Frasi di Tito Lívio
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Tito Livio, il cui cognomen è sconosciuto , è stato uno storico romano, autore di una monumentale storia di Roma, gli Ab Urbe Condita libri CXLII, dalla sua fondazione fino alla morte di Druso, figliastro di Augusto nel 9 a.C..

✵ 59 a.C. – 17 d.C.   •   Altri nomi Livius
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Tito Lívio Frasi e Citazioni

“Dimostra di essere solidissimo quel governo in cui tutti obbediscono con grande soddisfazione personale.”
Id firmissimum longe imperium est quo oboedientes gaudent.

Lucio Furio Camillo: VIII, 13

“Per lo più precipita nel suo destino chi fugge.”

VIII, 24; 2006
Ferme fugiendo in media fata ruitur.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

“Il risultato mostra che la fortuna aiuta gli audaci.”

VIII, 29; 2009
[E]ventus docuit fortes fortunam iuvare.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X
Origine: L'espressione «La fortuna aiuta gli audaci», utilizzata da Livio anche in un altro passo dell'opera (XXXIV, 37), si trova in molti autori latini, soprattutto in Terenzio Phorm. 1, 4, 25 (203); cfr. Cicerone Tusc. 2, 4, 11. Cfr. anche Publio Virgilio Marone.

“L'invidia, come il fuoco, si dirige sempre verso i posti più elevati.”

Quinto Fabio Massimo Rulliano: VIII, 31; 2006
Etenim invidiam tamquam ignem summa petere.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

“La fortuna molto può in tutte le umane cose, ma specialmente in guerra.”

IX, 17; 2006
Fortuna per omnia humana maxime in res bellicas potens.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

“Absit invidia verbo.”

IX, 19 e XXXVI, 7

“Per badare allo Stato niente è più sicuro di un collegio concorde.”

Quinto Fabio Massimo Rulliano: X, 22; 2011
[N]ihil concordi collegio firmius ad rem publicam tuendam esse.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X
Origine: Questo qui espresso è il principio fondamentale delle istituzioni romane. Tutte le cariche erano collegiali, dai consoli alle magistrature minori, poiché c'era la convinzione che una gestione di questo tipo potesse allontanare il pericolo di una tirannide. (2011)

“Lode al tuo valore e al tuo impegno.”

Lucio Papirio Cursore: X, 40; 1997
Tu quidem macte virtute diligentiaque esto.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X
Origine: Rispondendo al giovane Spurio Papirio, figlio di suo fratello.

“[Su Annibale] Ma in un uomo di tali qualità e valore, la contropartita era data da vizi immensi: una crudeltà mai vista in altra persona, una slealtà che lo rendeva peggiore della sua stessa origine cartaginese, disprezzo per le cose più vere e più sacre, spregio assoluto per gli dèi, per i giuramenti, per i vincoli religiosi.”

XXI, 4; 1997
Has tantas viri virtutes ingentia vitia aequabant, inhumana crudelitas, perfidia plus quam Punica, nihil veri, nihil sancti, nullus deum metus, nullum ius iurandum, nulla religio.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Mentre a Roma si discute, Sagunto è presa.”

XXI, 7; 2006
Dum ea Romani parant consultantque, iam Saguntum summa vi oppugnabatur.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX
Origine: Si dice per lunghe discussioni che portano a indugi, invece che a rapide azioni.

“Tanto minore è il pericolo, quanto minore è la paura.”

XXII, 5; 1997
[Q]uo timoris minus sit, eo minus ferme periculi esse.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Siamo stati sconfitti in una grande battaglia.”

Marco Pomponio: XXII, 7; 1997
M. Pomponius praetor pugna inquit magna victi sumus.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Tutti sanno che, sotto un buon condottiero, non ha grande valore la fortuna, ma sono a prevalere l'intelligenza e la razionalità.”

XXII, 25; 1997
Sciant homines bono imperatore haud magni fortunam momenti esse, mentem rationemque dominari.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“E non è solo il successo che insegna – il successo è il maestro degli stolti – ma anche la strategia razionale.”

