“Quella [la povertà], quando prende di mira qualcuno, gli insegna a fare tutti i mestieri.”
v. 178
Nam illa artis omnis perdocet, ubi quem attigit.
Stichus
Tito Maccio Plauto è stato un commediografo romano.
Plauto fu uno dei più prolifici e importanti autori dell'antichità latina e l'autore teatrale che più influenzò il teatro occidentale.
Egli fu esponente del genere teatrale della palliata, ideato dall'innovatore della letteratura latina Livio Andronico. Il termine plautino, che deriva appunto da Plauto, si riferisce sia alle sue opere sia ad opere simili o influenzate da quelle di Plauto.
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“Quella [la povertà], quando prende di mira qualcuno, gli insegna a fare tutti i mestieri.”
v. 178
Nam illa artis omnis perdocet, ubi quem attigit.
Stichus
vv. 520-522
Ut cuique homini res paratast, perinde amicis utitur: | si res firma, <item> firmi amici sunt; sin res laxe labat, | itidem amici conlabascunt: Res amicos invenit.
Stichus
“Chi non ha colpa non deve aver paura e può parlare con franchezza e a testa alta.”
Atto II; 2011, pos. 2802
Amphitruo
ti trascinerò subito dal pretore e t'intenterò un processo, se non restituisci...
Liconide: Cosa dovrei restituirti?
Euclione: Ciò che mi hai rubato.
Liconide: Io? rubato? dove? Cosa significa?
Euclione: [ironicamente] Che Giove ti protegga, com'è vero che tu non sai niente!
Liconide: A meno che tu non dica cosa stai cercando... (vv. 713-762; 1998)
Aulularia
Origine: Nel lamento dell'avaro Euclione per il furto della pentola dell'oro, Plauto parodia i registri della poesia tragica, come farà anche Gaio Lucilio nel libro XXVI delle Satire.
Origine: Fedria, figlia dell'avaro Euclione, ha partorito prima del matrimonio. Il padre del bambino è Liconide, che l'aveva violentata nove mesi prima, durante le Cerealia. Per riparare al danno, vuole prenderla in sposa, ma deve prima parlarne con il padre della ragazza, Euclione. Gli si avvicina, origlia, lo vede in preda al dolore e subito crede che egli abbia saputo della maternità della figlia. Infatti non sa che Euclione ha una pentola d'oro, il cui furto è la causa di tanto dolore. Il giovane si fa coraggio e gli parla: entrambi sottintendono la causa del dolore, così che il dialogo si intride di equivoco, in quanto Liconide confessa d'aver reso incinta Fedria mentre Euclione lo crede reo confesso del furto della pentola. Questa, per Plauto, è un'occasione d'oro per impostare la satira contro la categoria degli avari: l'avaro, influenzato nelle decisioni dalla sua stessa avarizia, formula male la classifica delle sue priorità e pospone la preoccupazione per i figli alla salvezza del patrimonio, che finisce per trascendere l'utilità e non procura altro che vane preoccupazioni.
Atto I; 2011, pos. 4213
Asinaria
vv. 113b-114
Ut, per urbem quom ambulent, | omnibus os opturent, ne quis merito male dicat sibi.
Stichus
vv. 124-125
Quae tamen, cum res secundae sunt, se poterit noscere, | et illa quae aequo animo patietur sibi esse peius quam fuit.
Stichus
Atto III; 2011, pos. 2872
Amphitruo
“La merce buona trova facilmente un compratore.”
v. 342
Proba merx facile emptorem reperit.
Poenulus
vv. 113-115; 1998
Aulularia
Origine: Dopo aver trovato in casa sua una pentola piena d'oro, Euclione è divenuto avaro e sospettoso. Infatti, prima di trovare il tesoro, non prendeva in considerazione più di tanto le cortesie e i saluti rivoltigli dai vicini; ora, invece, l'avarizia lo porta a studiare quelle buone azioni, a sospettare che in giro si sappia della sua ricchezza, anche se in realtà i vicini non sono cambiati affatto.
“L'amante è come il pesce: pessimo se non è fresco.”
