Frasi su sedentario

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema sedentario, vita, nomade, tempo.

Frasi su sedentario

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“Fino a pochi anni fa, il bar era luogo di sedentari, la cui unica attività fisica era il sollevamento di bicchieri, boccette o mazzi di carte. Ma soprattutto negli ultimi anni, è diventato il centro di smistamento di tutta una serie di attività sportive contrassegnate dall'abbigliamento specializzato e da un'assoluta dedizione. Ecco alcuni dei più comuni atleti da bar.

I maratoneti

Gruppo di signori con pantaloncini di raso e canottiere traforate da cui erompono savane di peli. Sotto pance da gestanti nascondono marsupi pieni di misteriose pasticche rinvigorenti e bibite energomiche. Si involano in branchi verso i tornanti collinari e tornano sudatissimi, dicendo di aver percorso decine di chilometri. Alcuni si controllano il battito cardiaco, altri segnano i tempi sulla tabella di allenamento. Proprio quando credono di aver convinto tutti delle loro imprese sportive entra un amico con un borsello e dice: ""Ehi ragazzi, chi di voi ha dimenticato questo al ristorante, un'ora fa?"".

Il maratoneta solitario

Uomo magrissimo, di età indefinibile, sempre bagnato anche in estate, che corre con un'espressione di grande sofferenza sul volto, si tocca la gamba, si massaggia il fegato, tossisce e sputa ma continua a correre, nello smog cittadino e tra i clacson delle auto, alle due del pomeriggio in agosto e sotto la neve in gennaio, sempre con quel look da Calvario e un paio di occhiali gialli che forse nascondono lacrime. La domanda è: quale peccato deve scontare il maratoneta solitario?”

Stefano Benni (1947) scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano
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“Gli italiani sono un popolo di sedentari. Chi fa carriera ottiene una poltrona.”

Gino Bartali (1914–2000) ciclista italiano

Origine: Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 102. ISBN 88-8598-826-2

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“La vita sedentaria aveva un che di fisso, di monotono, di definitivo, che mi metteva addosso la disperazione. Era come un po' di morte che sopravveniva già a nutrirsi della vita. Non si sarebbero più vissute quelle lunghe giornate in cui, spossati e con la testa vuota, si andava, con passi da automa, fino al limite di sé. Al limite delle nostre sofferenze sorgeva l'oasi con le sue promesse; le palme maestose che mettevano i cuori in festa; le dune la cui sabbia mordorè era una fortuna per i corpi paralizzati dalla stanchezza; e, talvolta, addirittura, un magro filo d'acqua nel quale i bambini si gettavano con allegria. La felicità! Un bel mattino, si piegavano le tende e si ripartiva. Come se la vita valesse solo il peso dei suoi passi. Come se bisognasse assolutamente annientare il corpo per ingrandire i miraggi dell'arrivo e offrirli a mo' di ebrezza allo spirito che vacillava. Come se i nostri passi fossero necessari per districare le maglie scintillanti della luce, legate insieme dal filo nero delle notti… Una luce così intensa che era come una quintessenza di sguardi. Gli sguardi di tutte quelle generazioni di nomadi che, da secoli, passano e vanno nel deserto senza mai lasciare traccia. Solo i loro sguardi, come una memoria, abitano nella luce. Per questo la luce è così ardente. Per questo quanti ancora camminano hanno la strana sensazione della presenza di un'anima che veglia e sorveglia, di uno sguardo. La luce di quegli sguardi allontana la solitudine e, quando il corpo vacilla per la fatica, tende un po' più forte l'arco della volontà. Allora ci si rialza, e il piede che prima zoppicava ora si affretta, con la speranza di accedere alla nobiltà di una morte che non è soltanto polvere, ma anche raggio del firmamento.”