Quinto Fabio Massimo: XXII, 39; 1997
Nec eventus modo hoc docet – stultorum iste magister est – sed eadem ratio.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Si dice che la verità è destinata a soffrire, ma non si estingue mai.”

Quinto Fabio Massimo: XXII, 39; 1997
Veritatem laborare nimis saepe aiunt, exstingui nunquam.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“A chi opera con calma, ogni cosa è chiara e sicura; la fretta è sconsiderata e cieca.”
Omnia non properanti clara certaque erunt; festinatio improvida est et caeca.

Quinto Fabio Massimo: XXII, 39
Citazioni di Quinto Fabio Massimo, Attribuite

“Annibale, tu sai come si raggiunge una vittoria, ma non sai farne uso.”
Vincere scis, Hannibal; victoria uti nescis.

Maarbale: XXII, 51

“Il male è tanto più tollerabile quanto più lo si conosce.”

XXIII, 3; 1997
[N]otissimum quodque malum maxime tolerabile.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Ognuno ha in mano la propria sorte.”

XXIV, 18; 1997
[S]uam cuique fortunam in manu esse.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Nulla corre più veloce della fama.”

XXIV, 21; 1997
Fama […] nihil [in talibus rebus] est celerius.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“È facile rinunciare al possesso di una grande fortuna nel momento in cui lo si desideri, difficile e impegnativo è invece prepararla e costruirla.”

Dionisio I di Siracusa: XXIV, 22; 1997
Facile esse momento quo quis velit cedere possessione magnae fortunae; facere et parare eam difficile atque arduum esse.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“La folla ha questa natura: o serve umilmente, o superbamente comanda; né sa allontanarsi modestamente dalla giusta libertà, né goderla nella sua pienezza.”

XXIV, 25; 2006
Ea natura multitudinis est: aut servit humiliter aut superbe dominatur; libertatem, quae media est, nec sibi parare modice, nec habere sciunt.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Chi per primo impugnerà la spada, sua sarà la vittoria.”

Lucio Pinario: XXIV, 38; 2010
Qui prior strinxerit ferrum, eius victoria erit.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Molti sono i problemi la cui soluzione trova ostacoli nella natura, ma che vengono risolti dall'intelligenza.”

Annibale: XXV, 11; 1997
Multa, quae impedita natura sunt, consilio expediuntur.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Se nel breve momento utile a cogliere un'occasione, la cui opportunità passa e poi vola via, si esita, inutilmente si va poi alla ricerca della circostanza perduta.”

Lucio Marcio: XXV, 38; 1997
Si in occasionis momento cuius praetervolat opportunitas cunctatus paulum fueris, nequiquam mox omissam quaeras.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Da piccole cose, spesso traggono origine grandi e gravi fatti.”

XXVII, 9; 2006
Ex parvis saepe magnarum momenta rerum pendent.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Come il rigore dei genitori, così quello della patria veniva attenuato dalla pazienza e dalla sopportazione.”

XXVII, 34; 1997
[U]t parentium saevitiam, sic patriae patiendo ac ferendo leniendam esse.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“La paura è sempre inclinata a veder le cose più brutte di quel che sono.”

XXVII, 44; 2006
Metus interpres semper in deteriora inclinatus.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Per i barbari la fedeltà gira al girare della fortuna.”

XXVIII, 17; 1997
[B]arbaris, quibus ex fortuna pendet fides.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“L'animo umano è fin troppo pronto a scusare le proprie colpe.”

XXVIII, 25; 2010
[S]ubtrahente se quoque ut credidisse potius temere quam finxisse rem talem videri posset.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Mi avvicino a questi interrogativi a malincuore, come fossero ferite, ma nessuna cura può essere effettuata senza sfiorarli e discuterli.”

Scipione l'Africano: XXVIII, 27; 2010
Nunquam mihi defuturam orationem qua exercitum meum adloquerer credidi, non quo verba unquam potius quam res exercuerim, […] apud vos quemadmodum loquar nec consilium nec oratio suppeditat.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Tutte le plebi, per natura come il mare immobili, sono agitate dai venti e dalle aure.”

Scipione l'Africano: XXVIII, 27; 2006
Multitudo omnis sicut natura maris per se immobilis est […] ventus et aurae cient.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Nessun delitto può trovare un motivo scusante.”

