Frasi su considerazione
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“Dobbiamo contestualizzare il mio processo, quel '92, l'abbattimento di quel sistema di Stato, di governo. Bisogna tenere conto delle invidie nella mia amministrazione, delle aspirazioni di carriera, del senso di rivalsa nei miei confronti. Il colpo di genio che hanno avuto quelli che mi hanno inquisito è stato tenermi 31 mesi e 7 giorni in regime di carcere preventivo, limitando le mie possibilità di difesa e determinando nell'opinione pubblica la convinzione che, se ero stato incarcerato, qualcosa dovevo avere pur fatto. Tanti imputati di concorso esterno aspettano liberi il processo. Io invece dovevo stare dentro, unico detenuto come Rudolf Hess a Spandau, a oltre 60 anni senza nemmeno un water decente perché in cella c'era il bagno alla turca. E non mi sono mai lamentato, e non ho mai chiesto niente, non mi facevo nemmeno portare cibo da casa. Perché non sono state prese in considerazione le testimonianze di 142 uomini delle istituzioni? Cinque capi della Polizia, direttori del Sisde, prefetti, questori, generali della Guardia di Finanza. E poi i tanti miei colleghi che sono venuti a testimoniare per me, quelli che lavoravano con me giorno e notte. Erano testimoni della verità dei fatti e li hanno disprezzati.”

Bruno Contrada (1931) poliziotto italiano

Origine: da Ma ora tocca all'Italia darmi l'assoluzione http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ora-tocca-allitalia-darmi-lassoluzione-1116625.html, Il Giornale, 15 aprile 2015

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“Ci deve pur essere qualcosa negli ex nazisti non pentiti che oggi affascina tanto gli intellettuali di sinistra italiani. Questo qualcosa è lo Stile: la stilizzazione altamente parodistica dell'intelligenza, l'esibizione coerente, apatica, senza flessioni e senza ripensamenti del proprio pensiero come prodotto di un'intelligenza superiore. Il kitsch della potenza teoretica condensata in formule inestricabili e tautologiche. È un fatto che uomini come Ernst Junger, Carl Schmitt e Martin Heidegger offrono questo. E sembrano sempre un poco (o molto) superiori ai fatti. Non si sono mai pentiti, loro. Non ci hanno mai fornito nessun utile, trasparente resoconto delle loro convinzioni e vicende politiche. Nel '33, il nazismo come "fatto dominante" li ha tremendamente affascinati, attratti e mobilitati. Ma poi, dopo il '45, come "fatto perdente", li ha annoiati ed è parso indegno di considerazioni ulteriori. Provare vergogna era qualcosa che superava nettamente le possibilità espressive del loro stile. […] In quel linguaggio, non si capisce più la differenza fra leggere un libro e sparare contro qualcuno, fra un progetto di ricerca e una dichiarazione di guerra. Rispetto alla propaganda e alla pubblicità, siamo senza dubbio al polo opposto. Ripetitività ipnotica e vuotaggine, però, sono curiosamente analoghe.”

Alfonso Berardinelli (1943) critico letterario e saggista italiano

Origine: Da I rumori dell'Essere, Diario, n. 6, giugno 1988, anno IV; poi in Casi critici. Dal postmoderno alla mutazione, Quodlibet, 2007, pp. 169-171.

