Frasi di Jean Paul Sartre
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94 frasi che svelano saggezza e riflessioni sull'importanza dell'individualità umana

Scoprite la profonda saggezza di Jean Paul Sartre attraverso una raccolta di citazioni che fanno riflettere. Dall'importanza dell'individualità e dell'autodeterminazione alla complessità dell'esistenza umana, addentratevi nella mente di questo influente filosofo ed esplorate le sue prospettive uniche sulla vita.

Jean-Paul-Charles-Aymard Sartre, filosofo, scrittore, drammaturgo e critico letterario francese, è considerato uno dei principali rappresentanti dell'esistenzialismo. Ha sviluppato un umanesimo ateo in cui ogni individuo è radicalmente libero e responsabile delle proprie scelte. Ha successivamente abbracciato l'ideologia marxista e il materialismo storico. Era noto per la sua relazione con Simone de Beauvoir, con cui ha condiviso sia la vita personale che quella professionale.

Sartre è stato anche un influente intellettuale del XX secolo, amato e criticato allo stesso tempo. Ha collaborato con numerosi pensatori contemporanei come Albert Camus e Bertrand Russell ed era coinvolto nell'organizzazione per i diritti umani chiamata Tribunale Russell-Sartre. Nel 1964 gli fu offerto il Premio Nobel per la letteratura, ma lo rifiutò sostenendo che solo dopo la morte si potesse valutare il vero valore di un autore. Si stima che al suo funerale parteciparono cinquantamila persone, ed è sepolto nel cimitero di Montparnasse a Parigi.

Sartre nacque a Parigi nel 1905 in una famiglia borghese. La sua infanzia fu felice fino alla morte prematura del padre quando aveva quindici mesi. Studiò filosofia all'École Normale Supérieure di Parigi e insegnò in diversi licei prima di dedicarsi completamente alla scrittura e alla politica. Negli anni '40 si impegnò nella Resistenza francese durante l'occupazione tedesca. Nel corso della sua carriera, Sartre scrisse opere teatrali, romanzi e saggi politici. Negli ultimi anni della sua vita soffrì di gravi problemi di salute che portarono alla sua morte nel 1980.

✵ 21. Giugno 1905 – 15. Aprile 1980   •   Altri nomi Jean-Paule Sartre
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Jean Paul Sartre Frasi e Citazioni

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“Questo momento è stato straordinario. Ero lì, immobile e gelato, immerso in un'estasi orribile. Ma nel seno stesso di quest'estasi era nato qualcosa di nuovo: comprendevo la Nausea, ora, la possedevo. A dire il vero, non mi formulavo la mia scoperta. Ma credo che ora mi sarebbe facile metterla in parole. L'essenziale è la contingenza. Voglio dire che, per definizione, l'esistenza non è la necessità. Esistere è esser lì, semplicemente; gli esistenti appaiono, si lasciano incontrare, ma non li si può mai dedurre. C'è qualcuno, credo, che ha compreso questo. Soltanto ha cercato di sormontare questa contingenza inventando un essere necessario e causa di sé. Orbene, non c'è alcun essere necessario che può spiegare l'esistenza: la contingenza non è una falsa sembianza, un'apparenza che si può dissipare; è l'assoluto, e per conseguenza la perfetta gratuità. Tutto è gratuito, questo giardino, questa città, io stesso. E quando vi capita di rendervene conto, vi si rivolta lo stomaco e tutto si mette a fluttuare, come l'altra sera al «Ritrovo dei ferrovieri»: ecco la Nausea; ecco quello che i Porcaccioni — quelli di Poggio Verde e gli altri — tentano di nascondersi con il loro concetto di diritto. Ma che meschina menzogna: nessuno ha diritto; essi sono completamente gratuiti, come gli altri uomini, non arrivano a non sentirsi di troppo. E nel loro intimo, segretamente, sono di troppo, cioè amorfi e vacui; tristi.”

2003, p. 164
La nausea

“L'uomo è una passione inutile.”

traduzione di G. Del Bo, Il Saggiatore, 1965², p. 738
L'essere e il nulla

“[Che Guevara] Non era solo un intellettuale, era l'essere umano più completo del nostro tempo.”

Origine: Citato in Paco Ignacio Taibo II, Senza perdere la tenerezza. Vita e morte di Ernesto Che Guevara, traduzione di Gloria Cecchini, Gina Maneri e Sandro Ossola, il Saggiatore, Milano, 2012, p. 406 http://books.google.it/books?id=ST8rUcRpifYC&pg=PA406. ISBN 978-88-428-1781-9

“Cristo si è fermato a Eboli, L'Orologio, sono i momenti di un'autobiografia che non può svolgersi altrimenti che ricostruendo la storia della società italiana, dal fascismo ai primi anni del dopoguerra. Carlo Levi — qui è il centro della sua arte — non dipinge un quadro d'insieme di codesta società per poi, subito dopo, inserirvisi; non procede verso l'universale astratto. Nella sua opera il moto di universalizzazione è tutt'uno con l'approfondimento del concreto. Dai suoi inizi ci ha posto, sempre, contemporaneamente su due piani: quello della Storia e quello delle sue storie, specchiantisi l'uno nell'altro. Mi sia consentito affermare, in questa occasione, il mio totale consenso a un'arte dello scrivere cosí concepita. Io credo che, attualmente, non possiamo tentare nient'altro che collocare i nostri lettori in questa doppia prospettiva: di una vita che si singola-rizza, avida di gustare il sapore di tutte le altre vite, e di una universalità strutturata del vissuto che si totalizza soltanto nelle vite particolari. […] Quella curiosità di cui poco fa ho parlato, e che ha fatto di lui lo scrittore di cui non possiamo mai dimenticarci, è nata dalla passione di vivere, che lo induce a cogliere come un valore, in se stesso e negli altri, ogni esperienza vissuta. In Levi tutto si accorda, tutto si tiene. Medico dapprima, poi scrittore e artista per una sola identica ragione: l'immenso rispetto per la vita. E questo stesso rispetto è all'origine del suo impegno politico, cosí come alla sorgente della sua arte.”

Origine: Da Galleria, 3-6 (1967), pp. 259-60, a cura di Aldo Marcovecchio; citato in Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, Einaudi, 1990, p. XII.

“Lungi dall'essere esaurito, il marxismo è ancora giovanissimo, quasi nell'infanzia: ha appena cominciato a svilupparsi. Esso rimane dunque la filosofia del nostro tempo: è insuperabile perché le circostanze che l'hanno generato non sono ancora superate.”

Origine: Da Questions de méthode (Questioni di metodo), in Critique de la raisson dialectique, Gallimard, Paris, 1960, traduzione italiana di F. Ferniani, Il Saggiatore, Milano, 1976, pp. 92-96.

“Per quanto riguarda gli uomini, non sono interessato a ciò che essi sono, ma a quel che possono diventare.”

Origine: Citato in AA.VV., Il libro della filosofia, traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 271. ISBN 9788858014165