“Orfeo. Io cercavo, piangendo, non più lei ma me stesso. Un destino, se vuoi. Mi ascoltavo. […] Il mio destino non tradisce. Ho cercato me stesso. Non si cerca che questo. […] Visto dal lato della vita tutto è bello. Ma credi a chi è stato tra i morti… Non vale la pena. […] E voi godetela la festa. Tutto è lecito a chi non sa ancora. È necessario che ciascuno scenda una volta nel suo inferno. L'origine del mio destino è finita nell'Ade, finita cantando secondo i miei modi la vita e la morte.
Bacca. E che vuol dire che un destino non tradisce?
Orfeo. Vuol dire che è dentro di te, cosa tua; più profondo del sangue, di là da ogni ebbrezza. Nessun dio può toccarlo.”
da L'inconsolabile
Dialoghi con Leucò
Variante: Orfeo: Io cercavo, piangendo, non più lei ma me stesso. Un destino, se vuoi. Mi ascoltavo. [... ] Il mio destino non tradisce. Ho cercato me stesso. Non si cerca che questo. [... ] Visto dal lato della vita tutto è bello. Ma credi a chi è stato tra i morti... Non vale la pena. [... ] E voi godetela la festa. Tutto è lecito a chi non sa ancora. È necessario che ciascuno scenda una volta nel suo inferno. L'origine del mio destino è finita nell'Ade, finita cantando secondo i miei modi la vita e la morte.
Bacca: E che vuol dire che un destino non tradisce?
Orfeo: Vuol dire che è dentro di te, cosa tua; più profondo del sangue, di là da ogni ebbrezza. nessun dio può toccarlo.
Argomenti
vita , destino , morte , dio , ancora , cosa , ebbrezza , fai-da-te , festa , inferno , lato , lecito , origine , pena , profondo , sangue , secondo , stato , stesso , visto , cerca , dire , bello , volta , cantandoCesare Pavese 244
scrittore, poeta, saggista e traduttore italiano 1908–1950Citazioni simili

La camera di Baltus
Variante: Perchè il miracolo di illuminarlo lei non può compierlo.
Non ha alcun potere su di lui, perchè leui non crede a niente, nemmeno all'inferno.
Lui pensa che la vita non sia una punizione, ma una ricompensa. Fuggevole, ma sempre un premio che ciascunnuomo deve meritarsi.
Lui crede che l'uomo abbia un grande destino e un grande destino credeva che avrebbe avuto lui stesso.
Un'opera, un'opera che ancora non è scaturita da lui, ma che pure è dentro di lui come la perla in un'ostrica.
L'inferno è per lui l'assenza di futuro, è questo presente nebbioso e stagnanate, è l'indebolirsi delle convinzioni, delle idee, della fiducia nella vita e più ancora nel proprio talento.
L'inferno è sentir ribollire in sè un magma infuocato di ipotesi, di idee e della fiducia nella vita e non riuscire a esprimerne nessuno: vedere quelle ipotesi, idee e sentimenti oscurarsi, appassire, tramontare e dissoversi senza aver mai visto la luce.
L'inferno è lo sperpero dei propri giorni, è la mediocrità della propria anima votata alla dissoluzione.
L'inferno è questa inerziale assenza di tempo, è l'esilio dall'essere e dall'eternità.


“Di colui che sa che l'essere, il nulla, la morte e la vita hanno la stessa origine, io sono amico.”
da Chuang Tzu, cap. XXIII; citato in Piergiorgio Odifreddi, Il Vangelo secondo la Scienza. Le religioni alla prova del nove, Einaudi, 2008.
Citazioni di Chuang Tzu

da La mia buona stella, n. 6
Come Mikimix, La mia buona stella