Frasi su clausola

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema clausola, due-giorni, giorno, parte.

Frasi su clausola

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“Rugby, gioco da psiche cubista – deliberatamente si scelsero un pallone ovale, cioè imprevedibile (rimbalza sull'erba come una frase di Joyce sulla sintassi) per immettere il caos nell'altrimenti geometrico scontro di due bande affamate di terreno – gioco elementare perché è primordiale lotta per portare avanti i confini, lo steccato, l' orlo della tua ambizione – guerra, dunque, in qualche modo, come qualsiasi sport, ma lì quasi letterale, con lo scontro fisico cercato, desiderato, programmato – guerra paradossale perché legata a una regola astuta che vuole le squadre avanzare sotto la clausola di far volare il pallone solo all'indietro, movimento e contromovimento, avanti e indietro, solo certi pesci, e nella fantasia, si muovono così. Una partita a scacchi giocata in velocità, dicono. Nata più di un secolo fa dalla follia estemporanea di un giocatore di calcio: prese la palla in mano, esasperato da quel titic titoc di piedi, e si fece tutto il campo correndo come un ossesso. Quando arrivò dall'altra parte del campo, posò la palla a terra: e intorno fu un'apoteosi, pubblico e colleghi, tutti a gridare, come colti da improvvisa illuminazione. Avevano inventato il rugby. Qualsiasi partita di rugby è una partita di calcio che va fuori di testa. Con ordinata, e feroce, follia.”

Alessandro Baricco (1958) scrittore e saggista italiano

Origine: Da La grande sfida del pallone ovale http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/03/23/la-grande-sfida-del-pallone-ovale-murrayfield.html, la Repubblica, 23 marzo 1998.

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“È una rivelazione confrontare il Don Chisciotte di Menard con quello di Cervantes. Questi, per esempio, scrisse (Don Chisciotte, prima parte, capitolo nono):«… la verità, la cui madre è la storia, emula del tempo, deposito delle azioni, testimone del passato, esempio e consiglio del presente, avvertimento dell'avvenire». Redatta nel XVII secolo, redatta dal «genio profano» Cervantes, quell'enumerazione è un mero elogio retorico della storia. Menard, invece, scrive:«… la verità, la cui madre è la storia, emula del tempo, deposito delle azioni, testimone del passato, esempio e consiglio del presente, avvertimento dell'avvenire». La storia, madre della verità; l'idea è stupefacente. Menard, contemporaneo di William James, non definisce la storia come un'indagine della realtà, ma come la sua origine. La verità storica, per lui, non è ciò che è avvenuto; è ciò che riteniamo che sia avvenuto. Le clausole finali – esempio e consiglio del presente, avvertimento dell'avvenire – sono sfacciatamente pragmatiche. È anche nitido il contrasto tra i due stili. Lo stile arcaizzante di Menard – in fin dei conti straniero – soffre di una certa affettazione. Non così quello del precursore, che impiega con disinvoltura lo spagnolo corrente della sua epoca.”

2003, p. 43
Finzioni, Il giardino dai sentieri che si biforcano, Pierre Menard, autore del Don Chisciotte

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“Caro Inler, per noi ci può essere spazio nel Napoli ma il Napoli è una fede. Il giocatore vuole una clausola rescissoria con un valore che lascia pensare che siamo una tappa di passaggio per altri lidi, e questo non va bene, Inler deve dimostrare di voler abbracciare il progetto.”

Aurelio De Laurentiis (1949) produttore cinematografico, dirigente sportivo e imprenditore italiano

Origine: Citato in «A Inler e Criscito dico che il Napoli è una fede» http://www.corrieredellosport.it/calcio/calcio_mercato/2011/06/09-177365/%C2%ABA+Inler+e+Criscito+dico+che+il+Napoli+%C3%A8+una+fede%C2%BB, Corriere dello Sport, 9 giugno 2011.

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“Gli Ebrei dell'uno e dell'altro sesso non possano abitare fuori dal Ghetto… per qualunque pretesto, anche per quello della necessità o di mutar aria, e quando gli occorrerà andar fuori per un sol giorno, procurino ottenerne l'opportuna licenza in iscritto […] colle clausole che debbano gli Ebrei portare il segno al Cappello.”

Papa Pio VI (1717–1799) 250° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

da Editto sugli Eberi, 20 aprile 1775; citato in Walter Peruzzi, Il cattolicesimo reale attraverso i testi della Bibbia, dei papi, dei dottori della Chiesa, dei concili, Odradek, Roma, 2008, p. 292

