Frasi su perno

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema perno, vita, corpo, essere.

Frasi su perno

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“Non è il peccato il perno della storia.
Perciò abbi fiducia,
sii indulgente verso tutti,
e anche verso te stesso.
La primavera non si lascia sgomentare,
né la Pasqua si arrende.
La fiducia è una vela che sospinge la storia.
E, vedrai, ciò che tarda verrà.”

Ermes Ronchi (1947) presbitero e teologo italiano

Il Vangelo a cura di Ermes Ronchi; http://www.smariadelcengio.it/fra-ermes-ronchi-comunica/27109/commento-al-vangelo-domenica-24-marzo-2019-ermes-ronchi-quellinvito-a-cambiare-rotta-su-ogni-fronte/

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“La democrazia non può pretendere di conservare la sua funzione orientatrice, la sua posizione direttiva nella vita pubblica italiana perché essa non ha saputo organizzarsi come partito, perché essa non è un "partito di masse". Ed ecco sorgere, sulla nostra via, il mito dei partiti di masse, che sono, in definitiva, partiti di minoranze, dietro i quali vive e prospera il fenomeno sindacale. Il partito fascista, a mano a mano che subisce l'inflazione sindacalista, assume sempre più il carattere di partito di masse, così come l'assunsero precedentemente, nelle medesime condizioni, il partito socialista ed il partito popolare. Ora codesti partiti, cosiddetti di masse, hanno come caratteristica la dipendenza dagli interessi economici delle classi o categorie raccolte in sindacati, e la disciplinata organizzazione sotto la direttiva di piccoli ceti di professionali della politica; essi stessi possono anzi considerarsi, in più largo senso, come accolte di professionali della politica, i quali ricollegano a tale esercizio professionale, o la difesa di essenziali interessi economici, oppure il proprio ufficio personale congiunto alla propria esistenza. Si tratta, pertanto, di ceti limitati e selezionati, anche quando le tessere si contino a milioni. La grande maggioranza del popolo italiano vive fuori di questi grandi reticolati di sindacati e di tesserati; essa è composta di milioni di uomini i quali consacrano la loro quotidiana esistenza all'esercizio di attività private e non di attività pubbliche, e che traggono i loro mezzi di vita dal lavoro individuale produttivo, e non già dalla politica esercitata su scala più o meno larga o ristretta. Questa grande maggioranza del nostro popolo cerca, col sentimento e con la ragione, nella democrazia, la espressione delle sue idealità, e la tutela degli interessi generali del Paese, e quando pensa e parla di politica, nelle ore lasciate libere al lavoro privato, non pensa agli interessi sindacali ma pensa all'Italia, e si chiede in qual modo la grande maggioranza degli italiani riuscirà ad imporre la sua volontà e la sua anima alle minoranze rumorosamente contendenti, onde comporre finalmente il loro conflitto in un fraterno e fecondo silenzio. Ora, questa maggioranza italiana, disorganizzata se si guarda alla tessera, ma politicamente viva e vibrante, anzi più viva e vibrante delle minoranze compatte ed omogenee che costituiscono i così detti partiti di massa, viventi una vita in gran parte artificiale, sovreccitata dall'esercizio della politica professionale – questa grande maggioranza italiana che custodisce la sanità della stirpe ed è il perno del nostro avvenire, chiede ai politici tutti di arrestare, finalmente, il tumultuoso disordine che impedisce e disturba ogni seria considerazione dei problemi nazionali, ed invoca e comanda che da oggi in avanti non un'ora sia più perduta nella sterile contesa.”

Giovanni Amendola (1882–1926) politico e giornalista italiano

Giovanni Amendola, In difesa dell'Italia liberale, in I Progetti del Corriere della Sera, I Maestri del pensiero democratico, n. 11, pag. 53 e 54
In difesa dell'Italia liberale

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“I fratelli fungono da perno su cui tutto ruota.”

L'ostrica perlacea

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“Tradigione

Riversa sul pavimento di marmo di marquina, lei in cuor suo era consapevole del dolore sordo che la stava lacerando l’interno del nocciolo del suo essere, così profondo e delicato quanto immenso da perdersi dentro volutamente, e con gli occhi gonfi bagnati dalle copiose lacrime che le rigavano le rosse gote inflitte dal dolore angoscioso, fulminó rapidamente con lo sguardo respirando a fatica col petto stretto nella nella morsa del duolo, quella foto che ritraeva chi fino ad un’ora prima rappresentava tutto il suo mondo. Maledicendo quell’immagine sgualcita dal calore delle sue mani infuocate dalla rabbia, e dal freddo sudore che il suo corpo emanava tremando come se il suolo fosse colto da una scossa tellurica lasciando vibrare tutto ciò che vi era sovrapposto. Strappò con violenza incontrollata quell’immagine come se volesse sfregiare il ricordo di quello che fu origine in lei di tanto amore, per poi riversarlo in chi sapeva concepire dentro di sé quelle emozioni senza eguali, per effondere il cuore di chi la sapeva ancora far sgorgare acqua d’amore che nasceva spontanea da un profondo intaglio in una cresta fatta di cuore, affinché il suo corso di sentimento che dissetava la sua anima s’immettesse nel mar profondo bruciante d’ardore, abbracciando e inebriando in ogni parte il suo amato. Ma ormai consumato e prosciugato dalla delusione di un tradigione compiuto senza rimorso, quell’oceano di passione si trasformava in un vuoto di animosità che pacatamente colmerà con nuovi impulsi inclini alla fiducia verso qualcuno, ed ora non vi era intorno a lei che una fievole speranza nell’oscurità dei suoi triboli, di riuscire ad accartocciare tutto il suo corruccio per rialzarsi lentamente raccogliendo la sua dignità per farne perno per il suo invigorire interiore. Affidó il suo cuore al tempo affinché cura vi possa trovare nelle sue sagge braccia, per ottener sollievo da quel lamento disperso sotto le ali della solitudine, per amore.

©LAURA LAPIETRA”