“Allora pieni di ardore nella speranza del regno
s'accingono ambedue a trarre l'auspicio e l'augurio.
… Si volge Remo all'auspicio e va solitario a osservare
gli uccelli propizi. Ma Romolo bellissimo sale
sulla cima dell'Aventino e di là osserva gli altivolanti uccelli.
Contendevano come chiamare la città, se Rèmora o Roma.
Teneva in ansia i loro compagni chi ne sarebbe il capo.
Attendono, come quando il console s'appresta a dare
il segnale e tutti impazienti fissano le porte del recinto,
dalle cui bocche variopinte sta per lanciare i cocchi.
Così attendeva il popolo, l'occhio fisso agli eventi,
a chi dei due andrebbe la vittoria per il grande regno.
Frattanto la luna sparve nei suoi recessi notturni,
quindi la candida aurora si mostrò, sospinta dai raggi del sole;
ed ecco sú nello spazio, il più bello d'ogni altro, propizio,
un uccello volò da sinistra. Ma, allorché il sole sorge,
dodici sacri corpi di uccelli discendono dal cielo
e volano in direzione felice e favorevole.
Da ciò si accorge Romolo che il trono e il regno,
in virtù dell'auspicio, sono concessi a lui.”

—  Quinto Ennio

1976

Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia

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