“[Parlando di Haile Selassie] È ancora difficile, per un italiano, scrivere spassionatamente del defunto Ailé Selassié. Perché è arduo dimenticare che lo aggredimmo, lo insultammo, lo derubammo del suo paese con l'inutile guerra che Mussolini gli scatenò addosso quarantadue anni fa […] Più che imbarazzo, senso di colpa. Anzi vergogna. E così a tale colpa, a tale vergogna, gli italiani che oggi si accostano al ricordo di Ailé Selassié reagiscono vedendone esclusivamente i lati migliori: i meriti del passato. I suoi ritratti grondano sempre ossequio eccessivo, ammirazione incondizionata, lusinghe. Raccontano sempre la sua compostezza ieratica, la sua dignità regale, la sua intelligenza acutissima, la sua generosità verso gli ex nemici. Non spiegano mai chi fosse in realtà il sovrano da noi reso vittima. Non osano dirci se era qualcosa di meno e qualcosa di più che una vittima. Ad esempio un vegliardo irrigidito in princìpi disfatti da secoli. Ad esempio il padrone assoluto di un paese che non ha mai udito le parole diritto, democrazia, e appena fuori città vive ai limiti della preistoria: oppresso dalla fame, dalle malattie, dall'ignoranza, dallo squallore di un regime feudale che non conoscemmo neppure nel Medioevo più buio.”

Intervista con la storia

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 22 Maggio 2020. Storia

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“Ma no, ragazzo mio. Ruth Benedict è stata la prima a dire che le inibizioni dei giapponesi nascono dalla vergogna e non dal senso di colpa, cosa difficilissima da capire per un occidentale che dal senso di colpa è governato.”

Bruce Benderson (1946) scrittore statunitense

da La vie sexuelle de Bruce B., traduzione di Marco Pensante, in Il secolo gay, Diario del mese, gennaio 2006, p. 12

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