Henry De Montherlant: Frasi popolari (pagina 7)

Frasi popolari di Henry De Montherlant · Leggi le ultime citazioni e frasi celebri nella raccolta
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“Mai, mi sembra, è stato reso in un modo cosi commovente il "Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio". L'implorazione degli occhi, l'abbandono delle bocche, (in questi due capi di guerra! delle bocche da venir comunicate con un poco di terra e d'erba), il gesto cosi fraterno del cavaliere (come lo circonda bene, il suo orante!), le mani dell'inginocchiato, belle come un bel destino, tutto compone una freccia che raggiunge il segno. Infine una pittura cattolica che raggiunge il segno: elevare, edificare. L'autore ci fa grazia, questa volta della sua visione celeste. Il soprannaturale non è più evocato, qui, dai grossolani mezzi cari al Greco: quella deformazione del corpo umano che non soltanto è un'offesa per la più bella creazione di Dio, ma è contraria al dogma, secondo il quale i corpi risusciteranno nello stato della loro più grande bellezza. I due supplicanti del "Romero" sono il reale, poiché è presumibile che quelle espressioni prestate loro dal pittore, le abbiano talvolta veramente avute strettamente tali come le vediamo nel quadro; e nel tempo stesso trascendono il reale. Sono umani quanto è possibile esserlo, e nello stesso tempo portano il riflesso del divino.”

Variante: Mai, mi sembra, è stato reso in un modo così commovente il "Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio". L'implorazione degli occhi, l'abbandono delle bocche (in questi due capi di guerra! delle bocche da venir comunicate con un poco di terra e d'erba), il gesto così fraterno del cavaliere (come lo circonda bene, il suo orante!), le mani dell'inginocchiato, belle come un bel destino, tutto compone una freccia che raggiunge il segno. Infine una pittura cattolica che raggiunge il segno: elevare, edificare. L'autore ci fa grazia, questa volta della sua visione celeste. Il soprannaturale non è più evocato, qui, dai grossolani mezzi cari al Greco: quella deformazione del corpo umano che non soltanto è un'offesa per la più bella creazione di Dio, ma è contraria al dogma, secondo il quale i corpi risusciteranno nello stato della loro più grande bellezza. I due supplicanti del "Romero" sono il reale, poiché è presumibile che quelle espressioni prestate loro dal pittore, le abbiano talvolta veramente avute strettamente tali come le vediamo nel quadro; e nel tempo stesso trascendono il reale. Sono umani quanto è possibile esserlo, e nello stesso tempo portano il riflesso del divino.

“Intorno a me, quando starò per morire, niente fiori borghesi. Che fiori siano tutti i volti posseduti, sulla mia bocca, sul mio petto, che io sia soffocato da quei volti. (da Nocturne in La marée du soir. Carnets 1968-1971”

Carnets
Variante: Intorno a me, quando starò per morire, niente fiori borghesi. Che fiori siano tutti i volti posseduti, sulla mia bocca, sul mio petto, che io sia soffocato da quei volti. (da Nocturne in La maree du soir. Carnets 1968-1971

“Don Juan': Giunto alla mia età, la mia esperienza del mondo mi riempie di orrore, ed è solo nella caccia e nel possesso amoroso che questo orrore è dimenticato. Da tutte le parti intorno a me non trovo che la notte oscura; le mie ore di caccia e l'amore sono le sole stelle di questa notte: sono l'unica chiarezza. Solo non avendo memoria, la felicità scrive con inchiostro bianco su pagine bianche.”

La Mort qui fait le trottoir (Don Juan)
Variante: Don Juan': Giunto alla mia età, la mia esperienza del mondo mi riempie di orrore, ed è solo nella caccia e nel possesso amoroso che questo orrore è dimenticato. Da tutte le parti intorno a me non trovo che la notte oscura; le mie ore di caccia e l'amore sono i soli protagonisti di questa notte: sono l'unica chiarezza. Solo non avendo memoria, la felicità scrive con inchiostro bianco su pagine bianche.

“Il maschio è fatto per gli amori corti e multipli: nel matrimonio gli si impone un amore unico e costante.”

Carnets
Origine: Citato in Ferdinando Castelli S.I., Henry de Montherlant, cavaliere del nulla, in La Civiltà cattolica, Quaderno 2946, 1973, pp. 548.