Frasi di Lev Nikolajevič Tolstoj
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281 frasi che esplorano la saggezza e l'essenza della vita

Scoprite la saggezza di Leone Tolstoj, un genio della letteratura. Esplorate le sue profonde citazioni sull'auto-riflessione, la pazienza, l'amore e l'essenza della vita. Immergetevi nella natura umana e nello sviluppo personale.

Lev Tolstoj è stato un famoso scrittore e filosofo russo. È diventato celebre per i suoi romanzi Guerra e pace e Anna Karenina, che hanno ottenuto un grande successo sia in patria che all'estero. Oltre alla sua carriera letteraria, Tolstoj si è interessato anche all'educazione e all'attivismo sociale. Ha espresso il suo pensiero attraverso numerosi saggi e lettere, ispirando la condotta nonviolenta di persone come Mahatma Gandhi. La sua opera è caratterizzata da una profonda introspezione dei personaggi e da una riflessione morale sui temi della vita e della guerra.

✵ 28. Agosto 1828 – 7. Novembre 1910   •   Altri nomi Lev Tolstoj, Lev N. Tolstoj, Лев Толстой
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Lev Nikolajevič Tolstoj Frasi e Citazioni

“Ci si può domandare se è ragionevole e morale – questi due termini sono inseparabili – uccidersi.
No! Uccidersi è irragionevole, così come tagliare i polloni di una pianta che si vorrebbe estirpare. Essa non morrà, crescerà irregolarmente, ecco tutto. La vita è indistruttibile, al di là del tempo e dello spazio. La morte non può che cambiarne la forma, mettendo fine alla sua manifestazione in questo mondo. Ma rinunciando alla vita in questo mondo, io non so se la forma che essa prenderà altrove, mi sarà più gradita e in secondo luogo io mi privo della possibilità di imparare e di acquisire a profitto del mio io, tutto ciò che avrei potuto apprendere in questo mondo. D'altra parte e soprattutto, il suicidio è irrazionale perché, rinunciando alla vita a causa del disgusto che essa mi provoca, io mostro di avere un concetto errato dello scopo della mia vita, supponendo che serva al mio piacere, mentre essa ha per scopo, da un lato, il mio perfezionamento personale e dall'altro la cooperazione all'opera generale che si compie nel mondo.
Ed è per questo che il suicidio è immorale. All'uomo che si uccide, la vita era stata data con la possibilità di vivere fino alla sua morte naturale, a condizione di essere utile all'opera generale della vita e lui, dopo aver goduto della vita, finché gli è parsa gradevole, ha rinunciato a metterla al servizio dell'utilità generale, appena gli è divenuta spiacevole; mentre verosimilmente egli cominciava a divenire utile nel preciso istante in cui la sua vita si incupiva, perché ogni lavoro comincia con travaglio.”

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“Allargai il raggio delle mie osservazioni, esaminai la vita di enormi masse di uomini, sia di quelli passati sia di quelli contemporanei. E di uomini che avevano capito il senso della vita, che avevano saputo vivere e morire io ne vedevo non due, tre, dieci, bensì centinaia, migliaia, milioni. E tutti loro, infinitamente diversi per indole, intelligenza, educazione, condizione, tutti allo stesso modo e in completa contrapposizione alla mia ignoranza conoscevano il senso della vita e della morte, sopportavano privazioni e sofferenze, vivevano e morivano vedendo in ciò non la vanità, ma il bene.
Ed io fui preso da amore per quegli uomini. Quanto più penetravo nella loro vita di uomini viventi e nella vita degli uomini che erano già morti, dei quali leggevo o sentivo raccontare, tanto più io li amavo, e tanto più mi diventava facile vivere. Vissi così circa due anni e in me si verificò quel rivolgimento che da tempo già si preparava e del quale erano sempre esistite dentro di me le premesse. Mi accadde che la vita della nostra cerchia – dei ricchi, delle persone istruite non solo mi disgustò, ma perse qualsiasi senso. Tutto quello che noi facevamo, i nostri ragionamenti, la nostra scienza, le nostre arti, tutto ciò mi apparve come un trastullo da ragazzi. Io capii che non si doveva cercare un senso in tutto ciò. E invece quel che faceva il popolo lavoratore, il quale costruisce la vita, mi appariva come l'unica occupazione degna di rispetto. E capii che il senso che veniva attribuito a quella vita era la verità, e l'accettai.”

