ibidem, p. 282 sg.
Studi galileiani
“La gravità, per quanto non sia una nozione chiara, matematica, e non designi una qualità essenziale del corpo, non può essere trascurata dalla fisica, scienza del movimento e della quiete. Come potrebbe esserlo? I corpi della fisica matematica, i corpi galileiani, o per chiamarli con il loro vero nome, i corpi archimedei, non sono altro che «corpi» geometrici, euclidei, dotati di gravità. In altri termini, la gravità è la sola proprietà «fisica» che posseggono.
I corpi «fisici» archimedei sono dunque gravi, in qualche modo, per definizione. Ed è per ciò che sono dei «mobili», cosa che non sono affatto i corpi geometrici. Così cadono e posseggono una tendenza naturale a muoversi verso il basso – cosa che non fanno in nessun modo i corpi geometrici.
La gravità appare dunque collegata al movimento; o, se si preferisce, il movimento – senza il quale non c'è fisica – appare collegato al fatto della gravità. Proprio ciò, il profondo archimedismo del pensiero di Galileo – archimedismo sul quale abbiamo già insistito – con il suo realismo spiega, meglio ancora dell'influenza inconscia dell'esperienza, l'impossibilità, per Galileo, di formulare correttamente il principio d'inerzia.”
cap. III, La fisica di Galileo, pp. 250 sg.
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Argomenti
età , ancora , cap. , collegato , corpo , cosa , definizione , design , esperienza , essere , fatto , fisico , formulario , inconscio , inerzia , influenza , matematico , meglio , mobile , mobilio , modo , movimento , nome , nozione , pensiero , principe , principio , profondo , quiete , realismo , scienza , solaio , tendenza , termine , vero , verso , gravità , proprio , proprietà , qualità , basso , impossibilità , altro , essenzialeAlexandre Koyré 36
storico della scienza e filosofo francese 1892–1964Citazioni simili

libro Principi matematici della filosofia naturale

Origine: Universo, terra, uomo, p. 23

Origine: La donna di picche, p. 276

Imitazioni, Antonino Zichichi, Apparizioni su Rai Uno

“Nell'arte della danza, i movimenti dei corpi non hanno nessun fine.”
Origine: Citato in Corriere della Sera, 18 giugno 2003
ivi, B, 2, p. 348
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