Frasi di David Hume
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David Hume è stato un filosofo scozzese.

È considerato il terzo e forse il più radicale dei British Empiricists , dopo l'inglese John Locke e l'anglo-irlandese George Berkeley. Wikipedia  

✵ 26. Aprile 1711 – 25. Agosto 1776
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David Hume frasi celebri

Frasi sugli uomini di David Hume

“[Che] i negri, e in generale tutte le altre specie di uomini siano per natura inferiori ai bianchi.”

citato in Gianni Scipione Rossi, Razzismo. Il buio della ragione nel secolo dei lumi

Frasi su come pensare di David Hume

“Io sono seduto nella mia camera con la faccia rivolta al fuoco, e tutti gli oggetti che colpiscono i miei sensi sono contenuti in pochi metri intorno a me. La memoria, invero, mi fa presente l'esistenza di molti oggetti; ma questa sua testimonianza non si estende oltre la loro precedente esistenza, né i sensi né la memoria attestano la continuità del loro essere. Mentre sono ancora seduto e rivolgo per la mente questi pensieri, sento ad un tratto un rumore, come di una porta che gira sopra i suoi cardini, e poco dopo vedo il portiere che avanza verso di me. Ciò mi dà occasione a molte riflessioni e nuovi ragionamenti. Anzitutto, io non ho mai osservato che quel rumore possa provenire da altro fuorché dal movimento di una porta, e quindi concludo che il presente fenomeno sarebbe in contraddizione con tutte le precedenti esperienze, qualora io non ammettessi che la porta, che ricordo dall'altra parte della camera, continua ad esistere. Ancora: ho sempre visto che un corpo umano possiede una qualità ch'io chiamo gravità, e che gl'impedisce di volare, come questo portiere dovrebbe aver fatto per giungere nella mia camera, se pensassi che la scala, di cui ho il ricordo, fosse stata distrutta nella mia assenza. Ma non è tutto. Io ricevo una lettera: aprendola, vedo dal carattere e dalla firma che viene da un amico che mi dice esser distante duecento leghe. È evidente che non posso mai rendermi ragione di questo fenomeno in conformità della mia esperienza in altri casi, senza far passare nella mia mente tutto il mare e il continente che ci separano, e senza supporre gli effetti e l'esistenza continuata dei corrieri e dei battelli, conforme alla mia memoria e osservazione. I fenomeni, dunque, del portiere e della lettera, sotto un certo aspetto sono in contraddizione con l'esperienza comune, e possono esser giudicati come obiezioni alle massime riguardanti la connessione tra cause ed effetti. Io, infatti, sono abituato a udire un certo suono nello stesso tempo che vedo un certo oggetto in movimento; in questo caso, invece, non ho ricevuto le due percezioni insieme. Sì che queste due osservazioni sono contrarie, a meno ch'io non supponga che la porta rimanga ancora, e che sia stata aperta senza ch'io ne abbia avuto la percezione. E questa supposizione, da principio arbitraria e ipotetica, acquista forza ed evidenza per essere la sola che possa conciliare quella contraddizione. Di questi casi se ne offrono continuamente nella mia vita, e mi spingono a supporre una continuata esistenza degli oggetti al fine di collegare le passate con le presenti loro apparizioni, e dare loro quella reciproca unione che ho trovato per esperienza convenire alla loro particolare natura e alle circostanze. Io sono, così, naturalmente portato a considerare il mondo come qualcosa di reale e di durevole, che mantiene la sua esistenza anche quando cessa di esser presente alla mia percezione.”

