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Frasi di Howard Phillips Lovecraft
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Howard Phillips Lovecraft è stato uno scrittore, poeta, critico letterario e saggista statunitense, riconosciuto tra i maggiori scrittori di letteratura horror insieme ad Edgar Allan Poe e considerato da molti uno dei precursori della fantascienza angloamericana. Autore di numerosi racconti, come Dagon, Il colore venuto dallo spazio, Il richiamo di Cthulhu e L'orrore di Dunwich, e di romanzi, tra cui Il caso di Charles Dexter Ward, Le montagne della follia e La maschera di Innsmouth, oltre ad alcuni racconti in versi, Lovecraft non venne apprezzato in particolar modo dai critici del suo tempo, - ad esempio, il racconto Il richiamo di Cthulhu venne inizialmente rifiutato in quanto definito troppo "straniante" - secondo l'espressione di Wright, e non godette mai di buona fama se non dopo la sua morte. Molte delle sue opere sono state fonte di ispirazione per artisti di tutto il mondo, nella letteratura così come nel cinema e nella musica. Uno dei maggiori studiosi lovecraftiani, S. T. Joshi, definisce infatti la sua opera come "un inclassificabile amalgama di fantasy e fantascienza, e non è sorprendente che abbia influenzato in maniera considerevole lo sviluppo successivo di entrambi i generi".

✵ 20. Agosto 1890 – 15. Marzo 1937   •   Altri nomi Говард Лавкрафт, اچ. پی. لاوکرفت
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Howard Phillips Lovecraft frasi celebri

“La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente è la paura dell'ignoto.”

Howard Phillips Lovecraft

da Supernatural Horror in Literature, 1927

“È uno che si gode la vita, come tutti quelli a cui è risparmiata la maledizione dell'intelligenza.”

Howard Phillips Lovecraft

da Lettere dall'altrove

Howard Phillips Lovecraft frase: “Un tempo sognavo, e per me il mondo del sogno era più reale dell'esistenza che gli stupidi chiamano realtà, e più prezioso della mia stessa vita.”

“Un tempo sognavo, e per me il mondo del sogno era più reale dell'esistenza che gli stupidi chiamano realtà, e più prezioso della mia stessa vita.”

Howard Phillips Lovecraft

“La verità non esiste e la vita come la immaginiamo di solito è una rete arbitraria e artificiale di illusioni da cui ci lasciamo circondare. Sappiamo che esse sono il semplice risultato di accidenti o punti di vista, ma non abbiamo nulla da guadagnare ad abbatterle. E infatti, è straordinariamente insensato voler abbattere con un forcone da stalla un miraggio che non è mai esistito. Penso che all'uomo assennato convenga scegliere le fantasie che più gli aggradano e crogiolarvisi innocentemente, conscio del fatto che, siccome la realtà non esiste, non c'è niente da guadagnare e molto da perdere nel buttarle via. Ancora, non esistono fantasie preferibili ad altre, perché la misura del loro valore dipende dal rispettivo grado di adattamento alla mente che le contiene.”

Howard Phillips Lovecraft

da Lettere dall'altrove

“Sogno il giorno in cui usciranno dai flutti e stringeranno negli artigli immensi i resti dell'umanità insignificante, logorata dalle guerre… il giorno in cui le terre sprofonderanno e il fondo oscuro dell'oceano salirà in superficie, nel pandemonio universale.
La fine è vicina. Sento un rumore alla porta, come se un immenso corpo viscido vi premesse contro. Non mi troverà. Dio, quella mano! La finestra! La finestra!”

Howard Phillips Lovecraft

da Dagon, 1917

“Ho visto oscuri universi spalancarsi
Dove neri pianeti ruotano senza meta…
Dove ruotano nell'orrore invisibile
Privi di consapevolezza, splendore o nome.”

Howard Phillips Lovecraft

Frasi sulla vita di Howard Phillips Lovecraft

“Arrivato ai miei ultimi giorni, e spinto verso la follia dalle atroci bana­lità dell'esistenza che scavano come gocce d'acqua distillate dai tortu­ratori sul corpo della vittima, cercai la salvezza nel meraviglioso rifu­gio del sonno. Nei sogni trovai un poco della bellezza che avevo inva­no cercato nella vita e m'immersi in antichi giardini e boschi incanta­ti. Una volta che il vento era particolarmente dolce e profumato sentii il richiamo del sud e salpai languido, senza meta, sotto costellazioni ignote.”

