Frasi su significante

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema significante, significato, linguaggio, senso.

Frasi su significante

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“Sarebbe dovuta morire prima o poi. | Ci sarebbe dovuto essere un tempo per (usare) questa parola | domani, domani, domani, | si insinua a piccoli passi giorno per giorno | fino all'ultima sillaba del tempo prescritto; | e tutti i nostri ieri hanno rischiarato a stupidi | la strada a una morte polverosa. Consumati, consumati, corta candela! | La vita è un'ombra che cammina, un povero attore | che si agita e pavoneggia la sua ora sul palco | e poi non se ne sa più niente. È un racconto | narrato da un idiota, pieno di suoni e furore, | significante niente.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Macbeth: atto V, scena V, vv. 17-27
She should have died hereafter. | There would have been a time for such a word– | Tomorrow, and tomorrow, and tomorrow, | Creeps in this petty pace from day to day | To the last syllable of recorded time; | And all our yesterdays have lighted fools | The way to dusty death. Out, out, brief candle! | Life's but a walking shadow, a poor player | That struts and frets his hour upon the stage | And then is heard no more. It is a tale | Told by an idiot, full of sound and fury, | Signifying nothing.
Macbeth
Origine: È la terza frase del più famoso soliloquio della tragedia. In questa il protagonista reagisce con insensibilità alla morte della moglie.

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“[contiunando tranquillamente l'intervista dopo essere stato ferito all'addome da un cecchino] It's not a significant bullet (non è un proiettile significativo)”

Werner Herzog (1942) regista, sceneggiatore e produttore cinematografico tedesco

Intervista per la BBC, 2005

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“[Parlando di Gadda] La derisoria violenza della sua scrittura esplodeva esasperata, contestando insieme il linguaggio e la parodia, tra il ron-ron rondesco-neoclassico-fascistello e il pio-pio crepuscolare-ermetico-pretino, in schegge di incandescente (espressionistica) espressività… Proprio come per Rabelais e per Joyce che gli sarebbero poi stati accostati, «a braccio» e «a orecchio», i suoi messaggi fanno a pezzi ogni codice, spiritate e irritate, le sue invenzioni verbali dileggiano significati e significanti; devastano ogni funzione o finalità comunicativa; rappresentano innanzitutto se stesse, e i propri fantasmi, in un foisonnement inaudito e implacabile di spettacolari idioletti… […] La complessa ricchezza linguistica e tematica dell'opera gaddiana, così visceralmente composta e tramata, e sardanapalesca, e pantagruelica, continua a sollecitare una pluralità di letture, a diversi livelli, lungo differenti parametri, secondo i più svariati presupposti e pregiudizi: a costo di razionalizzare fin troppo lucidamente attraverso nitidi procedimenti di schede e di referti quel suo atrabiliare viluppo di fantasticate irrisioni e di furie «compossibili»… […] Non per nulla, gl'interessi enciclopedici dell'Ingegnere coincidono (fino al delirio di riversare tutta la Funzione nell'Espressione) coi manifesti tracciati due secoli fa dagli impeccabili fratelli Verri e da Cesare Beccaria, risoluti a insultare programmaticamente la Crusca in nome di Galileo e di Newton, cioè a sviluppare una cultura extraletteraria cosmopolita e un pensiero intellettuale «assolutamente moderno» a dispetto della grammatica arcaica dei Pedanti, trasgredendo al purismo imbecille che caldeggia l'impiego di qualsiasi grulleria del Piovano Arlotto per definire prodotti e nozioni del nostro tempo.”

Alberto Arbasino (1930) scrittore, saggista e giornalista italiano

da Genius Loci, in Certi romanzi, pp. 339-71

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