Trattato sulla natura umana

“Quasi tutti i ragionamenti in questo libro vengono ricondotti all'esperienza; e la credenza, che accompagna l'esperienza, viene spiegata soltanto come un sentimento peculiare, o una concezione vivace prodotta dall'abitudine. Né questo è tutto; quando noi crediamo che qualche cosa abbia un'esistenza esterna, o quando supponiamo che un oggetto esista un istante dopo che esso cessa di essere percepito, questa credenza non è che un sentimento della stessa specie. Il nostro autore insiste su parecchie altre tesi scettiche ed infine conclude che noi prestiamo fede alle nostre facoltà ed adoperiamo la ragione soltanto perché non possiamo farne a meno. La filosofia ci renderebbe interamente pirroniani, se la natura non fosse troppo forte su questo punto. Concluderò la logica di quest'autore dando ragione di due opinioni, che sembrano a lui peculiari, come sono, del resto, la maggior parte delle sue opinioni. Egli afferma che l'anima in quanto la possiamo concepire, non è che un sistema, una serie di percezioni differenti, di caldo e di freddo, di amore e di collera, di pensieri e di sensazioni, tutte unite insieme, ma senza alcuna perfetta semplicità o identità. Cartesio sosteneva che l'essenza della mente è il pensiero, non questo o quel pensiero, ma il pensiero in generale. Ma ciò pare del tutto inintelligibile, poiché ogni cosa che esiste è particolare, e perciò devono essere le nostre distinte percezioni particolari che compongono la mente. Dico, compongono la mente, non appartengono ad essa. La mente non è una sostanza, alla quale le percezioni ineriscano. Questa nozione è altrettanto inintelligibile di quella cartesiana secondo la quale il pensiero o la percezione in generale è l'essenza della mente. Noi non abbiamo alcuna idea di una sostanza di qualsiasi genere, perché non abbiamo alcuna idea che non sia derivata da qualche impressione e non abbiamo impressione alcuna di una qualsiasi sostanza, materiale o spirituale che sia. Noi conosciamo soltanto qualità e percezioni particolari. Come la nostra idea di un corpo, per esempio di una pesca, non è che l'idea di un particolare sapore, colore, figura, grandezza, solidità ecc., così la nostra idea di una mente non è che quella di particolari percezioni, senza la nozione di tutto quello che chiamiamo sostanza, semplice o composta che sia.
Il solo mezzo per cui possiamo sperare di ottenere un successo nelle nostre ricerche filosofiche è quello di abbandonare il tedioso ed estenuante metodo seguito fino ad oggi; invece d'impadronirci, di tanto in tanto, d'un castello o d'un villaggio alla frontiera, marciamo direttamente sulla capitale, ossia al centro di queste scienze, alla natura umana: padroni di esso, potremo sperare di ottenere ovunque una facile vittoria. Movendo di qui, potremo estendere la nostra conquista a tutte le scienze piú intimamente legate con la vita umana e procedere poi con agio a quelle che sono oggetto di pura curiosità. Non c'è questione di qualche importanza, la cui soluzione non sia compresa nella scienza dell'uomo, e non c'è nessuna che possa venire risolta con certezza se prima non la padroneggiamo. Accingendoci quindi a spiegare i princípi della natura umana, noi miriamo in realtà a un sistema completo delle scienze costruito su di un fondamento quasi del tutto nuovo e tale che solo su esso possano poggiare con sicurezza.”

Trattato sulla natura umana

David Hume Frasi e Citazioni

“L'abitudine […] è la grande guida della vita umana.”

Origine: Da Ricerche sull'intelletto umano, 5, 1; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013.

“Sii filosofo; ma in mezzo a tutta la tua filosofia, sii sempre un uomo.”

Origine: Da Ricerca sull'intelletto umano, sez. I; citato in Guido Ceronetti, La pazienza dell'arrostito: giornale e ricordi (1983-1987), Adelphi, Milano, 1990, p. 68. ISBN 88-459-0793-7

“Se dobbiamo essere sempre in preda ad errori e illusioni, preferiamo che siano almeno naturali e piacevoli.”

Origine: Citato in Giovanni Reale, Dario Antiseri, Il pensiero occidentale dalle origini ad oggi, 2, Dall'Umanesimo a Kant, 2. ed., La Scuola, Brescia, 1983, p. 414.

“Gli ambiti in cui i ricchi ricavano poco, devono contribuire in gran parte alla soddisfazione delle necessità publiche.”

Origine: Citato in AA.VV., Il libro dell'economia, traduzione di Olga Amagliani e Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 47. ISBN 9788858014158

David Hume: Frasi in inglese

“The sense of justice and injustice is not deriv'd from nature, but arises artificially… from education, and human conventions.”

