Frasi di Samuel Beckett

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“Dire è inventare. Sbagliato, molto giustamente sbagliato.”

“Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Fallisci ancora. Fallisci meglio.”

“Il tacere non è silenzio.”

“Pozzo: Ci danno la vita a cavallo di una tomba. Il giorno splende in un istante; ed è subito notte.”

“Le idee si assomigliano in modo incredibile, quando si conoscono.”

“Estragone: Siamo contenti. (Silenzio.) E che facciamo, ora che siamo contenti?
Vladimiro: Aspettiamo Godot.
Estragone: Già, è vero.”

“La migliore ragione che si può dare per credere […], è che così è più divertente. Non credere […] è una noia. Noi non ci preoccupiamo di cambiare. Semplicemente non possiamo sopportare di annoiarci.”

“Quanto ai particolari, se ci si interessa ai particolari, non c'è da disperare, si può finire per bussare alla porta giusta, nel modo giusto. È per l'insieme che non sembra esistere una formula magica. Forse non c'è insieme, se non postumo.”

“Si nasce tutti pazzi. Alcuni lo restano.”

“Non accade nulla, nessuno arriva, nessuno se ne va, è terribile!”

“È al mattino che bisogna nascondersi. La gente si sveglia, fresca ed efficiente, assetata d'ordine, di bellezza e di giustizia, ed esige la contropartita.”

“Si lamenta della scarpa, quando dovrebbe lamentarsi del piede.”

“Vladimiro
Un cane andò in…
(Si accorge di aver cominciato troppo basso, s'interrompe, tossisce, riprende più alto)
Un cane andò in cucina
e si accostò al fornello.
Allora col coltello
il cuoco lo sgozzò.
Ciò visto gli altri cani
scavarono una fossa…
(S'interrompe e dopo un istante di raccoglimento riprende)
Ciò visti gli altri cani
scavarono una fossa
e sulla terra smossa
scrissero con la coda:
Un cane andò in cucina
e si accostò al fornello.”

“Ce n'era uno in grado di mettersi al mio posto, di sentire quanto poco, in quel momento, ero quello che avevo l'aria di essere, e in quel poco che potenza c'era, di gomene tese da spezzarsi?”

“Sta di fatto, si direbbe, che tutto ciò che si può sperare è d'essere un po' meno, alla fine, chi si era all'inizio, e in seguito.”

“E non smetteva mai di parlare, mentre io non aprivo bocca che per domandare, di quando in quando, e sempre più debolmente, in che città eravamo.”

“A forza di chiamare questa cosa la mia vita finirò per crederci. È il principio della pubblicità.”

“L'uomo di buona memoria nulla ricorda, perché nulla dimentica.”

“Non c'è niente di più comico dell'infelicità.”

“La lacrime del mondo sono immutabili. Non appena qualcuno si mette a piangere, un altro, chi sa dove, smette.”

“Dunque non diciamo male della nostra epoca, non è più disgraziata delle altre. (Silenzio.) Non ne diciamo neanche bene. (Silenzio.) Non ne parliamo. (Silenzio.) È vero che la popolazione è aumentata…”

“[…] preferisco a Mozart il farmacista Borodin”

“La differenza, dunque, dico, tra Bergson ed Einstein, la differenza essenziale, è quella tra un filosofo ed un sociologo”

“Ha un'aria da vecchio, e fa pietà vederlo andare tutto solo dopo tanti anni, tanti giorni e tante notti concessi a fondo perduto a quella voce che insorge alla nascita, e anche prima, a quell'insaziabile Come fare? Come fare?, a volte basso, un mormorio, a volte chiaro come il E da bere? del maitre, e che spesso si gonfia fino all'urlo. Per andarsene tutto solo, alla fine dei conti, o quasi, per vie ignote, al cader della notte, con un bastone.”

“Vi dirò una cosa, quando le assistenti sociali vi offrono di che non svenire, per graziosa elargizione, cosa che per loro è un'ossessione, avete un bel tentare la fuga. Vi inseguiranno fino ai confini della terra, con l'emetico in mano. Quelli dell'esercito della salvezza non sono da meno. No, contro il gesto caritatevole non c'è difesa, che io sappia. Si china il capo, si tendono le mani tutte tremanti e giunte e si dice grazie, grazie signora, grazie mia buona signora. A chi non ha nulla è proibito non amare la merda.”

“Non voler dire, non sapere ciò che si vuol dire, non poter dire ciò che si crede di voler dire, e dire sempre, o quasi, ecco cosa è importante non perdere di vista, nell'ardore della stesura.”

“La mia vita, la mia vita, ora ne parlo come d'una cosa finita, ora come d'una burla che dura ancora, e ho torto, perché è finita e perdura insieme, ma con quale tempo del verbo esprimerlo?”

“[Descrivendo la sua decisione di abbandonare la madrelingua inglese, per scrivere in francese] Potete includermi nella lugubre categoria di quelli che, se dovessero agire nella più piena consapevolezza di quello che stanno facendo non agirebbero mai.”

“Clov: Non c'è più natura. […] almeno nelle vicinanze.”

