Frasi su pezza

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema pezza, tempo, vita, stesso.

Frasi su pezza

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“Il dodici dicembre. Si cantò nella chiesa di Santa Lucia il vespro solenne per la sua festa, e v’andò monsignor vescovo accompagnato dal senato e da tutta la nobiltà. La sera di notte si fecero luminarie, ed usci per la città una cavalcata di molti cavalieri con torce, vestiti ne’ oro abiti ordinarii, e vi cavalcava anche infine il senato, che passeggiarono buona pezza per tutte le strade migliori della città. Il tredici dicembre, che era la festa di santa Lucia patrona di Siracusa, la mattina si fece una processione solenne, portandosi per le strade principali l’imagine della santa d’argento, grande quanto il naturale e più, sopra un piedestallo pur d’argento, con accompagnamento di tutto il clero e di tutta la nobiltà. Partì la processione dalla chiesa cattedrale; ed in uscendo la santa imagine dalla porta della chiesa, un cert’uomo, a ciò preparato, dalla cima del campanile si lasciò andar a volo, come dicono, sopra una corda, venendo a cadere in mezzo della piazza, ch’era tutta piena di popolo adunato allo spettacolo. Finì la processione nella chiesa di Santa Lucia fuor della città, dove si cantò la messa solennemente; dopo la quale, lì vicino in un altra chiesuola o cappelletta, chiamata di Sant’Agata, io vidi sotto terra la sepoltura di Santa Lucia, dove da principio fu posta; che ora il corpo suo non v’è, traslato già tempo, altrove.”

Pietro Della Valle (1586–1652) scrittore italiano

Il pellegrino

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“Ed ecco il giocatore che mette una pezza al patchwork di questa partita.”

Armando Ceroni (1959) giornalista svizzero

Citazioni tratte Dalle telecronache sulla TSI, Le frasi tipiche

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“C'è gente convinta che un romanzo debba spiegare tutto. Che il romanzo debba essere il riparatore della vita e delle sue incoerenze. Ma la vita è mai stata coerente? E perciò pensa che lo scrittore occupi questa posizione centrale nello spazio e nel tempo per dare un inizio e un finale alle storie (ma lei conosce qualche storia che abbia un finale, una cosa che si dovrebbe chiamare finale, finale-finale?), collegare riempire vuoti e dissipare zone d'ombra; spiegare i comportamenti dei personaggi.
C'è chi crede che il romanzo abbia una funzione divulgativa e una vocazione pedagogica. Niente di più lontano dalla verità. Il romanzo non è fatto per mettere ordine nel caos. Il romanzo non è fatto per mettere ordine in un beneamato cazzo. Il romanzo non è nato per dare soddisfazione agli amanti dell'ordine. È fatto per divertirsi con le vertigini, per creare casino, per goderne, per rimestarlo.
Non si tratta di rispondere a domande ma di farne altre, sempre nuove, sempre più inquietanti.
Il romanzo, come la realtà reale, come le storie che conosciamo tutti e che ci capitano sempre, è pieno di parentesi, buchi, ellissi che ballano saltellando da una parte e dall'altra senza desiderare concretizzarsi, senza voglia di spiegarsi.
Credo di essere ben lontano dall'illusione che quando la vita diventa profondamente incoerente arrivi il romanzo a metterci una pezza.
D'altra parte non dobbiamo lamentarci troppo. Il romanzo è certamente il guercio in questo luminoso deserto messicano in cui abbondano i ciechi.”

Paco Ignacio Taibo II (1949) scrittore spagnolo

parte XIII, cap. II
Ritornano le ombre

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“C'è gente che ha solo una pezza di morale. È una stoffa con la quale non si fa mai abiti.”

Joseph Joubert (1754–1824) filosofo e aforista francese

21 marzo 1796
Pensieri

“Il lavoro di Bill Watterson ha qualcosa di mistico. Ciò che abbiamo di fronte non è una qualunque striscia a fumetti. Possiede quella particolare dimensione riconosciuta un tempo in Krazy Kat di George Herriman e, più tardi, in Pogo di Walt Kelly. Il che è stato, comunque, molto tempo fa: dopo di loro non c'è stato più niente di simile nel mondo del cartoon. Ora abbiamo Calvin & Hobbes. In questa striscia non ci sono personaggi finti o sdolcinati. Il ragazzino è decisamente e irresistibilmente pestifero. La madre e il padre (i nomi non sono necessari) vivono a fianco della loro discendenza chiedendosi con perenne e agitato stupore che cosa abbiano fatto per meritarsi un figlio del genere. Il bambino, da parte sua, vive per un buon 70 per cento del suo tempo in un mondo parallelo popolato dalle creature indicibili della sua fantasia, e per il resto del tempo in un mondo reale popolato da altre creature indicibili (la maestra, la bambina, il bullo). E trova scampo da questo secondo mondo rifugiandosi nel primo. E poi c'è il tigrotto di pezza. È un animo nobile e molto più intelligente del bambino, di cui, con sarcastica e affettuosa saggezza, tempera l'esuberanza. Ci sono un sacco di strisce a fumetti in giro, alcune buone, altre passabili, la maggior parte semplicemente roba di secondo piano. Tutti hanno il loro cast di personaggi, più o meno indovinati, tenuti insieme dal dialogo, a volte buono, a volte no. Sono pochissimi quelli che posseggono quella magia particolare che li fa reggere il confronto con il meglio del passato. Guardando al lavoro dei nostri due paragoni, Herriman e Kelly, possiamo vedere un connubbio tra sceneggiatura e segno grafico che si trova raramente al giorno d'oggi, la sensazione che le parole migliorino il disegno e che il disegno faccia lo stesso con il testo, che la fusione attentamente miscelata di questi due ingredienti possa creare quell'incanto che rivela il genio. Volete la magia? L'alchimista Watterson ha portato avanti un lavoro che, per acume, carattere e profondità, è portentoso in rapporto alla sua giovane età. Gli auguro lunga vita e possano i poteri della sua stregoneria non venir mai meno. Volete la magia? Questa è una raccolta di ricette dello stregone per trasformare della semplice carta e del semplice inchiostro in oro puro. Lasciate che umilmente vi presenti Calvin (il bambino) e Hobbes (il tigrotto). Questo libro è magico.”

Pat Oliphant (1935)

dalla prefazione di Bill Watterson, C'è qualcosa che sbava sotto il letto, Comix, 1997. ISBN 9788881930197

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