Howard Phillips Lovecraft

da Ex Oblivion, 1921

“Penso che il destino degli uomini sarebbe ancora più crudele di quanto già sia, se la nostra mente non fosse incapace di mettere in rapporto tra loro tutte le cose che avvengono in questo mondo. La nostra vita si svolge nei confini di una pacifica isola di ignoranza, circondata dagli oscuri mari dell'infinito, e non credo che ci convenga spingerci troppo lontano da essa. Finora le scienze, progredendo passo passo nel campo d'azione proprio a ciascuna, non ci hanno arrecato troppo danno: ma un giorno o l'altro, quando infine si riuniranno le varie parti del sapere, oggi ancora sparse qua e là, si presenterà ai nostri occhi una visione talmente terrificante della realtà e della terribile parte che noi abbiamo in essa, che se non impazziremo dinanzi a una simile rivelazione, tenteremo di fuggire quella vista mortale rifugiandoci nell'oscurità di un nuovo medioevo.”

Howard Phillips Lovecraft

“Poiché univa all'immaginazione la metodicità scientifica, era conscio del fatto che l'uomo moderno, quando non esistono leggi, tende costantemente a sfogare gli istinti più tenebrosi, che risalgono ai nostri scimmieschi, primitivi antenati, nella vita ordinaria, e nelle manifestazioni di culto.”

Howard Phillips Lovecraft

“Perché lavorate? Non potreste limitarvi a vivere ed essere contenti? E se vi affaticate solo per potervi affaticare di più, quando troverete la felicità? Voi dite di lavorare per vivere, ma la vita non è fatta di bellezza e canzoni? E se non sopportate fra di voi un cantore, dove vanno i frutti di tanto lavoro? Lavorare senza divertirsi è come fare un viaggio interminabile senza meta. Non sarebbe meglio morire?”

Howard Phillips Lovecraft

Tutti i racconti 1897-1922

Frasi sul mondo di Howard Phillips Lovecraft

“Ritengo che la cosa più misericordiosa al mondo sia l'incapacità della mente umana di mettere in correlazione tutti i suoi contenuti. Viviamo su una placida isola di ignoranza nel mezzo del nero mare dell'infinito, e non era destino che navigassimo lontano. Le scienze, ciascuna tesa nella propria direzione, ci hanno finora nuociuto ben poco; ma, un giorno, la connessione di conoscenze disgiunte aprirà visioni talmente terrificanti della realtà, e della nostra spaventosa posizione in essa che, o diventeremo pazzi per la rivelazione, o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di un nuovo Medioevo".”

Howard Phillips Lovecraft libro Il richiamo di Cthulhu

The Call of Cthulhu

“Noi camminiamo nell’oscurità insieme a fantasmi e spettri che non conosciamo e il nostro piccolo mondo si immerge ciecamente in abissi senza fondo, verso mete che non possiamo neanche concepire. Il pensiero stesso è una fusione tra credenza e capacità di intendere. Noi ci illudiamo pensando di conoscere ogni cosa inerente il nostro mondo, ma non è così, e ci stupiremmo se sapessimo realmente ogni cosa o se potesse veramente esserci pace e sicurezza per tutti in questo vasto universo.”

Howard Phillips Lovecraft

da Qualcosa dall'alto, 1929

“Ora che cerco di raccontare quello che ho visto, mi rendo conto di un centinaio di assurde limitazioni. Le cose percepite con la vista interiore, come quelle fuggevoli visioni che ci arrivano mentre stiamo per cadere nel buio del sonno, sono più vivide e significative di quando cerchiamo di arrivarvi razionalmente. Date la penna a un sogno, e ogni suo colore sparirà. L’inchiostro con il quale scriviamo sembra sbiadito da qualcosa che ha troppa realtà, e scopriamo che dopotutto non è possibile dare forma ai ricordi. È come se il nostro io più profondo, svincolato dal contigente e dalla oggettività, liberasse emozioni represse che vengono soffocate in fretta non appena le traduciamo. Nei sogni e nelle visioni trovano radici le più potenti creazioni dell’uomo, perché essi non sono soggetti alla limitazione delle linee e dei colori. Scene dimenticate e terre più arcane del mondo dorato della fanciullezza si risvegliano nella mente assopita e la pervadono, finché la coscienza non le mette a tacere.”

