Frasi di Marco Valerio Marziale

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“Lascia che si veda il tuo piccolo difetto: | un difetto, se nascosto, sembra molto più grave.”

“La vita non è vivere: la vita è stare bene.”

“Ammiri solo gli antichi, Vacerra, e lodi i poeti solo se sono già morti.
Scusami, Vacerra, ma non val la pena che io, per piacerti, muoia”

“[Sugli Epigrammi] Ce ne sono dei buoni, alcuni sono mediocri, ma i più sono cattivi.”

“Ciabattino, non devi prendertela con il mio libretto. | Le mie poesie colpiscono il tuo mestiere, non la tua vita. | Permettimi le mie spiritosaggini innocue.”

“Un uomo onesto aumenta il tempo della sua vita: | vive due volte chi riesce a godere del passato.”

“Dal momento che conosci la vita e la fedeltà di tuo marito | e sai che nessun'altra donna agita o monta sul tuo letto, | perché sciocca ti tormenti per i suoi schiavi come fossero | i suoi amanti, che amano di un amore breve e fuggitivo? […] | La vera matrona, la vera donna deve conoscere i suoi limiti: | lascia ai ragazzi la loro parte, tu tieniti la tua.”

“[All'amante] Vergognati, Fillide: rispetta almeno verità e giustizia. | Io non ti nego nulla, Fillide: tu, Fillide, non mi negare nulla.”

“La fortuna dà troppo a molti, a nessuno abbastanza.”

“L'uomo buono è sempre un inesperto.”

“[Alle terme] Hai sentito che applausi ai bagni pubblici? Sappi che è entrata l'enorme minchia di Marone!”

“[A un plagiario] Si dice in giro, Fidentino, che tu le mie poesie | reciti in pubblico come se fossero le tue. | Te le regalerò, se vuoi che si dicano mie: comprale | se vuoi che si dica che sono tue, e non saranno più mie.”

“Questa è la legge stabilita per le poesie giocose: | possono divertire solo se sono pruriginose.”

“Non sente di buono chi vuol sentir sempre di buono.”

“Ti stupisci che le orecchie di Mario puzzino. | Colpa tua, Nestore: sei tu che gli parli nelle orecchie.”

“Per poeta vorresti passare, | ma un verso tuo non ce l'hai detto mai: | prometti che per sempre tacerai, | e passa pure per chi cazzo ti pare.”

“Tutto quello che mi chiedi, Cinna maledetto, non è mai nulla: | se non mi chiedi nulla, Cinna, allora non ti nego nulla.”

“Lodano quelli, ma leggono gli altri.”

“Quando non avevi seimila sesterzi, Ceciliano, una portantina | da sei schiavi ti scarrozzava in giro per tutta Roma. | dopo che la dea cieca te ne ha dati due milioni, | tanti da sfondarti le tasche, ecco, te ne vai in giro a piedi.”

“Parma, nella Gallia Cisalpina, tosa innumerevoli armenti.”

“I regali fatti agli amici non sono preda del fato: | avrai soltanto le ricchezze che hai donato.”

“A quale avvoltoio toccherà questo cadavere?”

“Vuoi sposare Prisco: non mi stupisco, Paola, scema non sei. | Prisco non ti vuole sposare: scemo non è neppure lui.”

“Hai fatto un errore, Lupo, per colpa delle vocali: | infatti, quando mi hai dato un terreno, | avrei preferito che tu vessi dato un torrone.”

“Né con te posso vivere, né senza di te.”

“Se nella questione alcuno chiami me a giudice, dirò che il più prelibato fra gli uccelli è il tordo, fra i quadrupedi la lepre.”

“Se ne sta pigiata in queste strette pergamene l'enorme opera di Livio, quella che, a contenerla tutta intera, non basta la mia biblioteca.”

“Muove liti Diodoro in ogni lato, | sebbene afflitto sia dalla podagra; | ma quando ha da pagare l'avvocato, | il suo male convertesi in chiragra.”

“Ecco il Vesuvio, poc'anzi verdeggiante di vigneti ombrosi, qui un'uva pregiata faceva traboccare le tinozze; Bacco amò questi balzi più dei colli di Nisa, su questo monte i Satiri in passato sciolsero le lor danze; questa, di Sparta più gradita, era di Venere la sede, questo era il luogo rinomato per il nome di Ercole. Or tutto giace sommerso in fiamme ed in tristo lapillo: ora non vorrebbero gli dèi che fosse stato loro consentito d'esercitare qui tanto potere.”

“Ride, si sapis.”