178
Quasi piscis, itidemst amator lenae: nequam est, nisi recens.
Asinaria
“Ogni uomo è un lupo nei confronti di un altro uomo.”
495
Lupus est homo homini.
Asinaria
“Chi vuol mangiare la noce ne deve rompere il guscio.”
Qui e nuce nucleum esse vult, frangat nucem.
Curculio, v. 55
Qui e nuce nuculeum esse volt, frangit nucem.
“È cosa sciocca, padre, andare a caccia con cani svogliati.”
Stichus, v. 139
Stultitiast, pater, venatum ducere invitas canes.
“Non con l'età, ma con l'ingegno si raggiunge la sapienza.”
Philto: Atto II, Scena 2, 367
Non aetate, verum ingenio apiscitur sapientia.
Trinummus
“Chi assaggia strenuamente la sfortuna poi azzanna proprio lui la fortuna.”
Atto II; 2011, pos. 4370
Asinaria
III, 2, 850
Abi hinc in malam crucem!
Mostellaria
“Euclione: Ora affrettiamoci verso casa; ché, se io sono qui, il mio pensiero è a casa.”
v. 181; 1998
Aulularia
Origine: A casa è nascosto il tesoro.
“In una mano porta una pietra, mentre nell'altra mostra il pane.”
Altera manu fert lapidem, panem ostentot altera
v. 195
Altera manu fert lapidem, panem ostentat altera.
Aulularia
“Uomo il cui nome si scrive con tre lettere (FUR, ossia ladro).”
II, 4, 321, citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 728
vv. 437-449; 2007
Bacchides
Origine: Lido, schiavo del vecchio Filosseno e maestro del giovane Lido, informa il padrone della vergognosa condotta dell'allievo, che ha preso a frequentare delle prostitute, le sorelle Bacchidi. Filosseno non è affatto inviperito con il figlio, anzi, lo giustifica asserendo che "ci sarebbe più da stupirsi se a quell'età certe cose non le facessero" (da vv. 409-410). Il monologo prosegue fino al verso 978
vv. 649-653; 1996
Bacchides
Origine: La maschera preferita di Plauto è quella del servo, forse anche per averla indossata davvero, e più volte nella sua vita, essendo stato fra l'altro schiavo per debiti. "Si noti che Parmenone e Siro erano nomi comunissimi, sempre ricorrenti per i servi nella commedia nuova, e che il servo del modello menandreo, trasformato in Crísalo da Plauto, si chiamava appunto Siro" (Giovanna Garbarino).
“Colui che gli dei amano, muore giovine.”
IV, 4, 786-787; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921
vv. 925-978; 2007
Bacchides
Origine: Il servo plautino è anche un personaggio sbruffone e strafottente. Qui celebra le proprie gesta con lessico e argomenti attinti dall'epica di Omero, che è parodiata nel monologo. Tutti i personaggi epici ivi citati: Achille, Agamennone, Ecuba, Elena, Epeo, Laerte, Menelao, Paride, Priamo, Sinone, Troilo, Ulisse.
“L'amore è fecondo di molto miele e di molto fiele.”
Amor et melle et felle est faecundissimus.
da Cistellaria, v. 69
Amor et melle et felle est fecundissimus.
“Malamente opera
chi dimentica ciò che ha imparato.”
da Amphitruo, vv. 687-688
Haud aequom facit
qui quod didicit id dediscit.
“Pensa a quanto è saggio un topolino:
non affida mai la sua vita a un solo buco.”
Truculentus, vv. 868-869
Cogitato, mus pusillus quam sit sapiens bestia:
aetatem qui non cubili <uni> umquam committit suam.
vv. 574-594; 1996
Pseudolus
Origine: A parlare qui è ancora un servus callidus, un servo astuto: Pseudolo, il quale da il nome alla commedia. Nel monologo proposto, Plauto parodia ancora la poesia epica, ma non meglio che in Bacchides vv. 925-978.
Stichus, Incipit
“Se vuoi regalare qualcosa, non hai che da prestarla ad un amico.”
Atto II; 2011, pos. 4494
Asinaria