Howard Phillips Lovecraft

da L'oceano della notte, 1936

“Gli uomini di più vasto intelletto ben sanno che non esiste una netta distinzione tra il reale e l’irreale, e che tutte le cose devono la loro apparenza soltanto ai fallaci mezzi mentali e psichici di cui l’individuo è dotato, attraverso i quali prende coscienza del mondo. Il prosaico materialismo della maggioranza condanna invece quei lampi di una visione superiore che penetrano il velo comune dell’ovvio empirismo, classificandoli come manifestazioni di follia.”

Howard Phillips Lovecraft

da La tomba, 1917

Howard Phillips Lovecraft Frasi e Citazioni

“Gli uomini di più ampio intelletto sanno che non c'è netta di­stinzione tra il reale e l'irreale, che le cose appaiono come sembrano solo in virtù dei delicati strumenti fisici e mentali attraverso cui le percepiamo.”

Howard Phillips Lovecraft

da La tomba, 1917

Sugli uomini

“[Epitaffio] I am Providence.”

Howard Phillips Lovecraft

“Lingue ardenti di fiamma invisibile imprimono il marchio dell'inferno sulla mia anima esausta.”

Howard Phillips Lovecraft

da I cari estinti, 1924

Inferno , Anima

“Non è morto ciò che può vivere in eterno, | E in strani eoni anche la morte può morire.”

Howard Phillips Lovecraft

da La Città senza Nome, 1921
Variante: Non è morto ciò che può vivere in eterno,
E in strani eoni anche la morte può morire.

Sulla morte , Morto

“Scrivo in uno stato di tensione insostenibile. Fra poco sarà l'alba e, allora, io non esisterò più. Privo d'ogni mezzo, privo della droga che — sola — mi ha consentito fino ad oggi di sopravvivere ai miei incubi, non mi rimane altro modo per sottrarmi al tormento: mi getterò dall'alta finestra di questa soffitta, nella squallida strada sottostante.”

Howard Phillips Lovecraft

Le storie del ciclo di Cthulhu: Il mito. Tomo 1

Modo

“Il dottor James possiede – è palese – profonde cognizioni scientifiche su come agiscono le sensazioni e i sentimenti umani, e sa bene come dosare eventi, fantasie e sottili associazioni di idee per ottenere il miglior risultato presso i lettori. È un vero artista dell'episodico, abile nel creare eventi e connessioni piuttosto che atmosfere, e riesce a destare le emozioni più a livello intellettuale che in maniera diretta.”

Howard Phillips Lovecraft

citato in Montague Rhodes James, Fantasmi e altri orrori a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, TEN, 1993

Associazione , Sensazione

“L’emozione più antica e più forte dell’uomo è la paura, e la paura
più antica e più forte è quella dell’ignoto.”

Howard Phillips Lovecraft

Tutte le storie dell'orrore puro. L'incubo. Tomo I

Sulla paura , Forte

“Il gatto è misterioso e affine alle cose invisibili che l'uomo non potrà mai conoscere;”

Howard Phillips Lovecraft

Tutti i racconti 1897-1922

“Che gli dei misericordiosi, se esistono, ci proteggano nelle ore in cui né il potere della volontà, né le droghe inventate dagli uomini posso­no tenerci lontani dall'abisso del sonno. La morte è compassionevole perché da essa non c'è ritorno, ma chi emerge, pallido e carico di ri­cordi, dai recessi della notte, non avrà più pace. Che imbecille sono stato a intraprendere con tanta incoscienza lo studio di misteri che l'uomo non dovrebbe affatto conoscere!”

Howard Phillips Lovecraft

da Hypnos, 1922

Su Dio , Sulla pace , Sulla morte , Sugli uomini

“In un universo senza scopo, tutto è uguale e nulla vale la pena di un serio pensiero. Non ci resta che cogliere ciò che preferiamo e sorridere, rendendoci conto che dove non esistono autentiche direzioni l'una vale l'altra. Ed è meglio non cadere nell'assurdo eccitandosi o dandosi alla violenza, alle aberrazioni e ai comportamenti antisociali a causa di qualche illusoria sciocchezza. Nulla è importante, ma forse è più confortevole mantenere la calma e non interferire con gli altri.”