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“Si parla molto di più del cinquantenario dell'indipendenza indiana a Londra che a Nuova Delhi o a Bombay. Là si ricorda l'inizio della ritirata imperiale, cominciata nell'agosto del '47 a Nuova Delhi e conclusasi neppure due mesi fa, il 1 luglio del '97, mezzo secolo dopo, a Hong Kong. Una lunga cavalcata nostalgica a ritroso. La Gran Bretagna ha la rievocazione facile. Non deve fare bilanci. Li ha già fatti. Se qualcuno, a Londra, vuol proprio tirare le somme, non gli riesce certo difficile sottolineare i risultati negativi di questi cinquant'anni postcoloniali dell'India. Così facendo, si può implicitamente rivalutare il tempo del Britsh Raj. È però un esercizio rischioso: è ridicolo giocare con la storia. La storia consente invece qualche considerazione su ciò che accadde realmente nell'estate del '47. Si può ricordare che l'impero britannico, seguendo un'abitudine (non solo) coloniale consolidata, si prodigò nell'accentuare l'ostilità tra indù e musulmani. Divise per governare. Si può altresì rammentare che gli inglesi se ne andarono (in anticipo sulla data prevista) come da una nave che affonda. Fu esemplare la decisione di decolonizzare, ma non certo il calendario precipitoso, dopo due secoli di dominio. Il 15 agosto '47 resta una data importante non solo perché ha visto nascere la 'più grande democrazia del mondo', ma perché ha dato il via al processo di decolonizzazione, che ha cambiato la faccia del mondo. Winston Churchill detestava l'India e gli indiani, e non lo nascondeva.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano
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“Infine, una severità esatta, pronta, giusta. L'istesso si farà per le donne che si sono distinte nella rivoluzione, e ciò senza pietà. Non v'è bisogno di una giunta di Stato. Non è processo, né opinione : è un fatto avvenuto provato, stampato: o gli scellerati si all'imponente forza dell'ammiraglio, o bisognerà riunire i corpi di truppe, farne venire anche da fuori se fa uopo, avvisare le povere donne e fanciulli di uscire, prendendo per forza i due castelli secondo le norme della guerra con coloro che son dentro, e cosi terminare questa colpevole e pericolosa resistenza.
Il cardinale non deve nominare nessun impiegato senza proporlo. I sedili, sorgente di tutti i mali, e vera prima riunione dei ribelli, che hanno rovinato il regno e detronizzato il re, restano per sempre aboliti, come pure i diritti, e giurisdizioni baronali per sollevare dalla schiavitù un popolo fedele che ha rimesso il re sul trono, donde il tradimento, la fellonia e la colpevole indifferenza dei nobili l'hanno cacciato. Ciò non piace, ma è d'assoluta necessità; senza ciò il re non governerà sei mesi tranquillamente. I popoli aspettano dalla sua giustizia d'esser sollevati dopo aver fatto tanto per lui. Infine mia cara Miledy, raccomando a Milord Nelson di trattar Napoli come se fosse una città ribelle d'Irlanda che si fosse condotta così. Non bisogna aver riguardo al numero, le migliaia di scellerati di meno renderanno la Francia più debole e noi staremo meglio. Essi avranno meritato d'esser gettati in Africa, in Crimea. Gettarli in Francia sarebbe una carità. Meriterebbero d'esser bollati, affinché nessuno fosse ingannato da loro; cosi è un bene che gli si concede. Vi raccomando dunque, mia cara Miledy, la più gran fermezza, forza, vigore, rigore; ne va della nostra considerazione e futura tranquillità: il popolo fedele lo desidera. Vi raccomando di darmi spesso vostre nuove: potete immaginare la mia premura.
Credetemi per la vita, la vostra più che sensibile, affettuosa riconoscente amica — Carolina.”

Maria Carolina d'Asburgo-Lorena (1752–1814) regina consorte di Napoli e Sicilia, moglie di Ferdinando I delle Due Sicilie