David Hume libro Trattato sulla natura umana

Part 2, 1.17
A Treatise of Human Nature (1739-40), Book 3: Of morals

“THERE is no method of reasoning more common, and yet none more blameable, than, in philosophical disputes, to endeavour the refutation of any hypothesis, by a pretence of its dangerous consequences to religion and morality.”

David Hume libro An Enquiry Concerning Human Understanding

Of Liberty and Necessity, Part II (http://www.bartleby.com/37/3/12.html)
An Enquiry Concerning Human Understanding (1748)
Contesto: THERE is no method of reasoning more common, and yet none more blameable, than, in philosophical disputes, to endeavour the refutation of any hypothesis, by a pretence of its dangerous consequences to religion and morality. When any opinion leads to absurdities, it is certainly false; but it is not certain that an opinion is false, because it is of dangerous consequence. Such topics, therefore, ought entirely to be forborne; as serving nothing to the discovery of truth, but only to make the person of an antagonist odious.

“The heights of popularity and patriotism are still the beaten road to power and tyranny; flattery to treachery; standing armies to arbitrary government; and the glory of God to the temporal interest of the clergy.”

David Hume libro Essays, Moral, Political, and Literary

Part I, Essay 8: Of Public Credit (This appears as a footnote in editions H to P. Other editions include it in the body of the text, and some number it Essay 9.)
Essays, Moral, Political, and Literary (1741-2; 1748)

“Art may make a suit of clothes; but nature must produce a man.”

David Hume libro Essays, Moral, Political, and Literary

Part I, Essay 15: The Epicurean
Essays, Moral, Political, and Literary (1741-2; 1748)

“The slaving Poor are incapable of any Principles: Gentlemen may be converted to true Principles, by Time and Experience. The middling Rank of Men have Curiosity and Knowledge enough to form Principles, but not enough to form true ones, or correct any Prejudices that they may have imbib’d: And ’tis among the middling Rank, that Tory Principles do at present prevail most in England.”

David Hume libro Essays, Moral, Political, and Literary

Part I, Essay 9: Of The Parties of Great Britain; final lines of this essay in the 1741 and 1742 editions of Essays, Moral and Political, they were not included in later editions.
Essays, Moral, Political, and Literary (1741-2; 1748)

“For my part, when I enter most intimately into what I call myself, I always stumble on some particular perception or other, of heat or cold, light or shade, love or hatred, pain or pleasure. I never can catch myself at any time without a perception, and never can observe any thing but the perception. When my perceptions are remov’d for any time, as by sound sleep; so long am I insensible of myself, and may truly be said not to exist. And were all my perceptions remov’d by death, and cou’d I neither think, nor feel, nor see, nor love, nor hate after the dissolution of my body, I shou’d be entirely annihilated, nor do I conceive what is farther requisite to make me a perfect non-entity. If any one upon serious and unprejudic’d reflexion, thinks he has a different notion of himself, I must confess I can reason no longer with him. All I can allow him is, that he may be in the right as well as I, and that we are essentially different in this particular. He may, perhaps, perceive something simple and continu’d, which he calls himself; tho’ I am certain there is no such principle in me… But setting aside some metaphysicians of this kind, I may venture to affirm of the rest of mankind, that they are nothing but a bundle or collection of different perceptions, which succeed each other with an inconceivable rapidity, and are in a perpetual flux and movement.”

David Hume libro Trattato sulla natura umana

Part 4, Section 6
A Treatise of Human Nature (1739-40), Book 1: Of the understanding

“By liberty, then, we can only mean a power of acting or not acting, according to the determinations of the will.”

David Hume libro An Enquiry Concerning Human Understanding

§ 8.23
An Enquiry Concerning Human Understanding (1748)

“Grief and disappointment give rise to anger, anger to envy, envy to malice, and malice to grief again, till the whole circle be completed.”

David Hume libro Trattato sulla natura umana

Part 1, Section 4
A Treatise of Human Nature (1739-40), Book 2: Of the passions

“That the sun will not rise to-morrow is no less intelligible a proposition, and implies no contradiction, than the affirmation, that it will rise.”

David Hume libro An Enquiry Concerning Human Understanding

§ 4.8
An Enquiry Concerning Human Understanding (1748)

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