Howard Phillips Lovecraft

da Lettere dall'altrove

Comportamento , Pensiero , Universo

“Si dice che a Ulthar, oltre il fiume Skai, non si possono uccidere i gatti, e mentre guardo la bestiola accoccolata a far le fusa davanti al caminetto, non ho nessun motivo per dubitarne. Enigmatico, il gatto è affine a quelle strane cose che l'uomo non può vedere. È lo spirito dell'antico Egitto, depositario dei racconti a noi giunti dalle città dimenticate delle terre di Meroe e Ophir. È parente dei signori della giungla, erede dell'Africa oscura e feroce. La Sfinge è sua cugina, e lui parla la sua lingua; ma il gatto è più vecchio della Sfinge, e ricorda ciò che lei ha dimenticato.”

Howard Phillips Lovecraft

da I gatti di Ulthar, 1920

Gatti

“Ma più meravigliosa dei racconti dei vecchi e dei libri, è la voce segreta dell'oceano. Blu, verde, grigio, bianco o nero; calmo, arruffato o tempestoso, l'oceano non è mai in silenzio. (La nave bianca)”

Howard Phillips Lovecraft

Tutti i romanzi e i racconti

Sul segreto , Sui libri , Silenzio

“La mia sbrigliata immaginazione credette di vedere, allo stesso tempo, una piovra, un drago e una caricatura umana. Aveva una testa rotonda, irta di tentacoli e posta su di un corpo grottesco e squamoso, da cui spuntavano due ali rudimentali: e c'era qualcosa, in quell'insieme, che rendeva la figura quanto mai spaventosa e ripugnante.”

Howard Phillips Lovecraft
Immaginazione , Tempo

“E adesso, alla fine, la Terra era morta. L’ultimo patetico superstite era morto. Tutti i bilioni di anni, i lenti millenni, gli imperi e le civiltà dell’umanità, erano riassunti in quell’ultima, povera forma contorta… e quanto titanicamente privo di significato era stato tutto quello! Ora tutti gli sforzi dell’umanità erano arrivati davvero alla fine… quant’era mostruosa e incredibile la conclusione agli occhi di quei poveri sciocchi, felici per i loro giorni gloriosi! Ma il pianeta non avrebbe mai più conosciuto il calpestio delle centinaia di milioni di uomini… e neppure lo strisciare delle lucertole e il ronzio degli insetti, perché anche questi erano per sempre scomparsi. Adesso era venuto il regno degli arbusti spinosi e degli infiniti prati di erba secca. La Terra, come la sua fredda luna imperturbabile, era stata sommersa per sempre dal silenzio e dall’oscurità. Le stelle splendevano… l’intero pianeta avrebbe proseguito verso sconosciute infinità. Questo sciocco finale di un episodio insignificante non importava nulla alle nebulose lontane, ai soli appena nati, a quelli splendenti o morenti. La razza dell’uomo, troppo infinitesimale ed effimera per avere una vera funzione o uno scopo, era come se non fosse mai esistita. A tale conclusione erano pervenuti i millenni della sua farsesca e tormentata evoluzione. Quando i primi raggi del sole morente dardeggiarono la vallata, una luce illuminò la faccia stanca di una figura contorta sommersa dal fango.”

Howard Phillips Lovecraft

explicit di Finché tutti i mari..., 1935

Erba , Morto , Luce , Sugli uomini

“Per Crawford Tillinghast, dedicarsi allo studio della scienza e della filosofia era stato un grosso errore. Questo genere di cose vanno lasciate al ricercatore freddo ed impersonale, giacché offrono due alternative egualmente tragiche all’uomo di sensibilità o d’azione: sconforto se fallisce nella sua ricerca, e terrori indicibii e impensabili se mai dovesse riuscirvi.”

