Frasi di Tito Lucrezio Caro

“Quello che è cibo per un uomo è veleno per un altro.”

“A tante sciagure ha potuto indurre la religione.”

“In realtà quei supplizi che dicono ci siano nel profondo inferno,
li abbiamo qui tutti nella vita.”

“Spesso lascia il suo grande palazzo
chi si annoia a restare a casa; ma subito vi torna
perché non si trova affatto meglio fuori.”

“Tutti i fenomeni naturali che accadono in cielo e sulla terra e che lasciano sospesi e spaventati gli uomini, mortificando i loro animi per la paura del divino e schiacciandoli a terra, hanno una precisa spiegazione materiale. Ma l'ignoranza delle cause induce gli uomini a riferirli all'arbitrio delle divinità e a sottomettersi al loro potere.”

“Occorre dunque che l'errore dell'animo e queste tenebre
non siano dissolte dai raggi del sole, né dai lucidi dardi del giorno,
ma dall'aspetto e dall'intima legge della natura.”

“Dunque ogni cosa visibile non perisce del tutto,
poiché una cosa dall'altra la natura ricrea,
e non lascia che alcuna ne nasca se non dalla morte di un'altra.”

“Come non vedere
che null'altro la natura ci chiede con grida imperiose,
se non che il corpo sia esente dal dolore, e nell'anima goda
d'un senso gioioso sgombra d'affanni e timori?”

“Sono poche, dunque, le cose davvero necessarie per natura al nostro corpo, e sono quelle che, allontanando il dolore, ci procurano allo stesso tempo una sensazione di piacere.”

“Di natura divina, semmai, è da ritenere proprio Epicuro, il quale per primo scoprì quella legge dell'esistenza che è chiamata sapienza; egli con l'uso della ragione ha portato in salvo la nostra vita dalle tempeste e dall'oscurità verso un porto tranquillo e verso la luce. Giustamente è a lui che dovremmo attribuire il nome di divinità, poiché ha diffuso tra le genti quei dolci rimedi che danno sollievo alla vita e conforto all'animo.”

“[Descrivendo la peste] Una tal causa di contagio un tale | mortifero bollor già le campagne | ne' cecropi confin rese funeste, | fe' diserte le vie, di cittadini | spopolò la città. Poiché, venendo | da' confin dell'Egitto ond'ebbe il primo | origin suo, molto di cielo e molto | valicato di mar, le genti al fine | di Pandïone assalse. Indi appestati | tutti a schiere morían. Primieramente | essi avean d'un fervore acre infiammata | la testa e gli occhi rosseggianti e sparsi | di sanguinosa luce. Entro le fauci | colavan marcia; e da maligne e tetre | ulcere intorno assediato e chiuso | era il varco alla voce; e degli umani | sensi e segreti interprete la lingua | d'atro sangue piovea, debilitata | dal male, al moto grave, aspra a toccarsi. | Indi, poi che 'l mortifero veleno | sceso era al petto per le fauci e giunto | all'affannato cuor, tutti i vitali | claustri allor vacillavano. Un orrendo | puzzo volgea fuor per la bocca il fiato, | similissimo a quel che spira intorno | da' corrotti cadaveri. Già tutte | languian dell'alma e della mente affatto | l'abbattute potenze, e su la stessa | soglia omai della morte il corpo infermo | languiva anch'egli. Un'ansïosa angoscia | del male intollerabile compagna | era: e misto col fremito un lamento | continuo e spesso un singhiozzar dirotto, | notte e dì, senza requie, a ritirarsi | sforzando i nervi e le convulse membra, | sciogliea dal corpo i travagliati spirti, | noia a noia aggiugnendo | e duolo a duolo.”

“Perché non ti ritiri dalla vita come un commensale ormai sazio,
né serenamente ti prendi, o sciocco, un tranquillo riposo?”

“Fin dall'origine della vita, dunque, corpo e anima percepiscono i medesimi moti vitali e li condividono, anche quando l'essere umano si trova ancora nel grembo materno, così che la loro separazione ne determina la reciproca fine: unica è la loro sopravvivenza, come unica è la loro natura.”

“Conveniamo che nulla si origina dal nulla.”