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“Epperò, proprio da questa ricostruzione storica, lontana da ogni tono apologetico ed edificante, emergono i reali meriti e i reali punti di forza del liberalismo. Dando prova di una straordinaria duttilità, esso ha cercato costantemente di rispondere e adattarsi alle sfide del tempo. È vero, ben lungi dall'essere spontanea e indolore, tale trasformazione è stata in larga parte imposta dall'esterno, ad opera di movimenti politici e sociali coi quali il liberalismo si è ripetutamente e duramente scontrato. Ma per l'appunto in ciò risiede la duttilità. Il liberalismo ha saputo apprendere dal suo antagonista (la tradizione di pensiero che, prendendo le mosse dal «radicalismo» e passando attraverso Marx, sfocia nelle rivoluzioni che in modi diversi a lui si sono richiamate) ben più di quanto il suo antagonista abbia saputo apprendere dal liberalismo. Soprattutto, l'antagonista non ha saputo apprendere quello che costituisce il secondo grande punto di forza del liberalismo. Certo, il processo di apprendimento dal liberalismo è tutt'altro che agevole, almeno per coloro che vogliono superare le clausole d'esclusione che attraversano in profondità questa tradizione di pensiero. Nessun'altra più di essa si è impegnata a pensare il problema decisivo della limitazione del potere. Epperò, storicamente, questa limitazione del potere è andata di pari passo con la delimitazione di un ristretto spazio sacro: maturando un'autocoscienza orgogliosa ed esclusivistica, la comunità dei liberi che lo abita è spinta a considerare legittima la schiavizzazione ovvero l'assoggettamento più o meno esplicito, imposti alla grande massa dispersa per lo spazio profano. Talvolta si è giunti perfino alla decimazione e all'annientamento. È dileguata del tutto questa dialettica in base alla quale il liberalismo si trasforma in un'ideologia del dominio e finanche in un'ideologia della guerra?”

cap. X, 6, p. 339
Controstoria del liberalismo

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“Ho dichiarato pubblicamente la posizione del Ghana nei confronti dell'Algeria. Abbiamo pubblicamente appoggiato i nazionalisti algerini. La tesi che i coloni europei avevano fatto dell'Algeria la loro casa e si consideravano algerini è irrilevante. Se fossero stati veramente dei patrioti algerini, non si sarebbero opposti ai nazionalisti algerini. Non avrebbero ucciso e terrorizzato, e infranto le clausole dei trattati di pace franco-algerini. Per l'africano, il colono europeo, che viva in Sudafrica, Kenya, Angola o altrove in Africa, è un intruso, uno straniero che si è impossessato della terra africana. Nessun tipo di argomentazione sui cosiddetti benefici d'un governo europeo può alterare il diritto fondamentale degli africani di dirigere i loro propri affari.”

Kwame Nkrumah (1909–1972) rivoluzionario e politico ghanese

Africa Must Unite
Variante: Ho dichiarato pubblicamente la posizione del Ghana nei confronti dell'Algeria. Abbiamo pubblicamente appoggiato i nazionalisti algerini. La tesi che i coloni europei avevano fatto dell'Algeria la loro casa e si consideravano algerini è irrilevante. Se fossero stati veramente dei patrioti algerini, non avrebbero si sarebbero opposti ai nazionalisti algerini. Non avrebbero ucciso e terrorizzato, e infranto le clausole dei trattati di pace franco-algerini. Per l'africano, il colono europeo, che viva in Sudafrica, Kenya, Angola o altrove in Africa, è un intruso, uno straniero che si è impossessato della terra africana. Nessun tipo di argomentazione sui cosiddetti benefici d'un governo europeo può alterare il diritto fondamentale degli africani di dirigere i loro propri affari.

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“Quando ottenemmo l'indipendenza, la nostra costituzione contenne delle clausole ambigue che non chiarirono se l'Uganda fosse una repubblica, una monarchia, o uno Stato federale o unitario. Abbiamo semplificato sbrigativamente le cose sin dal 1966. Ora siamo ora una repubblica, e tentiamo di emancipare il popolo economicamente e mentalmente.”

Milton Obote (1925–2005) politico ugandese

Variante: Quando ottenemmo l'indipendenza, la nostra costituzione disponeva di certe clausole che non chiarirono se l'Uganda fosse una repubblica, una monarchia, o uno Stato federale o unitario. Abbiamo affusolato le cose sin dal 1966. Siamo ora una repubblica, e tentiamo di emancipare il popolo economicamente e mentalmente.

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Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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“La milizia è la naturale difesa di un paese libero contro improvvise invasioni straniere, insurrezioni interne e usurpazioni domestiche di potere da parte dei sovrani. È contro una solida politica per un popolo libero mantenere grandi stabilimenti militari e eserciti in piedi in tempo di pace, sia dalle enormi spese con cui vengono assistiti, sia dai mezzi facili, che offrono a sovrani ambiziosi e senza principi, a sovvertire il governo o calpestare i diritti delle persone. Il diritto dei cittadini di tenere e portare armi è stato giustamente considerato, come il palladio delle libertà di una repubblica; poiché offre un forte controllo morale contro l'usurpazione e il potere arbitrario dei sovrani; e generalmente, anche se questi avranno successo in primo luogo, consentiranno alle persone di resistere e trionfare su di loro. Eppure, sebbene questa verità sembrerebbe così chiara, e l'importanza di una milizia ben regolata sembrerebbe così innegabile, non si può nascondere, che tra il popolo americano c'è una crescente indifferenza verso qualsiasi sistema di disciplina della milizia e una forte disposizione , dal punto di vista dei suoi oneri, per sbarazzarsi di tutte le normative. Come sia possibile mantenere le persone debitamente armate senza alcuna organizzazione, è difficile da vedere. Non c'è certamente nessun piccolo pericolo, che l'indifferenza può portare al disgusto e al disgusto al disprezzo; e quindi minare gradualmente tutta la protezione prevista da questa clausola della nostra Carta dei diritti nazionale.”

Joseph Story (1779–1845) giurista e avvocato statunitense