Frasi di Leonida Rèpaci

Leonida Repaci è stato uno scrittore, saggista, poeta, drammaturgo, pittore e antifascista italiano.

Fratello dell'avvocato e politico Francesco Repaci, e zio di Antonino Repaci magistrato e scrittore, nel 1929, insieme a Carlo Salsa e Alberto Colantuoni, fondò il Premio Viareggio, del quale è stato presidente fino alla morte. Wikipedia  

✵ 5. Aprile 1898 – 19. Luglio 1985
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Leonida Rèpaci frasi celebri

Leonida Rèpaci Frasi e Citazioni

“È questo il momento in cui la stessa collera della natura scatenata sul Mezzogiorno dà un tono perentorio alla protesta delle popolazioni meridionali. Le quali, ed è qui la novità, non vogliono elemosine, provvidenze paternalistiche che ripugnano alla loro coscienza civile e politica. Conoscendo i limiti del proprio diritto, e misurando su quei limiti, senza alcuno zelo servile, il loro dovere, le popolazioni meridionali vogliono soltanto quel che loro spetta come facenti parte della famiglia italiana, nella quale, con l'Unità, si sono illuse di entrare a parità di diritti, non avendone che lo sfruttamento e la degradazione. Tutto questo è stato reso possibile dal tradimento della classe politica che aveva in mano le sorti del Mezzogiorno. La borghesia terriera del Sud accettò lo sfruttamento perpetrato dal protezionismo industriale del Nord per avere, in cambio, qualche posticino nel branco delle maggioranze governative, il possesso indisturbato della terra e la continuità dell'oscurantismo.
«In omaggio alla verità, nostra sola padrona, aggiungeremo che, al banchetto protezionista, se pur prendendo solo le briciole, parteciparono alcune aristocrazie operaie del Nord portate dalla dinamica di classe a realizzare migliori salari, anche se ottenuti con una maggiorata soffocazione economica delle popolazioni rurali del Sud. […] La Questione Meridionale è tutta la questione italiana. Se la piaga della degradazione non si chiude, la cancrena che potrebbe seguirne non minaccerebbe solo la distruzione della parte malata ma l'intero organismo nazionale. […]”

Origine: Calabria grande e amara, pp. 162-163

“È facile vedere, alle spalle di quella bambina, catene di generazioni negate a qualunque conforto, a qualunque misericordia.”

Il contadino non è prossimo — ho spesso sentito dire da qualche benpensante in Calabria. Non fa parte, cioè il contadino, di quel prossimo che bisognerebbe amare come noi stessi, secondo il precetto evangelico. Per lui anche il rintocco funebre è sprecato, giacché il terrazzano è nessuno, nuddhu. (p. 25)
Calabria grande e amara

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