“[I criteri per distinguere una macchina da un essere umano] Qui in particolare mi ero fermato per far vedere che se ci fossero macchine con organi e forma di scimmia o di qualche altro animale privo di ragione, non avremmo nessun mezzo per accorgerci che non sono in tutto uguali a questi animali; mentre se ce ne fossero di somiglianti ai nostri corpi e capaci di imitare le nostre azioni per quanto è di fatto possibile, ci resterebbero sempre due mezzi sicurissimi per riconoscere che, non per questo, sono uomini veri. In primo luogo, non potrebbero mai usare parole o altri segni combinandoli come facciamo noi per comunicare agli altri i nostri pensieri. Perché si può ben concepire che una macchina sia fatta in modo tale da proferire parole, e ne proferisca anzi in relazione a movimenti corporei che provochino qualche cambiamento nei suoi organi; che chieda, ad esempio, che cosa si vuole da lei se la si tocca in qualche punto, o se si tocca in un altro gridi che le si fa male e così via; ma non si può immaginare che possa combinarle in modi diversi per rispondere al senso di tutto quel che si dice in sua presenza, come possono fare gli uomini, anche i più ottusi. L'altro criterio è che quando pure facessero molte cose altrettanto bene o forse meglio di qualcuno di noi, fallirebbero inevitabilmente in altre, e si scoprirebbe cosí che agiscono non in quanto conoscono, ma soltanto per la disposizione degli organi.”

V; 1996
Discorso sul metodo

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia

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“[…] in Pietrangeli ha sempre prevalso l'essere umano sulla macchina capace di giocare [a tennis] alla perfezione.”

Jaroslav Drobný (1921–2001) tennista e hockeista su ghiaccio cecoslovacco

Origine: Citato in Pietro Farro, Il tennis è un grattacielo: storie in punta di racchetta, Effepi Libri, 2005, p. 18 http://books.google.it/books?id=3-DJBgQ1NQsC&pg=PA18. ISBN 88-6002-001-8

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“Il tempo va in macchina e nessuno di noi è capace di guidarla.”

Erich Kästner (1899–1974) scrittore, sceneggiatore e poeta tedesco

Origine: Citato in Walter Laqueur La Repubblica di Weimar, traduzione di Lydia Magliano, Rizzoli, Milano, 1977, p. 48.

“Scorgesi nella macchina degli animali un fine savissimo, un fine degnissimo della Divinità […].”

dalla prefazione a Discorso su la natura degli animali, p. 34

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