Howard Phillips Lovecraft

da Da altrove, 1920

Ricerca , Studia , Errore , Scienza

Howard Phillips Lovecraft: Frasi in inglese

“I never take offence at any genuine effort to wrest the truth or deduce a rational set of values from the confused phenomena of the external world. It never occurs to me to look for personal factors in the age-long battle for truth. I assume that all hands are really trying to achieve the same main object—the discovery of sound facts and the rejection of fallacies—and it strikes me as only a minor matter that different strivers may happen to see a different perspective now and then. And in matters of mere preference, as distinguished from those involving the question of truth versus fallacy, I do not see any ground whatever for acrimonious feeling. Knowing the capriciousness and complexity of the various biological and psychological factors determining likes, dislikes, interests, indifferences, and so on, one can only be astonished that any two persons have even approximately similar tastes. To resent another's different likes and interests is the summit of illogical absurdity. It is very easy to distinguish a sincere, impersonal difference of opinion and tastes from the arbitrary, ill-motivated, and irrational belittlement which springs from a hostile desire to push another down and which constitutes real offensiveness. I have no tolerance for such real offensiveness—but I greatly enjoy debating questions of truth and value with persons as sincere and devoid of malice as I am. Such debate is really a highly valuable—almost indispensable—ingredient of life; because it enables us to test our own opinions and amend them if we find them in any way erroneous or unjustified.”

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H.P. Lovecraft

Letter to Robert E. Howard (7 November 1932), in Selected Letters 1932-1934 edited by August Derleth and Donald Wandrei, p. 102
Non-Fiction, Letters

“As for New England as a seat of weirdness—a little historic reflection will show why it is more naturally redolent of the bizarre & the sinister than any other part of America. It was here that the most gloomy-minded of all the colonists settled; & here that the dark moods & cryptic hills pressed closest. An abnormal Puritan psychology led to all kinds of repression, furtiveness, & grotesque hidden crime, while the long winters & backwoods isolation fostered monstrous secrets which never came to light. To me there is nothing more fraught with mystery & terror than a remote Massachusetts farmhouse against a lonely hill. Where else could an outbreak like the Salem witchcraft have occurred? Rhode Island does not share these tenedencies—its history & settlement being different from those of other parts of New England—but just across the line in the old Bay State the macabre broods at its strongest.”

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H.P. Lovecraft

Letter to Elizabeth Toldridge (9 October 1931), in Selected Letters III, 1929-1931 edited by August Derleth and Donald Wandrei, p. 423
Non-Fiction, Letters

“Behold great Whitman, whose licentious line
Delights the rake, and warms the souls of swine;
Whose fever'd fancy shuns the measur'd pace,
And copies Ovid's filth without his grace.
In his rough brain a genius might have grown,
Had he not sought to play the brute alone;
But void of shame, he let his wit run wild,
And liv'd and wrote as Adam's bestial child.
Averse to culture, strange to humankind,
He never knew the pleasures of the mind.
Scorning the pure, the delicate, the clean,
His joys were sordid, and his morals mean.
Thro' his gross thoughts a native vigour ran,
From which he deem'd himself the perfect man:
But want of decency his rank decreas'd,
And sunk him to the level of the beast.
Would that his Muse had dy'd before her birth,
Nor spread such foul corruption o'er the earth.”

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H.P. Lovecraft

Orignially written as part of an "Essay on Modern Poets" this was published as a "Fragment on Whitman” (c. 1912) in The Ancient Track (2001) edited by S. T. Joshi, p. 192
Non-Fiction

“I should describe mine own nature as tripartite, my interests consisting of three parallel and dissociated groups—(a) Love of the strange and fantastic. (b) Love of the abstract truth and of scientific logick. (c) Love of the ancient and the permanent. Sundry combinations of these three strains will probably account for all my odd tastes and eccentricities.”

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H.P. Lovecraft

Letter to Reinhardt Kleiner (7 March 1920), in Selected Letters I, 1911-1924 edited by August Derleth and Donald Wandrei, p. 110
Non-Fiction, Letters

“Of what use is it to please the herd? They are simply coarse animals — for all that is admirable in man is the artificial product of special breeding. We advocate the preservation of conditions favourable to the growth of beautiful things — imposing palaces, beautiful cities, elegant literature, resposeful art and music, and a physically select human type such as only luxury and a pure racial strain can produce. Thus we oppose democracy, if only because it would retard the development of a handsome Nordic breed. We realise that all conceptions of justice and ethics are mere prejudices and illusions — there is no earthly reason why the masses should not be kept down for the benefit of the strong, since every man is for himself in the last analysis.”