dalla lettera da Palermo del 25 giugno 1799, pp. 74-75
Carteggio di Maria Carolina Regina delle due Sicilie con Lady Emma Hamilton
Variante: Infine, una severità esatta, pronta, giusta. L'istesso si farà per le donne che si sono distinte nella rivoluzione, e ciò senza pietà. Non v'è bisogno di una giunta di Stato. Non è processo, né opinione : è un fatto avvenuto provato, stampato: o gli scellerati si all'imponente forza dell'ammiraglio, o bisognerà riunire i corpi di truppe, farne venire anche da fuori se fa uopo, avvisare le povere donne e fanciulli di uscire, prendendo per forza i due castelli secondo le norme della guerra con coloro che son dentro, e cosi terminare questa colpevole e pericolosa resistenza.
Il cardinale non deve nominare nessun impiegato senza proporlo. I sedili, sorgente di tutti i mali, e vera prima riunione dei ribelli, che hanno rovinato il regno e detronizzato il re, restano per sempre aboliti, come pure i diritti, e giurisdizioni baronali per sollevare dalla schiavitù un popolo fedele che ha rimesso il re sul trono, donde il tradimento, la fellonia e la colpevole indifferenza dei nobili l'hanno cacciato. Ciò non piace, ma è d'assoluta necessità; senza ciò il re non governerà sei mesi tranquillamente. I popoli aspettano dalla sua giustizia d'esser sollevati dopo aver fatto tanto per lui. Infine mia cara Miledy, raccomando a Milord Nelson di trattar Napoli come se fosse una città ribelle d'Irlanda che si fosse condotta così. Non bisogna aver riguardo al numero, le migliaia di scellerati di meno renderanno la Francia più debole e noi staremo meglio. Essi avranno meritato d'esser gettati in Africa, in Crimea. Gettarli in Francia sarebbe una carità. Meriterebbero d'esser bollati, affinchè nessuno fosse ingannato da loro; cosi è un bene che gli si concede. Vi raccomando dunque, mia cara Miledy, la più gran fermezza, forza, vigore, rigore; ne va della nostra considerazione e futura tranquillità: il popolo fedele lo desidera. Vi raccomando di darmi spesso vostre nuove: potete immaginare la mia premura.
Credetemi per la vita, la vostra più che sensibile, affettuosa riconoscente amica — Carolina. (dalla lettera da Palermo del 25 giugno 1799, pp. 74-75)

“Una democrazia non nasce spontaneamente. Noi europei lo sappiamo bene. Per l'Africa va ricordato che nel tracciare i confini dei loro possedimenti, alla fine dell'Ottocento, le potenze coloniali non badarono all'omogeneità culturale dei gruppi umani. Gli stessi confini diventarono negli anni Sessanta quelli degli Stati-nazione indipendenti. Così, per fare un esempio, i popoli di lingua kongo furono dispersi in tre Stati, il Congo ex francese, il Congo ex belga e l'Angola ex portoghese. Nessuno tenne in considerazione il fatto che quei popoli avessero costituito nel passato un potente regno, durato assai più a lungo dell'epoca coloniale.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Variante: Una democrazia non nasce spontaneamente. Noi europei lo sappiamo bene. Per l'Africa va ricordato che nel tracciare i confini dei loro possedimenti, alla fine dell'Ottocento, le potenze coloniali non badarono all'omogeneità culturale dei gruppi umani. Gli stessi confini diventarono negli anni Sessanta quelli degli Stati-nazione indipendenti. Così, per fare un esempio, i popoli di lingua kongo furono dispersi in tre Stati, il Congo ex francese, il Congo ex belga e l'Angola ex portoghese. Nessuno tenne in considerazione il fatto che quei popoli avessero costituito nel passato un potente regno, durato assai più a lungo dell'epoca coloniale.
Origine: Da Africa. Dalla tirannia al Darfur le piaghe di un continente http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/03/10/africa-dalla-tirannia-al-darfur-le-piaghe.html?ref=search, la Repubblica, 10 marzo 2009.

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“La verifica di una teoria psicologica, come pure la sua giustificazione morale, stanno nella sua applicazione a considerazioni pratiche concrete.”

Donald Broadbent (1926–1993)

Origine: Citato in AA.VV., Il libro della psicologia, traduzione di Giuliana Lupi, Gribaudo, 2018, p. 185. ISBN 9788858015018

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“Chi non ha alcuna forma di rispetto non merita alcuna forma di considerazione.”

Prevale (1983) disc jockey, produttore discografico e conduttore radiofonico italiano

Origine: prevale.net

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“Chiunque compia azioni ingiuste e dannose alle vostre spalle, non merita alcuna considerazione.”

Prevale (1983) disc jockey, produttore discografico e conduttore radiofonico italiano

Origine: prevale.net