Frasi di Quinto Orazio Flacco

Quinto Orazio Flacco noto più semplicemente come Orazio, è stato un poeta romano.

Considerato uno dei maggiori poeti dell'età antica, nonché maestro di eleganza stilistica e dotato di inusuale ironia, seppe affrontare le vicissitudini politiche e civili del suo tempo da placido epicureo amante dei piaceri della vita, dettando quelli che per molti sono ancora i canoni dell'ars vivendi.

✵ 8. Dicembre 65 a.C. – 27. Novembre 8 a.C.   •   Altri nomi Quintus Flaccus Horatius, Flaccus Quintus Horatius, Квинт Гораций Флакк
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Quinto Orazio Flacco
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Quinto Orazio Flacco
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Quinto Orazio Flacco frasi celebri

“Come succede, o Mecenate, che nessuno viva contento di quella condizione ch'egli stesso si scelse o che il caso gli dette, e invidii invece coloro che le altre abbracciarono?”

I, 1-3
Qui fit, Maecenas, ut nemo, quam sibi sortem | Seu ratio dederit, seu fors objecerit, illa | Contentus vivat, laudet diversa sequentes?
Satire

“Chi va oltre il mare muta cielo, non animo.”

A Bullazio, I, 11

Quinto Orazio Flacco frase: “Non cercar di sapere quel che avverrà domani.”

“Non cercar di sapere quel che avverrà domani.”

A Taliarco, I, 9, 13

Frasi sulla vita di Quinto Orazio Flacco

“I nostri padri, peggiori dei nostri avi, ci generarono ancora più cattivi, e noi daremo vita ad una prole ancora peggiore.”

III, 6, 46-48
Aetas parentum peior avis, tulit nos nequiores, mox daturos progeniem vitiosiorem.
Odi

“Lo mi diletto di chiudere le parole nel verso, alla maniera di Lucilio, migliore di me e di te. Come a fedeli compagni, ai libri egli soleva affidare i suoi segreti, né altrove ricorreva se le cose gli andavano male, né se gli andavano bene: perciò avviene che tutta la vita di questo vecchio ci sta davanti agli occhi, come fosse dipinta su un quadretto votivo.”
Me pedibus delectat claudere verba Lucili ritu, nostrum melioris utroque. Ille velut fidis arcana sodalibus olim credebat libris neque, si male cesserat, usquam decurrens alio neque, si bene; quo fit ut omnis votiva pateat veluti descripta tabella vita senis.

da II, 1, 18-24 -Mario Labate

Frasi su tempo di Quinto Orazio Flacco

“È cosa dolce ammattire a tempo opportuno.”

IV, 12, 28
Dulce est desipere in loco.
Odi

“Mentre stiamo parlando il tempo invidioso sarà già fuggito. Cogli il giorno presente confidando il meno possibile nel futuro.”
Dum loquimur, fugerit invida Aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.

I, 11, 7-8
Dum loquimur, fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.
Odi

Quinto Orazio Flacco: Frasi popolari

“Non maggior pazzìa la tua sarebbe recar legna al bosco.”

I, 10, 34, Traduzione di Luca Antonio Pagnini

Quinto Orazio Flacco Frasi e Citazioni

“Nei momenti difficili ricordati di conservare l'imperturbabilità, e in quelli favorevoli un cuore assennato che domini la gioia eccessiva.”

II, 3
Aequam memento rebus in arduis
Servare mentem, non secus in bonis
Ab insolenti temperatam
Laetitia.
Odi

“Cogli felice i doni di questo momento.”

III, 8, 27
Dona praesentis cape laetus horae
Odi

“Quante sono le teste al mondo, altrettanti sono gli interessi.”

II, 1, 27
Quot capitum vivunt, totidem studiorum.
Satire

“Pensa che ogni giorno può essere il tuo ultimo.”

A Tibullo, I, 4
Epistole

“Scaccia pure con un forcale la tua indole, tornerà ugualmente.”

I, 10, 24
Naturam expellas furca, tamen usque recurret.
Epistole

“Diventa affar tuo, quando la parete del vicino va a fuoco.”
Nam tua res agitur, paries cum proximus ardet.