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H.P. Lovecraft

Letter to James F. Morton (10 February 1923), published in Selected Letters Vol. I (1965), p. 208
Non-Fiction, Letters, to James Ferdinand Morton, Jr.

“In cloud-ships the gods are wont to travel, and wise cotters have legends that keep them from certain high peaks at night when it is cloudy, for the gods are not lenient as of old.”

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H.P. Lovecraft

Fiction, The Other Gods (1921)

“The brave Norwegian drove his vessel head on against the pursuing jelly which rose above the unclean froth like the stern of a daemon galleon. The awful squid-head with writhing feelers came nearly up to the bowsprit of the sturdy yacht, but Johansen drove on relentlessly. There was a bursting as of an exploding bladder, a slushy nastiness as of a cloven sunfish, a stench as of a thousand opened graves, and a sound that the chronicler could not put on paper. For an instant the ship was befouled by an acrid and blinding green cloud, and then there was only a venomous seething astern; where — God in heaven!”

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H.P. Lovecraft

the scattered plasticity of that nameless sky-spawn was nebulously recombining in its hateful original form...
Fiction, The Call of Cthulhu (1926)

“The best critics of the nineteenth and twentieth centuries demand perfect rhyming, and no aspirant for fame can afford to depart from a standard so universal. It is evidently the true goal of the English, as well as of the French bard; the goal from which we are but temporarily deflected during the preceding age.
But exceptions should and must be made in the case of a few who have somehow absorbed the atmosphere of other days, and who long in their hearts for the stately sound of the old classic cadences. Well may their predilection for imperfect rhyming be discouraged to a limited extent, but to chain them wholly to modern rules would be barbarous. Every limited mind demands a certain freedom of expression, and the man who cannot express himself satisfactorily without the stimulation derived from the spirited mode of two centuries ago should certainly be permitted to follow without undue restraint a practice so harmless, so free from essential error, and so sanctioned by precedent, as that of employing in his poetical compositions the smooth and inoffensive allowable rhyme.”

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H.P. Lovecraft

The Allowable Rhyme (1915)
Non-Fiction

“No one thinks or feels or appreciates or lives a mental-emotional-imaginative life at all, except in terms of the artificial reference-points supply'd him by the enveloping body of race-tradition and heritage into which he is born. We form an emotionally realisable picture of the external world, and an emotionally endurable set of illusions as to values and directions in existence, solely and exclusively through the arbitrary concepts and folkways bequeathed to us through our traditional culture-stream. Without this stream around us we are absolutely adrift in a meaningless and irrelevant chaos which has not the least capacity to give us any satisfaction apart from the trifling animal ones... Without our nationality—that is, our culture-grouping—we are merely wretched nuclei of agony and bewilderment in the midst of alien and directionless emptiness... We have an Aryan heritage, a Western-European heritage, a Teutonic-Celtic heritage, an Anglo-Saxon or English heritage, an Anglo-American heritage, and so on—but we can't detach one layer from another without serious loss—loss of a sense of significance and orientation in the world. America without England is absolutely meaningless to a civilised man of any generation yet grown to maturity. The breaking of the saving tie is leaving these colonies free to build up a repulsive new culture of money, speed, quantity, novelty, and industrial slavery, but that future culture is not ours, and has no meaning for us... Possibly the youngest generation already born and mentally active—boys of ten to fifteen—will tend to belong to it, as indeed a widespread shift in their tastes and instincts and loyalties would seem to indicate. But to say all this has anything to do with us is a joke! These boys are the Bedes and Almins of a new, encroaching, and apparently inferior culture. We are the Boëthii and Symmachi and Cassiodori of an older and perhaps dying culture. It is to our interest to keep our own culture alive as long as we can—and if possible to reserve and defend certain areas against the onslaughts of the enemy.”

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H.P. Lovecraft

Letter to James F. Morton (6 November 1930), in Selected Letters III, 1929-1931 edited by August Derleth and Donald Wandrei, p. 207
Non-Fiction, Letters, to James Ferdinand Morton, Jr.