Scipione l'Africano: XXVIII, 28; 2006
Nullum scelus rationem habet.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Non sempre la temerità ha buon esito.”

Quinto Fabio Massimo: XXVIII, 42; 2006
Non semper temeritas est felix.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Il fraudolento sa guadagnarsi per tempo la fiducia nelle piccole cose, per tradire poi con grande profitto.”

Quinto Fabio Massimo: XXVIII, 42; 1997
Fraus fidem in parvis sibi praestruit ut, cum operae pretium sit.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Il terrore delle cose ignote è maggiore.”

Scipione l'Africano: XXVIII, 44; 2006
Maior ignotarum rerum est terror.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Nei tempi nostri non vi è tanto pericolo dai nemici in armi, quanto dai piaceri che da ogni parte sono sparsi.”

Scipione l'Africano: XXX, 14; 2006
Non est, non tantum ab hostibus armatis aetati nostrae periculi, quantum ab circumfusis undique voluptatibus.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Gli uomini sentono più lentamente il bene, che non il male.”

XXX, 21; 2006
Segnius homines bona quam mala sentiunt.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Possiamo più biasimare il passato, che non correggerlo.”

Annibale: XXX, 30; 2006
Praeterita magis reprehendi possunt quam corrigi.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“È difficile che rifletta sulle incertezze del caso, colui che mai è stato abbandonato dalla fortuna.”

Annibale: XXX, 30; 1997
Non temere incerta casuum reputat quem fortuna nunquam decepit.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“È migliore e più sicura una pace certa che non una vittoria soltanto sperata.”

Annibale: XXX, 30; 1997
Melior tutiorque est certa pax quam sperata victoria.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX
Origine: Queste parole sono di Annibale che parla con Scipione, nel celebre ampio discorso tra i due massimi comandanti dell'epoca e di quella che li aveva preceduti, dopo la sconfitta dei Cartaginesi nella battaglia presso Zama.

“È proprio quando la fortuna si trova al suo apice che bisogna fidarsene meno!”
Maximae cuique fortunae minime credendum est.

Annibale: XXX, 30

“Chi sfacciatamente nega cose certe, merita meno perdono.”

XXX, 42; 2006
[I]mpudenter certa negantibus difficilior venia.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Coloro ai quali per la prima volta arride il successo impazziscono perché non sanno padroneggiare la loro gioia.”

XXX, 42; 1997
[E]x insolentia quibus nova bona fortuna sit impotentes laetitiae insanire.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Delle sventure pubbliche ci accorgiamo solo quando coinvolgono gli interessi privati: nulla in esse ci tocca più profondamente che la perdita del nostro denaro.”

Annibale: XXX, 44; 1997
Sed tantum nimirum ex publicis malis sentimus quantum ad privatas res pertinet, nec in iis quicquam acrius quam pecuniae damnum stimulat.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Nulla è tanto imprevedibile come le reazioni della massa.”

Filippo V di Macedonia: XXXI, 34; 1997
Nihil tam incertum nec tam inaestimabile est quam animi multitudinis.
Ab urbe condita, Libro XXXI – Libro XL

“Tutte le cose, come capita molto spesso, sono più facili a dirsi che a farsi.”

XXXI, 38; 1997
Id dictu quam re, ut pleraque, facilius erat.
Ab urbe condita, Libro XXXI – Libro XL

“L'onore deve essere pari al merito.”

XXXIII, 22; 2006
Par honos in dispari merito esse non debet.
Ab urbe condita, Libro XXXI – Libro XL

“Sopprimere una legge equivale a far vacillare tutte le altre.”

Marco Porcio Catone: XXXIV, 3; 1997
Unam tollendo legem ceteras infirmetis.
Ab urbe condita, Libro XXXI – Libro XL

“Nessuna legge è ugualmente vantaggiosa per tutti: bisogna piuttosto chiedersi se fa gli interessi della maggioranza e da un punto di vista generale.”

Marco Porcio Catone: XXXIV, 3; 1997
Nulla lex satis commoda omnibus est: id modo quaeritur, si maiori parti et in summam prodest.
Ab urbe condita, Libro XXXI – Libro XL