“La gravità, per quanto non sia una nozione chiara, matematica, e non designi una qualità essenziale del corpo, non può essere trascurata dalla fisica, scienza del movimento e della quiete. Come potrebbe esserlo? I corpi della fisica matematica, i corpi galileiani, o per chiamarli con il loro vero nome, i corpi archimedei, non sono altro che «corpi» geometrici, euclidei, dotati di gravità. In altri termini, la gravità è la sola proprietà «fisica» che posseggono.
I corpi «fisici» archimedei sono dunque gravi, in qualche modo, per definizione. Ed è per ciò che sono dei «mobili», cosa che non sono affatto i corpi geometrici. Così cadono e posseggono una tendenza naturale a muoversi verso il basso – cosa che non fanno in nessun modo i corpi geometrici.
La gravità appare dunque collegata al movimento; o, se si preferisce, il movimento – senza il quale non c'è fisica – appare collegato al fatto della gravità. Proprio ciò, il profondo archimedismo del pensiero di Galileo – archimedismo sul quale abbiamo già insistito – con il suo realismo spiega, meglio ancora dell'influenza inconscia dell'esperienza, l'impossibilità, per Galileo, di formulare correttamente il principio d'inerzia.”

cap. III, La fisica di Galileo, pp. 250 sg.
Studi galileiani

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia

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“Orbene, è proprio quello che Galileo non fa. E non può fare, perché egli – per esprimerci in termini moderni – confonde la gravità con la massa. Ed è per questo che la gravità, per lui, non è una «forza» che agisce sul corpo, ma è qualcosa di cui il corpo è «dotato», qualcosa che appartiene al corpo stesso. In tal modo essa non subisce nessuna variazione né nel tempo, né nello spazio. Galileo può ben – seguendo Archimede – astrarre, o far astrazione, della realtà e trascurare la direzione reale che prende la gravità sulla terra (cosa che, d'altra parte, gli rimprovereranno, unanimemente, Simplicio e Sagredo); può, per giustificare questo procedimento presentarci il suo mondo archimedei come una prima approssimazione (nella qual cosa ha ragione, e anche doppiamente ragione: la legge archimedea della caduta è un'approssimazione della legge reale, più complessa; e il mondo archimedeo è, partendo dal mondo geometrico, una prima approssimazione del mondo fisico), ma non può spingere l'«astrazione» oltre, e ciò perché la gravità, come abbiamo visto tante e tante volte, è una proprietà costitutiva del corpo fisico.
La fisica di Galileo spiega ciò che è con ciò che non è. Descartes e Newton vanno piú lontano: le loro teorie fisiche spiegano ciò che è con ciò che non può essere; spiegano il. reale con l'impossibile. Galileo, abbiamo visto, non lo fa. Non gliene facciamo tuttavia una colpa. In realtà, questo impossibile, vale a dire il moto inerziale in linea retta, è in qualche modo meno impossibile per Newton o Descartes di quanto non lo sia per Galileo. O, se si preferisce, l'impossibilità di questo movimento non è la stessa. Non ha la stessa struttura.”

Alexandre Koyré (1892–1964) storico della scienza e filosofo francese

ibidem, p. 282 sg.
Studi galileiani

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“Regola III. Le proprietà dei corpi che non possono essere aumentate e diminuite, e quelle che appartengono a tutti i corpi sui quali è possibile impiantare esperimenti, devono essere ritenute qualità di tutti i corpi.”

Isaac Newton (1643–1727) matematico, fisico, filosofo naturale, astronomo, teologo ed alchimista inglese

libro Principi matematici della filosofia naturale

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“Due idee fisse non possono esistere contemporaneamente nel campo morale, come nel campo fisico due corpi non possono occupare il medesimo spazio.”

Alexander Sergejevič Puškin (1799–1837) poeta, saggista, scrittore e drammaturgo russo

Origine: La donna di picche, p. 276

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“Galileo Galilei si metteva su una torre e faceva cadere dalla torre dei corpi, detti gravi. La scienza non sa se questi corpi erano gravi o se erano già morti prima.”

Maurizio Crozza (1959) comico, imitatore e conduttore televisivo italiano

Imitazioni, Antonino Zichichi, Apparizioni su Rai Uno

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“Nell'arte della danza, i movimenti dei corpi non hanno nessun fine.”

Paul Valéry (1871–1945) scrittore, poeta e aforista francese

Origine: Citato in Corriere della Sera, 18 giugno 2003

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