“Barzai knew so much of the gods that he could tell of their comings and goings, and guessed so many of their secrets that he was deemed half a god himself.”

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H.P. Lovecraft

Fiction, The Other Gods (1921)

“The ocean ate the last of the land and poured into the smoking gulf, thereby giving up all it had ever conquered. From the new-flooded lands it flowed again, uncovering death and decay; and from its ancient and immemorial bed it trickled loathsomely, uncovering nighted secrets of the years when Time was young and the gods unborn. Above the waves rose weedy remembered spires. The moon laid pale lilies of light on dead London, and Paris stood up from its damp grave to be sanctified with star-dust. Then rose spires and monoliths that were weedy but not remembered; terrible spires and monoliths of lands that men never knew were lands…”

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H.P. Lovecraft

Fiction, The Crawling Chaos (1921)

“The only saving grace of the present is that it's too damned stupid to question the past very closely.”

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H.P. Lovecraft libro Pickman's Model

"Pickman's Model " - written 1926; first published in Weird Tales, Vol. 10, No. 4 (October 1927)
Fiction

“I felt that some horrible scene or object lurked beyond the silk-hung walls, and shrank from glancing through the arched, latticed windows that opened so bewilderingly on every hand.”

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H.P. Lovecraft

Fiction, The Crawling Chaos (1921)

“The negro is fundamentally the biological inferior of all White and even Mongolian races, and the Northern people must occasionally be reminded of the danger which they incur in admitting him too freely to the privileges of society and government. …The Birth of a Nation, … is said to furnish a remarkable insight into the methods of the Ku-Klux-Klan, that noble but much maligned band of Southerners who saved half of our country from destruction at the close of the Civil War. The Conservative has not yet witnessed the picture in question, but he has seen both in literary and dramatic form The Clansman, that stirring, though crude and melodramatic story by Rev. Thomas Dixon, Jr., on which The Birth of a Nation is based, and has likewise made a close historical study of the Klu-Klux-Klan, finding as a result of his research nothing but Honour, Chivalry, and Patriotism in the activities of the Invisible Empire. The Klan merely did for the people what the law refused to do, removing the ballot from unfit hands and restoring to the victims of political vindictiveness their natural rights. The alleged lawbreaking of the Klan was committed only by irresponsible miscreants who, after the dissolution of the Order by its Grand Wizard, Gen. Nathan Bedford Forrest, used its weird masks and terrifying costumes to veil their unorganised villainies.
Race prejudice is a gift of Nature, intended to preserve in purity the various divisions of mankind which the ages have evolved.”

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H.P. Lovecraft

Response to observations made in In A Minor Key by Charles D. Isaacson, in The Conservative, Vol. I, No. 2, (1915), p. 4
Non-Fiction

“Life is a hideous thing, and from the background behind what we know of it peer daemoniacal hints of truth which make it sometimes a thousandfold more hideous. Science, already oppressive with its shocking revelations, will perhaps be the ultimate exterminator of our human species — if separate species we be — for its reserve of unguessed horrors could never be borne by mortal brains if loosed upon the world.”

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H.P. Lovecraft libro Facts Concerning the Late Arthur Jermyn and His Family

"Facts Concerning the Late Arthur Jermyn and His Family" - written 1920; first published in The Wolverine, No. 9 (March 1921)
Fiction

“Above the mists on Hatheg-Kla, earth's gods sometimes dance reminiscently; for they know they are safe, and love to come from unknown Kadath in ships of clouds and play in the olden way, as they did when earth was new and men not given to the climbing of inaccessible places.”

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H.P. Lovecraft

Fiction, The Other Gods (1921)

“Four years ago a large part of the civilised world laboured under certain biological fallacies which may, in a sense, be held responsible for the extent and duration of the present conflict. These fallacies, which were the foundation of pacifism and other pernicious forms of social and political radicalism, dealt with the capacity of man to evolve mentally beyond his former state of subservience to primate instinct and pugnacity, and to conduct his affairs and international or interracial relations on a basis of reason and good-will. That belief in such capability is unscientific and childishly naive, is beside the question.”

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H.P. Lovecraft

At the Root (1918)
Non-Fiction

“Mystery attracts mystery.”

