was at the loins; it was a birthmark or something, a burn, a seared place, a pitiful, dry, vacant place where flesh was gone, where the thighs suddenly became small and shriveled and the flesh seemed dead. I closed my jaws and then I said, "What--that? Is that all, just that? It's nothing, a mere trifle."”

“And I drank, greedily, until my throat suddenly choked and contracted and a horrible taste shook me. It was the kind of milk I hated. It was buttermilk. I spat it out, washed my mouth with water, and hurried to look at the other bottle. It was buttermilk, too.”

“You don't understand Mexican women. They don't like to be treated like human beings. If you're nice to them, they walk all over you.”

“But I am poor, and my name ends with a soft vowel, and they hate me and my father, and my father's father, and they would have my blood and put me down, but they are old now, dying in the sun and in the hot dust of the road, and I am young and full of hope and love for my country and my times, and when I say Greaser to you it is not my heart that speaks, but the quivering of an old wound, and I am ashamed of the terrible thing I have done.”

“The restless dust of Los Angeles fevered him. He was a greater wanderer than myself, and all day long he sought out perverse loves in the parks. But he was so ugly he never found his desire, and the warm nights with low stars and yellow moon tortured him away from his room until the dawn arrived…Some day he would leave this hated city, some day he would go back where friendship meant something, and sure enough, he went away and I got a postcard signed "Memphis Kid" from Fort Worth, Texas.”

“And the redheaded girl from St. Louis who always asked about the Filipinos…Endlessly she spoke of the Filipinos, pitied them, thought them so brave in the face of prejudice. One day she was gone, and another day I saw her again, walking the streets, her copper hair catching sunbeams, a short Filipino holding her arm. He was very proud of her. His padded shoulders and tight waisted suit were the ultimate of tenderloin fashion, but even with the high leather heels he was a foot shorter than she.”

“The greying east brightened, metamorphosed to pink, then red, and then the giant ball of fire rose out of the blackened hills. Across the desolation lay a supreme indifference, the casualness of night and another day, and yet the secret intimacy of those hills, their silent consoling wonder, made death a thing of no great importance. You could die, but the desert would hide the secret of your death, it would remain after you, to cover your memory with ageless wind and heat and cold.”

“Far away like frightened birds, the echo of our feet floated through the upper floors. We climbed three flights of stairs and proceeded the length of another hall. At the end was a door. The Negro opened it.”

“I didn't ask any questions. Everything I wanted to know was written in tortured phrases across the desolation of her face. It didn't look like insanity to me. It looked like fear, the terrible fear screaming from her big hungered eyes, alert now from the drug.”

“No chance to speak, she was over me again, clinging like a wet vine, her tongue like a frightened snake's head, searching my mouth.”

“I turned around and saw the crease on the bed where Camilla had been seated, the sensuous contour where her thighs and hips had sunk beneath the softness of the blue chenille bedspread. then I forgot Sammy, and wild with longing I threw myself upon my knees before the spot and kissed it reverently.”

“She was forcing it with her scorn, the kiss she gave me, the hard curl of her lips, the mockery of her eyes, until I was like a man made of wood and there was no feeling within me except terror and a fear of her, a sense that her beauty was too much, that she was so much more beautiful than I, deeper rooted than I. She made me a stranger unto myself, she was all of those calm nights and tall eucalyptus trees, the desert stars, that land and sky, that fog outside, and I had come there with no purpose save to be a mere writer, to get money, to make a name for myself and all that piffle.”

“After a mile she complained about her feet and asked me to hold the wheel. As I did it she reached down and took off her shoes. Then she took the wheel again and threw one foot over the side of the Ford. At once her dress ballooned out, spanking her face. She tucked it under herself, but even so her brown thighs were exposed even to a pinkish underthing.”

“The world was dust, and dust it would become…I gave up cigarets for a few days. I bought a new rosary. I poured nickels and dimes into the Poor Box. I pitied the world.”

“We smoked them down until they burned our fingertips. Then I rolled two more. In the middle of the second it began to come, the floating, the wafting away from the earth, the joy and triumph of a man over space, the extraordinary sense of power.”

“The landlady had white hair. Around her neck was a high net collar fitting tightly like a corset. She was in her seventies, a tall woman who increased her height by rising on tiptoe and peering at me over her glasses…She smiled with a smile that seemed to hurt her face, cracking it open with old lines that broke up the dry flesh around her mouth and cheeks…She was lonely, and so lost and still proud. One afternoon she took me to her apartment on the top floor. It was like walking into a well-dusted tomb…For two hours she talked of Bert, and Lord! how she loved that man, even in death, but he was not dead at all; he was in that apartment, watching over her, protecting her, daring me to hurt her…The tea was old. The sugar was old and lumpish. The tea cups were dusty, and somehow the tea tasted old and the little dried up cookies tasted of death. When I got up to leave, Bert followed me through the door and down the hall, daring me to think cynically of him.”

“The dark corridor of that Central Avenue Hotel, the sinister Negro, the black room and the hopheads, and now the girl who loved a man who hated her. It was all of the same cloth, perverse, drugged in fascinating ugliness. Midnight on Temple Street, a can of marijuana between us. She lay there, her long fingers dangling to the carpet, waiting, listless, tired.”

“She would go right through a stop signal if no cars were around, and when anyone got in her way she would smash her palm on the squealing horn and hold it there. The sound rose like a cry of help through the canyons of buildings. She kept doing this, no matter whether she needed it or not.”

“the city was the same, but I was afraid. The streets lurked with danger. The tall buildings forming black canyons were traps to kill you when the earth shook. The pavement might open. The street cars might topple.”

“All the way home Hellfrick was exultant, but the steering wheel was sticky with blood, and once or twice I thought I heard the calf kicking in the back seat…On bunker Hill we turned down our alley and pulled up at the parking space adjacent the hotel wall. Hellfrick got out. "Now I'm going to give you a lesson in butchering."”

“Down on Spring Street, in a bar across the street from the secondhand store. With my last nickel I went there for a cup of coffee. an old style place, sawdust on the floor, crudely drawn nudes smeared across the walls. It was a saloon where old men gathered, where the beer was cheap and smelled sour, where the past remained unaltered.”

“I pulled the huge door open and it gave a little cry like weeping. Above the altar sputtered the blood-red eternal light, illuminating in crimson shadow the quiet of almost two thousand years.”

“When it was all gone, the dream of floating toward bursting stars, and the flesh returned to hold my blood in its prosaic channels, when the room returned, the dirty sordid room, the vacant meaningless ceiling, the weary wasted world, I felt nothing but the old sense of guilt, the sense of crime and violation, the sin of destruction.”

“I was passing the doorman of the Biltmore, and I hated him at once, with his yellow braids and six feet of height and all that dignity, and now a black automobile drove to the curb, and a man got out. He looked rich; and then a woman got out, and she was beautiful, her fur was silver fox, and she was a song across the sidewalk and inside the swinging doors, and I thought oh boy for a little of that, just a day and a night of that, and she was a dream as I walked along, her perfume still in the set morning air.”

“The hotel was called the Alta Loma. It was built on a hillside in reverse, there on the crest of Bunker Hill, built against the decline of the hill, so that the main floor was on the level with the street but the tenth floor was downstairs ten levels. If you had room 862, you got in the elevator and went down eight floors, and if you wanted to go down in the truck room, you didn't go down but up to the attic, one floor above the main floor.”

“His meat craze had got out of hand. All day I heard him frying cheap steaks, the odor creeping under my door. It gave me a mad desire for meat…But he never offered me so much as the scraps from his plate.”