“Clov (con angoscia, grattandosi): Ho una pulce.
Hamm: Una pulce? Ci sono ancora delle pulci?
Clov (grattandosi): A meno che non sia una piattola.
Hamm (molto preoccupato): Ma a partire di lì l'umanità potrebbe ricostituirsi! Per amor del cielo, acchiappala!”

“Non val più la pena di fare il processo alle parole. Non sono più vuote di ciò che veicolano.”

“Bah, le ultime notizie, le ultime notizie non sono le ultime.”

“The expression that there is nothing to express, nothing with which to express, nothing from which to express, no power to express, no desire to express, together with the obligation to express.”

“I grow gnomic. It is the last phase.”

“It sometimes happens and will sometimes happen again that I forget who I am and strut before my eyes, like a stranger.”

“To know nothing is nothing, not to want to know anything likewise, but to be beyond knowing anything, to know you are beyond knowing anything, that is when peace enters in, to the soul of the incurious seeker.”

“In me there have always been two fools, among others, one asking nothing better than to stay where he is and the other imagining that life might be slightly less horrible a little further on.”

“To think that in a moment all will be said, all to do again.”

“It’s to me this evening something has to happen, to my body as in myth and metamorphosis, this old body to which nothing ever happened, or so little, which never met with anything, wished for anything, in its tarnished universe, except for the mirrors to shatter, the plane, the curved, the magnifying, the minifying, and to vanish in the havoc of its images.”

“Bid us sigh on from day to day,
And wish and wish the soul away,
Till youth and genial years are flown,
And all the life of life is gone.”

“This place, if I could describe this place, no place around me, there’s no end to me, I don’t know what it is, it isn’t flesh, it doesn’t end, it’s like air…”

“Spend the years of learning squandering
Courage for the years of wandering
Through a world politely turning
From the loutishness of learning.”

“He who has waited long enough, will wait forever. And there comes the hour when nothing more can happen and nobody more can come and all is ended but the waiting that knows itself in vain.”

“There is something … more important in life than punctuality, and that is decorum.”

“Consider: the darkening ease, the brightening trouble; the pleasure pleasure because it was, the pain pain because it shall be; the glad acts grown proud, the proud acts growing stubborn; the panting and trembling towards a being gone, a being to come; and the true true no longer, and the false true not yet. And to decide not to smile after all, sitting in the shade, hearing the cicadas, wishing it were night, wishing it were morning, saying, No, it is not the heart, no, it is not the liver, no, it is not the prostate, no, it is not the ovaries, no, it is muscular, it is nervous.”

“To him who has nothing it is forbidden not to relish filth.”

“I have always been amazed at my contemporaries’ lack of finesse, I whose soul writhed from morning to night, in the mere quest of itself.”

“Ah if only this voice could stop, this meaningless voice which prevents you from being nothing, just barely prevents you from being nothing and nowhere, just enough to keep alight this little yellow flame feebly darting from side to side, panting, as if straining to tear itself from its wick, it should never have been lit, or it should never have been fed, or it should have been put out, put out, it should have been let go out.”

“Dear incomprehension, it’s thanks to you I’ll be myself, in the end.”

“The fact is, it seems, that the most you can hope is to be a little less, in the end, the creature you were in the beginning, and the middle.”

“All this business of a labour to accomplish, before I can end, of words to say, a truth to recover, in order to say it, before I can end, of an imposed task, once known, long neglected, finally forgotten, to perform, before I can be done with speaking, done with listening, I invented it all, in the hope it would console me, help me to go on, allow me to think of myself as somewhere on a road, moving, between a beginning and an end, gaining ground, losing ground, getting lost, but somehow in the long run making headway.”

“I marshalled the words and opened my mouth, thinking I would hear them. But all I heard was a kind of rattle, unintelligible even to me who knew what was intended.”

“These things I say, and shall say, if I can, are no longer, or are not yet, or never were, or never will be, or if they were, if they are, if they will be, were not here, are not here, will not be here, but elsewhere.”

“Krapp: Ah finish your booze now and get to your bed. Go on with this drivel in the morning. Or leave it at that. (Pause.) Leave it at that.”

“I felt weak, perhaps I was.”

“All I say cancels out, I’ll have said nothing.”

“And once again I am I will not say alone, no, that's not like me, but, how shall I say, I don't know, restored to myself, no, I never left myself, free, yes, I don't know what that means but it's the word I mean to use, free to do what, to do nothing, to know, but what, the laws of the mind perhaps, of my mind, that for example water rises in proportion as it drowns you and that you would do better, at least no worse, to obliterate texts than to blacken margins, to fill in the holes of words till all is blank and flat and the whole ghastly business looks like what is, senseless, speechless, issueless misery.”

“It means what it says.”

“The essential is to go on squirming forever at the end of the line, as long as there are waters and banks and ravening in heaven a sporting god to plague his creatures, per pro his chosen shits.”

“The confusion is not my invention. We cannot listen to a conversation for five minutes without being acutely aware of the confusion. It is all around us and our only chance now is to let it in.”

“Birth was the death of him.”