“A volte, come i bambini che hanno
timore del buio, così noi temiamo, alla luce del giorno,
per cose altrettanto inconsistenti di quelle
di cui al buio ha paura il bambino.”

“Di mezzo al fonte della gioia
sgorga una vena d'amaro che pur nei fiori già duole.”

“Poiché l'universo, oltre i limiti di questo nostro mondo, è infinito, la mente vuole sapere che cosa vi sia al di là, fin dove essa riesce a spingersi con la sua intelligenza.”

“Lascia pertanto che gli altri si affatichino invano e sudino sangue, lottando tra loro lungo la strada angusta dell'ambizione; essi sono convinti di sapere ma si fondano sulle opinioni altrui, e concepiscono le proprie aspirazioni in base a ciò che sentono dire più che a ciò che realmente provano. E questo accade e continuerà ad accadere non diversamente da come già in passato è accaduto.”

“L'opera poetica di Lucrezio è proprio come mi scrivi: rivela uno splendido ingegno, ma anche notevole abilità artistica.”

“Fu la paura la prima nel mondo a creare gli dèi.”

“La goccia scava la pietra.”

“Non si può dire che alcuno avverta il tempo
separato da movimento delle cose e da quiete tranquilla.”

“Perciò quanti ritennero che sostanza delle cose fosse il fuoco
e che di solo fuoco consistesse l'intero universo,
in grande misura appaiono aberrare dalla corretta ragione.
Entra per primo in battaglia il loro capo Eraclito,
famoso per l'oscurità del linguaggio più fra gli stolti
che fra i savi greci i quali ricercano il vero.”

“Infatti gli stupidi ammirano e amano tutte le cose
che distinguono appena, nascoste da parole astruse,
e accettano per vere quelle cose che accarezzano dolcemente
l'orecchio e che sono mascherate da un gradevole suono.”

“È dolce, quando i venti sconvolgono le distese del vasto mare
guardare da terra il grande travaglio di altri;
non perché l'altrui tormento procuri giocondo diletto,
bensì perché t'allieta vedere da quali affanni sei immune.”

“Avanziamo dove il piacere ognuno di noi guida.”

“Quel che l'oggetto forma dei nostri pensieri più caro, | O cui prima fu a lungo rivolta la nostra fatica, | O che più veemente destò de lo spirito l'acume, | Ci compare sovente nei sogni. S'illude il legale | Di difender processi e norme comporre di dritto; | Il capitano vede battaglie ed eserciti…”

“Se riesci ad avere chiaro tutto questo, la natura ti apparirà improvvisamente libera e priva di superbi padroni, capace di realizzare ogni cosa spontaneamente da se stessa, senza interventi divini.”

“Le cose che ci sembra di vivere nei sogni sono solitamente quelle a cui siamo più legati, come il lavoro a cui ciascuno si dedica o le attività nelle quali ci siamo impegnati prima di dormire, o ciò su cui la mente si è più concentrata.”

“Non appena l'età adulta rafforza gli arti, si produce nell'uomo questo seme che, attraverso le membra, percorre tutto il corpo e, concentrandosi in alcune parti più ricche di terminazioni nervose, eccita in particolare gli organi genitali. […] Questo è l'Amore per noi.”

“La terra, dunque, non fu aggiunta all'improvviso come un corpo estraneo, scagliata da un altrove, ma fu concepita analogamente agli altri elementi fin dall'origine del mondo, al quale appartiene come le membra del corpo appartengono a noi.”

“Fra questi primeggia Empedocle di Agrigento, che entro le sue rive triangolari produsse l'isolaintorno a cui fluttuando negli ampi anfratti il mareIonio spruzza dalle onde glauche le salse spume, e per angusto stretto acque impetuose dividonocon le onde le rive della terra Eolia dal suo territorio. Qui è la devastatrice Cariddi e qui i boati dell'Etnaminacciano di raccogliere di nuovo le ire delle fiamme, sì che ancora la sua violenza vomiti fuochi prorompentidalle fauci e al cielo lanci di nuovo folgori di fiamma. E se questa regione appare in molti modi grande, meravigliosa
alle genti umane, e si dice che sia degna di essere veduta, opima di cose buone, munita di molta forza di uomini, pure sembra che in sé non abbia avuto nulla di più glorioso che quest'uomo, nulla di più santo e mirabile e caro. E invero i canti del suo petto divinosvelano a gran voce ed espongono gloriose scoperte, sì che a stento sembra nato da stirpe umana.”

