Frasi su delega

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema delega, politico, potere, cosa.

Frasi su delega

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“[Durante la discussione per l'approvazione del ddl anticorruzione. ] Sapete che vi sono molti casi in cui vengono concessi dei finanziamenti o dei contributi a persone che ne fanno richiesta alla pubblica amministrazione per i motivi più vari. Bene, noi vi chiediamo per quale ragione, quando si tratta di una persona condannata con sentenza penale passata in giudicato per fatti mafiosi, di corruzione, per concorso in peculato, per fatti gravissimi, deve esserle permesso di accedere ai contributi dello Stato e della pubblica amministrazione, ai finanziamenti, alle erogazioni liberali ed a quant'altro. Per quale ragione non si può stabilire un principio in base al quale chi è onesto, corretto, rispetta la legge, può accedere ai benefici e vietarlo ai delinquenti? È una richiesta lineare, formale, precisa. Non ci venite a dire, anche questa volta, che vi è una delega! Perché non lo decidiamo qua? Stiamo adottando un provvedimento, perché dobbiamo rinviarlo ad altra data? Assumetevi anche questa responsabilità!”

Antonio Di Pietro (1950) politico e avvocato italiano

Origine: Citato in Camera dei Deputati della Repubblica Italiana – XVI Legislatura – Resoconto stenografico – Seduta n. 650 http://documenti.camera.it/apps/commonServices/getDocumento.ashx?idLegislatura=16&sezione=assemblea&tipoDoc=pdf&idseduta=650, 14 giugno 2012 – Seguito della discussione ed approvazione del disegno di legge: Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato) (A.C. 4434-A) ed abbinate (A.C. 3380-3850-4382-4501-4516-4906) (Esame articoli 7 e da 15 a 20; esame ordini del giorno; dichiarazioni di voto; correzioni di forma; coordinamento formale; votazione finale). Camera dei Deputati dellaRepubblica Italiana, 14 giugno 2012.

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“Bisogna costruire, giorno per giorno, una vera politica dell'innovazione tecnologica nella giustizia non solo annunciata ma concretamente praticata, con una migliore utilizzazione delle risorse disponibili e su un rinnovamento procedurale basato su strumenti informatici avanzati di trattamento ed elaborazione dei dati giudiziari e processuali, e oggi strumenti informatici avanzati non significa costi elevati, al contrario.
Ogni giorno di più l'arretratezza sul terreno dell'innovazione nella giustizia si traduce in un passo indietro sul terreno dell'innovazione pubblica complessiva, e la schematicità di certe soluzioni sconta, a volte, anche la mancanza di una progettualità "di sistema" nel settore dell'informatica giuridica e giudiziaria rinunciando alle molte prospettive di interazione interna ed esterna (a cominciare dalla scarsa propensione di molti all'uso quotidiano ed efficace degli strumenti informatici disponibili o nella incapacità di individuare ed adottare caso per caso soluzioni informatiche in grado di porsi come "interfacce" condivise semplici e diffuse, ed il processo telematico costituisce forse un significativo banco di prova per i magistrati, ma anche per gli avvocati).
Ed in questo occorre allora un impegno diretto senza deleghe all'esterno cioè a uffici particolari o a referenti particolari, o mantenendo la consueta (e deleteria a mio modo di vedere) politica delloutsourcing. L'innovazione implica un impegno all'interno dei nostri uffici, un impegno locale e insieme globale, ma un impegno diretto e non una delega costante agli "specialisti".
E una politica dell'innovazione implica anche un completo ripensamento delle strutture dedicate: il sistema dei referenti distrettuali ha dieci anni, risente di un'articolazione rigida e inattuale e non ha dato molti risultati concreti o, meglio, non sono mancate esperienze innovative in qualche caso molto interessanti, ma esse non si sono tradotte in riferimenti generali.”

Giuseppe Corasaniti (1957) magistrato italiano

dall'intervento al XXIX Congresso della ANM, 2008; citato in Le proposte della Magistratura http://archivio.associazionenazionalemagistrati.it/media/71664/Atti%202008.pdf, archivio.associazionenazionalemagistrati.it

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“Il processo a Saddam Hussein e la sua condanna a morte non sortiscono lo stesso effetto di quello a Ceausescu, non solo perché i contesti storico-politici sono differenti, ma perché nel caso iracheno manca un attore fondamentale in ogni evoluzione storica: la società civile, che nei paesi dell'est è riuscita in molti casi a riappropriarsi del proprio destino. Nel mondo arabo la società civile esiste ma è debole, perché legata a strutture che ne impediscono una reale autonomia. è difficile parlare di opinioni pubbliche arabe come si intendono in Occidente, in quanto la società civile non è aperta; essa reagisce sempre in funzione dei suoi legami - la famiglia, il luogo d'origine, l'appartenenza politica - ma soprattutto in funzione del peso della realtà comunitaria, che le impedisce di autonomizzarsi. La reazione al processo e alla condanna a morte di Saddam Hussein è subordinata a un certo immaginario collettivo del mondo arabo, che reagisce a seconda della sensazione di considerarsi i vincitori o i perdenti della storia. Ma esiste un altro elemento che nel caso specifico del processo a Saddam tende a diminuire il possibile effetto di quella decisione: opinione molto diffusa nel mondo arabo, collegata a un anti-americanismo diffuso, è che il rovesciamento del regime di Saddam sia il risultato di una "rivoluzione per delega": tutt'altro scenario della rivoluzione contro Ceausescu.”

Khaled Fouad Allam (1955–2015) sociologo e politico algerino

Origine: Da Il rischio di farne un martire eroe dell'islamo-nazionalismo http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/11/06/il-rischio-di-farne-un-martire-eroe.html?ref=search, la Repubblica, 6 novembre 2006.