“Inutile chiedere a Caino chi dei due è il giusto Abele: ti risponderà che è lui. E purtroppo anche l'altro. E Abele, nel momento in cui dice di essere Abele per opposizione a Caino, è già Caino. Solo da chi muore e da chi sopravvive sapremo chi è chi, come fra ladri e carabinieri. Abele è Abele soltanto una volta morto. Un po' tardi, no? Che se ne fa il mondo di un Abele morto? Quello che se ne faceva di un Abele vivo: niente. Inoltre, se non fosse stato per la mano allo stesso tempo fratricida e fraterna di Caino, Abele non sarebbe mai stato nessuno, né da vivo né da morto. È Caino destinato a raccontarci chi era e come era Abele, Abele, facendo solo, tace sempre e soprattutto tace tutto del bene che fa. E Caino l'addetto alle pubbliche relazioni con la Storia e, pertanto, è lui a creare la memoria storica dell'umanità e la sua utopia migliorista, che niente ha a che vedere col suo presente e il suo futuro di Caino. Il Bene è solo l'ozio del Male in vena di speculazioni filosofiche. E Caino, fermandosi al richiamo di Dio, alza la testa, si stringe nelle spalle, allarga le mani insanguinate del sangue del fratello e Gli risponde, «Ma Dio, non sono io, c'est la vie!». E neanche Dio non può farci niente, proprio come l'uomo: sa chi è l'uno Abele e sa chi è l'altro Caino e morta lì.”

—  Aldo Busi

pp. 216-217

Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia

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