“La sua fantasia possiede una forza che non si ferma alla superficie, ma persegue le cose nell'intimo della loro essenza.
Quindi egli ottiene l'effetto di rendere vivo e concreto tutto quel che tocca e descrive, anche se siano concetti ardui e astratti. Questi escono come per incanto dal nebuloso dell'astrazione: o che si vestano (come per lo più accade) di immagini metaforiche; o che ostentino una loro nuova e quasi primigenia nudità.
Lucrezio è infatti un grande creatore di espressioni. Per questo egli è riuscito nella poesia della scienza, in cui tanti altri sono falliti. d'ogni tempo e d'ogni letteratura.”

“All religions are equally sublime to the ignorant, useful to the politician, and ridiculous to the philosopher.”

“Therefore death is nothing to us, it matters not one jot, since the nature of the mind is understood to be mortal.”
Nil igitur mors est ad nos neque pertinet hilum, quandoquidem natura animi mortalis habetur.

“So clearly will truths kindle light for truths.”
Ita res accendent lumina rebus.

“What once sprung from earth sinks back into the earth.”
Cedit item retro, de terra quod fuit ante, in terras.

“By protracting life, we do not deduct one jot from the duration of death.”
Nec prorsum vitam ducendo demimus hilum tempore de mortis nec delibare valemus.

“Thus the sum of things is ever being renewed, and mortal creatures live dependent one upon another. Some species increase, others diminish, and in a short space the generations of living creatures are changed and, like runners, pass on the torch of life.”
Sic rerum summa novatur semper, et inter se mortales mutua vivunt. augescunt aliae gentes, aliae minuuntur, inque brevi spatio mutantur saecla animantum et quasi cursores vitai lampada tradunt.

“In the midst of the fountain of wit there arises something bitter, which stings in the very flowers.”
Medio de fonte leporum surgit amari aliquid quod in ipsis floribus angat.

“What is food to one, is to others bitter poison.”
Ut quod ali cibus est aliis fuat acre venenum.

“Yes, to seek power that's vain and never granted
and for it to suffer hardship and endless pain:
this is to heave and strain to push uphill
a boulder, that still from the very top rolls back
and bounds and bounces down to the bare, broad field.”
Nam petere imperium quod inanest nec datur umquam, atque in eo semper durum sufferre laborem, hoc est adverso nixantem trudere monte saxa quod tamen e summo iam vertice rursum volvitur et plani raptim petit aequora campi.

“Why dost thou not retire like a guest sated with the banquet of life, and with calm mind embrace, thou fool, a rest that knows no care?”
Cur non ut plenus vitae conviva recedis aequo animoque capis securam, stulte, quietem?

“But if one should guide his life by true principles, man's greatest riches is to live on a little with contented mind; for a little is never lacking.”
Quod siquis vera vitam ratione gubernet, divitiae grandes homini sunt vivere parvo aequo animo; neque enim est umquam penuria parvi.

“Nothing is ever gotten out of nothing by divine power.”
Nullam rem e nihilo gigni divinitus umquam.

“Men are eager to tread underfoot what they have once too much feared.”
Nam cupide conculcatur nimis ante metutum.

“The living force of his soul gained the day: on he passed far beyond the flaming walls of the world and traversed throughout in mind and spirit the immeasurable universe.”
Ergo vivida vis animi pervicit et extra processit longe flammantia moenia mundi atque omne immensum peragravit mente animoque.

“For every one feels to what purpose he can use his own powers. Before the horns of a calf appear and sprout from his forehead, he butts with them when angry, and pushes passionately.”
Sentit enim vis quisque suas quoad possit abuti. cornua nata prius vitulo quam frontibus extent, illis iratus petit atque infestus inurget.

“A thing therefore never returns to nothing.”
Haud igitur redit ad nihilum res ulla.

