“Il miglior centro di cultura per ogni novità rimaneva tuttavia il caffè. Per capire questo, bisogna ricordare che il caffè viennese rappresenta un'istituzione speciale, non paragonabile a nessun'altra al mondo. Esso è in fondo una specie di club democratico, accessibile a tutti in cambio di un'economica tazza di caffè, dove ogni cliente, versando quel modestissimo obolo, ha il diritto di starsene per ore a discutere, a scrivere, a giocare alle carte, ricevendo la posta e divorando soprattutto un illimitato numero di giornali e di riviste. Nei migliori caffè viennesi c'erano tutte le gazzette della città e non queste soltanto, ma quelle della Germania intera, nonché le francesi, le inglesi, le italiane e le americane, ed inoltre tutte le riviste letterarie ed artistiche di qualche importanza, dal Mercure de Pratice alla Neue Rundschau, dallo Studio al Burlington Magazine.”

—  Stefan Zweig

Origine: Il mondo di ieri, p. 50

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 04 Giugno 2020. Storia
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Stefan Zweig 64
scrittore, giornalista e drammaturgo austriaco 1881–1942

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“Si cambia più facilmente la religione che il caffè.”

Georges Courteline (1858–1929) poeta, scrittore e drammaturgo francese

da La Philosophie de Georges Courteline; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013
Variante: Si cambia più facilmente la religione che il caffè.

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“Ma il passaggio, o trasformazione subitanea, da "caffè" a bar, ha un suo significato storico e preciso. Perché la società del "caffè", la Belle Époque, non è stata, in definitiva, soppressa e mutata dai cataclismi, dalle guerre, dalle rivoluzioni, dalle alluvioni economiche e sociali. Tutto il guasto, tutta la mutazione è venuta da un cambio di velocità: gli uomini del caffè andavano a trenta, a cinquanta all'ora; gli uomini del bar vanno a duecento, a cinquecento, a mille all'ora.”

Alberto Consiglio (1902–1973) giornalista, politico e sceneggiatore italiano

Variante: Ma il passaggio, o trasformazione subitanea, da "caffè" a bar, ha un suo significato storico e preciso. Perché la società del "caffè", la Belle Époque, non è stata, in definitiva, soppressa e mutata dai cataclismi, dalle guerre, dalle rivoluzioni, dalle alluvioni economiche e sociali. Tutto il guasto, tutta la mutazione è venuta da un cambio di velocità: gli uomini del caffè andavano a trenta, a cinquanta all'ora; gli uomini del bar vanno a duecento, a cinquecento, a mille all'ora.
Origine: Dall'introduzione a Erminio Scalera, I caffè napoletani, Napoli, 1967; citato in (Monumenti e Miti della Campania Felix – Il Mattino), Il caffè, postfazione di Lejla Mancusi Sorrentino, Pierro, 1997, pp. 108, 110.

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“Il caffè, che rende il politico saggio | e guarda a ogni cosa con gli occhi mezzi chiusi.”

Alexander Pope (1688–1744) poeta inglese

da The Rape of the Lock, canto III, verso 117

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