“Vigiak (Sorte, Foruna, Destino), che ricorda la tradizione pagana, è una delle principali feste armene, che comincia il giovedì dell'Ascensione e dura fino alla domenica di Pentecoste. Alla vigilia dell'Ascensione le ragazze del villaggio si riuniscono e scelgono fra loro una brigatella per organizzare la festa. Le prescelte prendono un'anfora di terra cotta, l'empiono d'acqua attinta a sette fonti o pozzi, ne ornano la bocca con fiori colti in sette campi diversi, poi vi gettano dentro un oggetto caro (bracciali, anelli, grani di monili o di corone, orecchini, fermagli, ecc.), facendo voti di gioia pei parenti e per l'amato, a occhi chiusi e con profondo raccoglimento. La notte dal mercoledì al giovedì, esse nascondono l'anfora in un cantuccio segreto di giardino, all'aperto, per esporla all'influsso delle stelle, e la sorvegliano, perché non sia rapita dai giovanotti, che la cercano per portarla via. Se i giovani vi riescono, le fanciulle, per riaver l'anfora, devono offrir loro gran quantità di non la rapiscano. – La domenica di Pentecoste, le ragazze si raccolgono per l'ultima volta; circondano l'anfora, e, dopo averla baciata, la mettono fra le braccia d'una di loro; poi, un'altra fanciulla, vestita da sposa, a rappresentar appunto la sposa della festa della "Vigiak", trae dal'anfora un oggetto, mentre una vecchia canta un ritornello, di felicità o di mal augurio o di burla; e così via via per ciascun oggetto gettato nell'anfora; onde le fanciulle si rallegrano o si attristano secondo il presagio lieto o triste. Nelle varie contrade dell'Armenia, la festa della Vigiak presenta qualche cambiamento; ma in tutte è deliziosamente gentile e pensosa, degna d'un popolo delle tradizioni derivate dall'India, la più poetica delle antiche nazioni.”

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 08 Luglio 2019. Storia

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“Un popol diviso per sette destini, | In sette spezzato da sette confini, | Si fonde in un solo, più servo non è.”

Giovanni Berchet (1783–1851) poeta italiano

da All'armi! All'armi!, citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 378

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“E chi mi dice che la mia patria è
campi, fossi, prati verdi,
case e fiori, e villaggi – confessi
che tutto ciò sono i suoi piedi”

Cyprian Kamil Norwid (1821–1883) poeta, drammaturgo e pittore polacco

citato in Polonia, Bosz, 2008

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“Uno dice, che male c'è a organizzare feste private | con delle belle ragazze | per allietare primari e servitori dello stato? || Non ci siamo capiti, | e perché mai dovremmo pagare | anche gli extra a dei rincoglioniti?.”

Franco Battiato (1945) musicista, cantautore e regista italiano

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