“Cease therefore to be dismayed by the mere novelty and so to reject reason from your mind with loathing: weigh the questions rather with keen judgment and if they seem to you to be true, surrender, or if the thing is false, gird yourself to the encounter.”
Desine qua propter novitate exterritus ipsa expuere ex animo rationem, sed magis acri iudicio perpende, et si tibi vera videntur, dede manus, aut, si falsum est, accingere contra.

“We are all sprung from a heavenly seed.”
Caelesti sumus omnes semine oriundi.

“O pitiable minds of men, O blind intelligences! In what gloom of life, in how great perils is passed all your poor span of time! not to see that all nature barks for is this, that pain be removed away out of the body, and that the mind, kept away from care and fear, enjoy a feeling of delight!”
O miseras hominum mentes, o pectora caeca! qualibus in tenebris vitae quantisque periclis degitur hoc aevi quod cumquest! nonne videre nihil aliud sibi naturam latrare, nisi ut qui corpore seiunctus dolor absit, mente fruatur iucundo sensu cura semota metuque?

“So it is more useful to watch a man in times of peril, and in adversity to discern what kind of man he is; for then at last words of truth are drawn from the depths of his heart, and the mask is torn off, reality remains.”
Quo magis in dubiis hominem spectare periclis convenit adversisque in rebus noscere qui sit; nam verae voces tum demum pectore ab imo eliciuntur et eripitur persona, manet res.

“All things must needs be borne on through the calm void moving at equal rate with unequal weights.”
Omnia qua propter debent per inane quietum aeque ponderibus non aequis concita ferri.

“Again and again our foe, religion, has given birth to deeds sinful and unholy.”
Saepius illa religio peperit scelerosa atque impia facta.

“To avoid falling into the toils of love is not so hard as, after you are caught, to get out of the nets you are in and to break through the strong meshes of Venus.”
Vitare, plagas in amoris ne iaciamur, non ita difficile est quam captum retibus ipsis exire et validos Veneris perrumpere nodos.

“The first-beginnings of things cannot be seen by the eyes.”
Nequeunt oculis rerum primordia cerni.

“But there is nothing sweeter than to dwell in towers that rise
On high, serene and fortified with teachings of the wise,
From which you may peer down upon the others as they stray
This way and that, seeking the path of life, losing their way:
The skirmishing of wits, the scramble for renown, the fight,
Each striving harder than the next, and struggling day and night,
To climb atop a heap of riches and lay claim to might.”
Sed nihil dulcius est, bene quam munita tenere edita doctrina sapientum templa serena, despicere unde queas alios passimque videre errare atque viam palantis quaerere vitae, certare ingenio, contendere nobilitate, noctes atque dies niti praestante labore ad summas emergere opes rerumque potiri.

“And yet it is hard to believe that anything
in nature could stand revealed as solid matter.
The lightning of heaven goes through the walls of houses,
like shouts and speech; iron glows white in fire;
red-hot rocks are shattered by savage steam;
hard gold is softened and melted down by heat;
chilly brass, defeated by heat, turns liquid;
heat seeps through silver, so does piercing cold;
by custom raising the cup, we feel them both
as water is poured in, drop by drop, above.”
Etsi difficiile esse videtur credere quicquam in rebus solido reperiri corpore posse. transit enim fulmen caeli per saepta domorum, clamor ut ad voces; flamen candescit in igni dissiliuntque ferre ferventi saxa vapore. tum labefactatus rigor auri solvitur aestu; tum glacies aeris flamma devicta liquescit; permanat calor argentum penetraleque frigus quando utrumque manu retinentes pocula rite sensimus infuso lympharum rore superne.

“The steady drip of water causes stone to hollow and yield.”
Stilicidi casus lapidem cavat.

“Violence and injury enclose in their net all that do such things, and generally return upon him who began.”
Circumretit enim vis atque iniuria quemque, atque, unde exortast, at eum plerumque revertit.

“A little river seems to him, who has never seen a larger river, a mighty stream; and so with other things—a tree, a man—anything appears greatest to him that never knew a greater.”
Scilicet et fluvius qui visus maximus ei, Qui non ante aliquem majorem vidit; et ingens Arbor, homoque videtur, et omnia de genere omni Maxima quae vidit quisque, haec ingentia fingit.