“Quei giudici, il cancelliere, i gendarmi, quella folla di teste crudelmente curiose, egli le aveva già viste una volta, molto tempo addietro, ventisett'anni prima. Ritrovava quelle cose funeste: eran lì, si movevano, esistevano. Non era più lo sforzo della sua memoria, un miraggio del suo pensiero; eran gendarmi, veri giudici, vera folla e uomini in carne ed ossa. Era finita! Vedeva riapparire e rivivere intorno a sé, con la evidenza della realtà, gli aspetti mostruosi del suo passato.
Quella scena gli stava dinanzi come un abisso. Ne ebbe orrore, chiuse gli occhi ed esclamò nel più profondo dell'animo: no, mai!
E per un giuoco tragico del destino, che faceva tremare tutte le sue idee e lo rendeva quasi pazzo, colui che vedeva era un altro se stesso; quell'uomo che veniva giudicato era da tutti chiamato Jean Valjean. Aveva sotto gli occhi, inaudita visione, una specie di rappresentazione del momento orribile della sua vita, recitato dal suo fantasma.
Nulla mancava: era lo stesso apparato, la stessa ora notturna, quasi le stesse facce di giudici, di soldati e di spettatori. Soltanto, sopra il capo del presidente v'era un crocifisso, mancava ai tribunali del tempo della sua condanna. Quando l'avevan giudicato, Dio era assente.”

—  Victor Hugo , libro I miserabili

Les Misérables

Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia

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