“[…] gli venne l'idea che tutte le lacrime che aveva versato su Valentino fossero in realtà destinate al proiezionista scomparso, tutta la sincerità spesa a piangere la morte di Valentino fosse per ornare la tomba del proiezionista, sotterrata così in profondità nella sua memoria, quella tomba, così poco percepibile nella notte della sua coscienza che, con un gioco di prestigio che non sapeva spiegarsi, qualcosa in lui aveva provato il bisogno di sfogarsi su un lutto di facciata, un dolore alla luce del sole, e aveva scelto di pagare per la morte umiliante di Rodolfo Valentino, si era accusato di questo! La sua reputazione di cazzomolle, era colpa mia! Si era addossato la responsabilità di quella cosiddetta infamia senza che nessuno glielo avesse chiesto, di propria iniziativa: espiazione! […]
oh! il senso del ridicolo…
Un tarlo ben più vorace del rimorso!
Non ti bastava essere un assassino, dovevi anche essere un assassino ridicolo?
Per la prima volta, avvertì l'assoluto della propria solitudine, poiché nulla ci rende più soli, più sperduti in noi stessi della convinzione di essere ridicoli.
Fu sorpreso dall'esplosione della propria risata.”

IV, 20
Ecco la storia

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia

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1988, p. 169
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