Frasi di Igor Sibaldi

Igor Sibaldi è uno scrittore e saggista italiano.

Nato da madre russa e padre toscano, Sibaldi è studioso di teologia e storia delle religioni; è autore di opere sulle Sacre Scritture e sullo sciamanesimo, oltre che di opere di narrativa e teatro. Dal 1997 tiene conferenze e seminari in Italia e all'estero su argomenti di mitologia, di esegesi e di psicologia del profondo. Si è occupato a lungo di angelologia, equiparandola ad una forma di psicologia. Negli anni Ottanta e Novanta ha tradotto varie opere di letteratura russa , dedicandovi monografie e saggi introduttivi. In seguito ha tradotto il Vangelo di Giovanni, dal greco antico, nel volume Il codice segreto del Vangelo e parte della Genesi, dall'ebraico antico, nel volume Il libro della Creazione.

✵ 15. Giugno 1957
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Igor Sibaldi frasi celebri

Frasi sul mondo di Igor Sibaldi

“[…] questo «io eroico» non si pone più autonomamente dinanzi ai propri avversari, come al tempo dei cinismi giovanili o delle prime dispute contro la pedagogia istituzionale, ma è certo d'agire per conto di un'istanza superiore ben identificata e inesauribile, la dottrina del Vangelo – del testo greco dei Vangeli ritradotto dallo stesso Tolstòj (un'ottima traduzione). Una dottrina che Tolstòj fa valere integralisticamente, ignorando di proposito la distanza di diciotto secoli, rifiutandosi di «storicizzare» e di attenuare come che sia i comandamenti di Gesù, e aprendo così un fronte immenso sul quale battersi nel mondo «pseudo-cristiano» o «cristiano-ecclesiastico» (come egli lo chiama) in cui non c'è versetto del Vangelo che, tradotto fedelmente, non suoni completamente sconosciuto e scandaloso. In questa sua ultima ed enorme scommessa sulla propria energia e forza d'urto, a Tolstòj non rimane più tempo né spazio per una dimensione privata, per una qualche quinta in cui riprendere fiato: tutto è messo in gioco, e tutto è illuminato dai riflettori. Da questa condizione Tolstòj trae adesso la forza e il gusto di continuare a vivere; da questa condizione – e dalla forza e dal gusto di vivere che gliene vengono – la sua arte trae vigore, volontà, argomenti; e di questa sua arte Tolstòj vive – scrittore com'egli è, fino al midollo. In questo cerchio virtuoso, trionfante, percorre i suoi cicli la dialettica tra pubblico e privato dell'ultimo periodo della vita di Tolstòj, vecchio conte che è diventato in tutto attore e non lo è più in nulla. (Non per nulla questo Tolstòj fu l'ultima grande passione di Nietzsche, prima della follia, e Nietzsche lo leggeva e compulsava avidamente, riconoscendo in lui lo stesso mito al quale anch'egli si sentiva forzato: la consumazione del confine tra «arte» e «vita», tra «volontà» e «realtà».)”

p. L

“Padri" e "figli" sono due eserciti in armi, separati l'uno dall'altro, nei Karamàzov, da una diversità insanabile e di nuovo naturalissima: i padri, gli adulti, sono come sono, son l'esistente massiccio, sono degli "io" arroccati in sé e pronti a difendersi per l'eternità nel mondo che era il loro dominio. I giovani al contrario bramano tutti, qui, di liberarsi del proprio "io”

del proprio grado di partecipazione a quell'esistente, del ruolo che in esso è toccato loro, del loro compromesso con il mondo dei padri – e soffocano in esso, sono infelici e ansiosi. (pp. XXIV-XXV)
Introduzione a I fratelli Karamàzov

“Alëša è anche lui, naturalmente, il germe di un santo: di quell'"Alekséj uomo di Dio"”

santo anch'esso celeberrimo per la pietas ortodossa [...] – che proprio come Alëša fu, secondo il Martirologio, dapprima novizio, poi lasciò il monastero, tornò alla casa paterna e da lì partì verso "il mondo": ma, di nuovo, bisogna che si possa partire, prima, e che nulla trattenga più, nessun debito o credito, nessun suggello all'involucro dell'"io" vecchio, poiché nulla nell'"io" vecchio e nel mondo vecchio dei padri può essere d'alcun aiuto al nuovo che preme. (p. XXVI)
Introduzione a I fratelli Karamàzov

Frasi sulla vita di Igor Sibaldi

Igor Sibaldi Frasi e Citazioni

“Causa di ogni cosa è il suo scopo.”

libro Libro della creazione

“Durante la maggior parte degli episodi dei Karamàzov il tempo è fermo, non scorre, si estende soltanto in profondità, proprio come la luce intensa a teatro sui corpi degli attori che essa plasma, cilindro di essere nel buio del non-essere. E anche quando questa luce diviene la struggente luminosità radente dei "raggi obliqui del sole al tramonto”

... ] non è l'ora che conta: soltanto l'effetto-luce, lo squarcio improvviso d'un paesaggio dell'anima, sempre immobile anch'esso da decenni. Nulla scorre, in quel tempo, davvero. La durata dei Karamàzov procede per blocchi d'eternità. (pp. XV-XVI)

“Non occorre più, qui, che il lettore intuisca: deve stare a sentire, e riuscire a reggere, questo è il suo compito.”

Origine: Introduzione a I fratelli Karamàzov, p. XVIII

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