Malika Mokeddem (1949) scrittrice algerina

da Gente in cammino, traduzione di Carla Maria Tresso, Giunti, Firenze, 1994, pp. 29-30. ISBN 8809014138

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“In modo generale le opere dei popoli sedentari possono esser dette opere del tempo: costretti nello spazio in un campo strettamente limitato essi sviluppano la loro attività in una continuità temporale che appare loro indefinita. All'opposto, i popoli nomadi e pastori non edificano nulla di durevole, e non lavorano in vista d'un avvenire che sfugge loro; ma hanno davanti a sé lo spazio, il quale non oppone nessuna limitazione, aprendo loro, al contrario, costantemente nuove possibilità.”

René Guénon (1886–1951) scrittore e esoterista francese

Variante: In modo generale le opere dei popoli sedentari possono esser dette opere del tempo: costretti nello spazio in un campo strettamente limitato essi sviluppano la loro attività in una continuità temporale che appare loro indefinita. All'opposto, i popoli nomadi e pastori non edificano nulla di durevole, e non lavorano in vista d'un avvenire che sfugge loro; ma hanno davanti a sé lo spazio, il quale non oppone nessuna limitazione, aprendo loro, al contrario, costantemente nuove possibilità. (p.144)
Origine: Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, p. 144

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“Ci ha sempre colpiti la constatazione che non c'è elemento della vita moderna che sia deploverole quanto il fatto che l'uomo moderno debba cercare la sua vita artistica interamente nello stato sedentario. Se desidera navigare in un mondo di fiaba, egli legge un libro; se desidera slanciarsi nel folto di una battaglia, legge un libro; se desidera scivolare giù da una balaustra, legge un libro. Noi gli diamo queste visioni, ma nello stesso tempo gli diamo anche l'esercizio, la necessità di saltare da un muro all'altro, di combattere con persone strane, di correre per le strade davanti a degli inseguitori: tutti esercizi igienici e divertenti. Noi gli diamo uno sprazzo del grande mondo primitivo di Robin Hood o dei cavalieri erranti del tempo in cui si giocava, sotto un cielo splendido, una meravigliosa partita. Noi riconduciamo gli uomini alla loro infanzia, al tempo divino in cui potevamo essere i protagonisti d'avventure, essere gli eroi di se stessi, in cui potevamo nello stesso momento danzare e sognare.”

Gilbert Keith Chesterton (1874–1936) scrittore, giornalista e aforista inglese

Variante: "Ci ha sempre colpiti la constatazione che non c'è elemento della vita moderna che sia deploverole quanto il fatto che l'uomo moderno debba cercare la sua vita artistica interamente nello stato sedentario. Se desidera navigare in un mondo di fiaba, egli legge un libro; se desidera slanciarsi nel folto di una battaglia, legge un libro; se desidera scivolare giù da una balaustra, legge un libro. Noi gli diamo queste visioni, ma nello stesso tempo gli diamo anche l'esercizio, la necessità di saltare da un muro all'altro, di combattere con persone strane, di correre per le strade davanti a degli inseguitori: tutti esercizi igienici e divertenti. Noi gli diamo uno sprazzo del grande mondo primitivo di Robin Hood o dei cavalieri erranti del tempo in cui si giocava, sotto un cielo splendido, una meravigliosa partita. Noi riconduciamo gli uomini alla loro infanzia, al tempo divino in cui potevamo essere i protagonisti d'avventure, essere gli eroi di se stessi, in cui potevamo nello stesso momento danzare e sognare."
Origine: Il Club dei Mestieri Stravaganti, pp. 47-48

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“A differenza di tutti i letterati della sua generazione, Cecchi non è mai stato un provinciale, e fu il contrario del sedentario.”

Giancarlo Vigorelli (1913–2005) giornalista, scrittore e critico letterario italiano

Origine: La terrazza dei pensieri, p. 35

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“Kipling e Nietzsche, uomini sedentari, anelarono l'azione e i pericoli che il destino negò loro; London e Hemingway, uomini d'avventura, si affezionarono ad essa. Imperdonabilmente, giunsero al culto gratuito della violenza e persino della brutalità.”

Jorge Luis Borges (1899–1986) scrittore, saggista, poeta, filosofo e traduttore argentino

Origine: Dall'introduzione a London. Le morti concentriche, traduzione di Umberto Melli, Franco Maria Ricci editore, 1975.

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