“Se la fuga da Jàsnaja non fosse maturata tanto a lungo – trent'anni – e non si fosse intrecciata tanto strettamente, fin dall'inizio, con l'immagine della morte, la fine di Tolstòj apparirebbe segnata da una follia non molto diversa dalla follia di sua moglie – divenuta negli ultimi anni la sua nemica più accanita e più istericamente astuta. Scappare così, di notte, con l'aria di farlo un po' per disperazione e un po' per dispetto, cercando col dito sulla carta geografica, durante le soste, il luogo dove andare – la Bessarabia? la Bulgaria? –: ci sarebbe davvero da provare pietà, più che desiderio di comprendere, dinanzi a una morte simile, povero Tolstòj. E invece quella sua fine incute molto rispetto, ed è difficile non vedervi un estremo sforzo di giungere alla «biografia ideale» di cui dicevo, a quella saggezza che fa compiere degnamente la cosa giusta nel momento giusto.”

—  Igor Sibaldi

Origine: Introduzione a Lev Tolstoj, p. LXX

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 04 Giugno 2020. Storia
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Igor Sibaldi 35
traduttore, saggista e scrittore italiano 1957

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“Disperazione o follia?", disse Gandalf. "Non è disperazione, perché la disperazione è solo per coloro che vedono la fine senza dubbio possibile. Non è il nostro caso. È saggezza riconoscere la necessità quando tutte le altre vie sono state soppesate, benché possa sembrare follia a chi si appiglia a false speranze. Ebbene, che la follia sia il nostro manto, un velo dinnanzi agli occhi del Nemico! Egli è molto saggio, e soppesa ogni cosa con estrema accuratezza sulla bilancia della sua malvagità. Ma l'unica misura che conosce è il desiderio, desiderio di potere, ed egli giudica tutti i cuori alla stessa stregua. La sua mente non accetterebbe mai il pensiero che qualcuno possa rifiutare il tanto bramato potere, o che, possedendo l'Anello, voglia distruggerlo. questa dev'esser dunque la nostra mira, se vogliamo confondere i suoi calcoli.”

Variante: "Disperazione o follia?", disse Gandalf. "Non è disperazione, perché la disperazione è solo per coloro che vedono la fine senza dubbio possibile. Non è il nostro caso. È saggezza riconoscere la necessità quando tutte le altre vie sono state soppesate, benché possa sembrare follia a chi si appiglia a false speranze. Ebbene, che la follia sia il nostro manto, un velo dinnanzi agli occhi del Nemico! Egli è molto saggio, e soppesa ogni cosa con estrema accuratezza sulla bilancia della sua malvagità. Ma l'unica misura che conosce è il desiderio, desiderio di potere, ed egli giudica tutti i cuori alla stessa stregua. La sua mente non accetterebbe mai il pensiero che qualcuno possa rifiutare il tanto bramato potere, o che, possedendo l'Anello, voglia distruggerlo. questa dev'esser dunque la nostra mira, se vogliamo confondere i suoi calcoli".
Origine: Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell'Anello, p. 339

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