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H.P. Lovecraft libro Under the Pyramids

"Imprisoned with the Pharaohs" - Written February 1924, published May-June-July 1924 in Weird Tales
Fiction

“I really agree that Yog-Sothoth is a basically immature conception, & unfitted for really serious literature. The fact is, I have never approached serious literature yet. But I consider the use of actual folk-myths as even more childish than the use of new artificial myths, since in the former one is forced to retain many blatant peurilities & contradictions of experienced which could be subtilised or smoothed over if the supernaturalism were modelled to order for the given case. The only permanently artistic use of Yog-Sothothery, I think, is in symbolic or associative phantasy of the frankly poetic type; in which fixed dream-patterns of the natural organism are given an embodiment & crystallisation... But there is another phase of cosmic phantasy (which may or may not include frank Yog-Sothothery) whose foundations appear to me as better grounded than those of ordinary oneiroscopy; personal limitations regarding the sense of outsideness. I refer to the aesthetic crystallisation of that burning & inextinguishable feeling of mixed wonder & oppression which the sensitive imagination experiences upon scaling itself & its restrictions against the vast & provocative abyss of the unknown. This has always been the chief emotion in my psychology; & whilst it obviously figures less in the psychology of the majority, it is clearly a well-defined & permanent factor from which very few sensitive persons are wholly free.... Reason as we may, we cannot destroy a normal perception of the highly limited & fragmentary nature of our visible world of perception & experience as scaled against the outside abyss of unthinkable galaxies & unplumbed dimensions—an abyss wherein our solar system is the merest dot... The time has come when the normal revolt against time, space, & matter must assume a form not overtly incompatible with what is known of reality—when it must be gratified by images forming supplements rather than contradictions of the visible & measurable universe. And what, if not a form of non-supernatural cosmic art, is to pacify this sense of revolt—as well as gratify the cognate sense of curiosity?”

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H.P. Lovecraft

Letter to Frank Belknap Long (27 February 1931), in Selected Letters III, 1929-1931 edited by August Derleth and Donald Wandrei, p. 293
Non-Fiction, Letters, to Frank Belknap Long

“All my stories, unconnected as they may be, are based on the fundamental lore or legend that this world was inhabited at one time by another race who, in practising black magic, lost their foothold and were expelled, yet live on outside ever ready to take possession of this earth again.”

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H.P. Lovecraft

Attributed to Lovecraft by Harold Farnese, who corresponded with Lovecraft briefly, later presented by August Derleth as a direct quote; but as discussed on this page http://www.hplovecraft.com/life/myths.aspx#blackmagic, Farnese's letters to Derleth suggested he tended to paraphrase things Lovecraft had written to him, going by memory rather than referring to letters he had on hand. More details in "The Origin of Lovecraft’s 'Black Magic' Quote" by David E. Schultz, *Crypt of Cthulhu*, issue 48.
Disputed

“I used to be a hide-bound Tory simply for traditional and antiquarian reasons—and because I had never done any real thinking on civics and industry and the future. The depression—and its concomitant publicisation of industrial, financial, and governmental problems—jolted me out of my lethargy and led me to reëxamine the facts of history in the light of unsentimental scientific analysis; and it was not long before I realised what an ass I had been. The liberals at whom I used to laugh were the ones who were right—for they were living in the present while I had been living in the past. They had been using science while I had been using romantic antiquarianism. At last I began to recognise something of the way in which capitalism works—always piling up concentrated wealth and impoverishing the bulk of the population until the strain becomes so intolerable as to force artificial reform.”

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H.P. Lovecraft

Letter to Jennie K. Plaiser (8 July 1936), quoted in "H.P. Lovecraft, a Life" by S.T. Joshi, p. 564
Non-Fiction, Letters

“We must stop thinking primarily in terms of “money” and “business””

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H.P. Lovecraft

both artificial things—and begin to think increasingly in terms of the actual resources and products on which “money” and “business” are based. In terms of these, of the human beings to whom they are to be distributed, and of the cognate human values which make the accidents of life and consciousness worth enduring.

"Some Repetitions on the Times", (1933). Reprinted in Miscellaneous Writings, edited by S.T. Joshi. Arkham House, 1995.
Non-Fiction

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