I, 18, 84

“È bello e dolce morire per la patria.”

III, 2, 13
Dulce et decorum est pro patria mori.
Odi

“Io sono ferito dalla grave freccia d'amore per Licisco, che afferma di superare in tenerezza qualsiasi donna.”

citato in Jim Bishop, Il giorno in cui Cristo morì, traduzione di Maria Satta, Garzanti, 1958
Citazioni di Orazio

“Beati coloro che posseggono.”

citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 435-436

“Sotto nome diverso la favola di te parla.”

I, I, 69-70

“Ecco a tutti i cantor vizio comune: | Pregati, non c'è caso che s'inducano | A cantar tra gli amici: non pregati | Non la finiscon mai.”

I, 3, 1-3, traduzione di Tommaso Gargallo; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 546

“Dalle uova fino alle mele.”

I, 3, 6-7

“Le membra sparse del poeta.”

I, 4, 62

“Questo era uno dei nostri voti.”

II, 6, 1

“L'uomo o impazzisce o scrive versi”

II, 7, 117
Aut insanit homo, aut versus facit
Satire

“Garbato, naso fino, duro però nel mettere assieme i suoi versi. Il suo difetto? Eccolo: in un'ora, come fosse gran cosa, dettava sovente duecento versi, e reggendosi su un piede soltanto. Siccome scorreva fangoso, c'erano cose che avresti voluto levare; era ciarliero e insofferente della fatica di scrivere, di scrivere bene. ”
Facetus, emunctae naris, durus conponere versus. nam fuit hoc vitiosus: in hora saepe ducentos, ut magnum, versus dictabat stans pede in uno; cum flueret lutulentus, erat quod tollere velles; garrulus atque piger scribendi ferre laborem, scribendi recte.

da III, 4, 7-13 - Mario Labate

“«Ha fatto però una cosa non da poco: ha mescolato parole greche alle parole latine». O ritardatari delle belle lettere, ritenete davvero difficile e meravigliosa una cosa che riesce perfino a Pitoleone da Rodi”
«At magnum fecit, quod verbis graeca latinis miscuit». O seri studiorum, quine putetis difficile et mirum, Rhodio quod Pitholeonti contigit?

da I, 10, 20-23 - Mario Labate

“Sia pure, io dico, che Lucilio fosse garbato ed urbano, sia pure ch'egli fosse più limato di quanto non sia in genere l'iniziatore di una poesia nuova[3] e intentata dai Greci e più anche di tutto il gruppo dei poeti più antichi; ma anche lui, se il destino l'avesse fatto scivolar giù fino ai nostri giorni, eliminerebbe molte cose dai suoi versi e tutto il superfluo, che si trascina al di là dell'espressione compiuta, lo taglierebbe via e, nel comporre il verso, si gratterebbe spesso la testa e si roderebbe le unghie fino alla carne viva.”
Fuerit Lucilius, inquam, comis et urbanus, fuerit limatior idem quam rudis et Graecis intacti carminis auctor quamque poetarum seniorum turba; sed ille, si foret hoc nostrum fato delapsus in aevum, detereret sibi multa, recideret omne quod ultra perfectum traheretur, et in versu faciendo saepe caput scaberet vivos et roderet unguis.

da I, 10, 64-71 - Mario Labate

“Giurare sulle parole del maestro.”

I, 1, 14

“Non meravigliarsi di nulla.”

I, 6, 1

“Non viviamo là in questo modo in cui tu pensi.”

I, 9, 47
Non isto vivimus illic, | quo tu rere, modo.
Epistole

“Se l'incanto della quiete e il dormire in pace sino al mattino
ti piacciono, e se la polvere, lo strepito dei carri
e l'osteria ti infastidiscono, ti consiglio di andare a Ferentino.”

I, 17, 7-8
Si te grata quies et primam somnus in horam | delectat, si te puluis strepitusque rotarum, | si laedit caupona, Ferentinum ire iubebo.
Epistole

“Non a tutti è dato di andare a Corinto.”

I, 17, 36

“O imitatori, gregge di schiavi.”

I, 19, 19

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