Frasi di Publio Virgilio Marone
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Publio Virgilio Marone, noto semplicemente come Virgilio o Vergilio , è stato un poeta romano, autore di tre opere, tra le più famose della letteratura latina: le Bucoliche , le Georgiche , e l'Eneide .

Al poeta vengono attribuiti anche una serie di componimenti giovanili, la cui autenticità è oggetto di dubbi e di complicate controversie, che si è soliti indicare in un'unica raccolta, nota col titolo di Appendix Vergiliana .



Virgilio, per il senso sublime dell'arte e per l'influenza che esercitò nei secoli, fu il massimo poeta di Roma, nonché l'interprete più completo e più schietto del grandioso momento storico che, dalla morte di Giulio Cesare, conduce alla fondazione del Principato e dell'Impero ad opera di Augusto.

L'opera di Virgilio, presa a modello e studiata fin dall'antichità, ha avuto una profondissima influenza sulla letteratura e sugli autori occidentali, in particolare su Dante Alighieri e la sua Divina Commedia, nella quale Virgilio funge anche da guida dell'Inferno e del Purgatorio. Wikipedia  

✵ 15. Ottobre 70 a.C. – 21. Settembre 19 a.C.   •   Altri nomi Vergilius
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Publio Virgilio Marone Frasi e Citazioni

“Da uno capisci come son tutti.”

II, 64-65
Ab uno disce omnis.
Eneide

“Quanto mutato da quello.”

II, 274

“Già ardono le vicine case di Ucalegonte.”

II, 311-312

“La sola speranza per i vinti è non sperare in alcuna salvezza.”

II, 354
Una salus victis nullam sperare salutem.
Eneide

“Arma imbelle senza forza.”

II, 544

“A cosa non spingi i cuori degli uomini, o esecrabile fame dell'oro!”

III, 56-57
Quid non mortalia pectora cogis,
Auri sacra fames!
Eneide

“Tu mura grandi a grandi prepara.”

III, 159-160
Tu moenia magnis magna para.
Eneide

“I fati troveranno la via.”

III, 395

“Resti tale cura ai nostri nipoti.”

III, 505

“O Dei, allontanate dalla terra un tale flagello!”

III, 620
Dî, talem terris avertite pestem!
Eneide

“[Su Polifemo] Orribile mostro.”

III, 658

“Conosco i segni dell'antica fiamma.”

IV, 23
Adgnosco veteris vestigia flammae.
Eneide
Origine: Traduzione di Annibal Caro; con queste parole Didone confessa alla sorella il suo amore per Enea.

“Sorga dalle nostre ossa un qualche vendicatore!”

IV, 625
Exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor!
Eneide

“Morrò invendicata! Ebbene, si muoia, disse. Così, cosi devo scendere fra le ombre.”

IV, 658-659; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921

“Vincerà l'amor di patria e l'immenso desiderio di gloria.”

VI, 824
Vincet amor patriae, laudumque immensa cupido.
Eneide

“Perdonare quelli che si sottomettono e sconfiggere i superbi.”

VI, 853
Parcere subiectis et debellare superbos.
Eneide

“Date gigli a piene mani.”

VI, 884

“Se non posso muovere i celesti, smuoverò gl'Inferi.”

VII, 312
Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo.
Eneide

“La paura aggiunse ali ai piedi.”

VIII, 224
Pedibus timor addidit alas.
Eneide

“Così si sale alle stelle.”

IX, 641

“Perché mi obblighi a rompere il mio profondo silenzio?”

X, 63-64
Quid me alta silentia cogis | Rumpere?
Eneide

“La fortuna aiuta gli audaci.”

X, 284
Audentes fortuna iuvat.
Eneide

“Credete a chi ha provato.”

XI, 283

“Nulla salus bello.”

Aeneid (29–19 BC), Book XI