cap. X

“Una volta stavamo tornando da Mosca, e lungo la via ci dettero un passaggio dei carrettieri, che venivano da Serpuchòv ed erano diretti a un bosco, da un mercante, per caricare del legname. Era il giovedì santo. Io m'ero seduto sulla telega davanti, accanto al carrettiere, un mužìk forte, rosso, grossolano, che ad ogni evidenza era anche un gran bevitore. Passando per un villaggio, vedemmo che dall'ultima casa stavano trascinando fuori un maiale, ben ingrassato, nudo, roseo, per ucciderlo. Urlava con una voce disperata, simile a un grido umano. E proprio mentre stavamo passando noi, si misero a sgozzarlo. Uno degli uomini gli fece un lungo taglio sulla gola, con un coltello. Il maiale mandò un urlo ancora più forte e penetrante, si divincolò e corse via, inondandosi di sangue. Io sono miope e non vidi tutto nei dettagli, vidi soltanto il corpo del maiale, un corpo roseo come un corpo umano, e udii quello strillo disperato; ma il carrettiere vide tutti i dettagli, e continuava a guardare senza mai distogliere gli occhi. Acchiapparono il maiale, lo rovesciarono a terra e si misero a finirlo. Quando il suo strillo tacque, il carrettiere fece un sospiro profondo: «Possibile che un giorno non dovranno rispondere di questo?» borbottò.
A tal punto è forte negli uomini la ripugnanza per ogni uccisione, ma con l'esempio, con lo stimolo dell'umana avidità, con il ripetere che Dio ha permesso queste cose, e soprattutto con l'abitudine, si spinge la gente fino al punto di perdere del tutto questo loro naturale sentimento.”

“Non siamo struzzi, e non possiamo credere che se non guarderemo, ciò che non vogliamo vedere non esisterà più. E tanto meno lo possiamo, quando ciò che non vogliamo vedere è quel che vogliamo mangiare. E soprattutto, se almeno fosse necessario tutto ciò! O magari non necessario, ma se non altro almeno utile a qualcosa. E invece? Niente, non è di nessuna utilità. (Coloro che ne dubitano leggano quei numerosi libri che sono stati scritti a questo proposito da scienziati e da medici, e nei quali viene appunto dimostrato che la carne non è affatto necessaria all'alimentazione umana. E non ascoltino invece quei medici veterotestamentari che difendono a spada tratta la necessità di far uso di carne solamente perché la carne è stata ritenuta necessaria per lungo tempo dai loro predecessori e poi anche da loro stessi; costoro la difendono caparbiamente, con malevolenza, così come si difende sempre quel che è vecchio e va ormai cadendo in disuso.) Serve soltanto a educare la gente ai sentimenti bestiali, a sviluppare la bramosia, la lussuria, l'ubriachezza. Il che trova perennemente conferma nel fatto che uomini giovani, buoni, non guastati ancora, e in particolar modo le donne e le fanciulle, sentono, pur senza saperlo, che così come da una cosa ne deriva un'altra, allo stesso modo la virtù non è compatibile con la bistecca, e non appena desiderano esser buoni, abbandonano appunto i cibi a base di carne.”

“I cavalli compiangono solamente se stessi o, di tanto in tanto, solamente coloro nella cui pelle riescono a immaginarsi senza fatica.”

Origine: Da Cholstomér: storia di un cavallo, traduzione di Serena Prina, in Tutti i racconti, volume secondo, Mondadori, Milano, 2006, p. 100. ISBN 8804555181

“Io più di chiunque altro sono debitore di molte cose a Stendhal. Egli mi ha insegnato a capire la guerra.”

Origine: Citato in Serena Vitale, Introduzione, in Lev Tolstoj, Resurrezione, Garzanti, Milano, 2002, p. XX. ISBN 8811361575

“[Su Della vita] L'avevo incominciato con il titolo "Sulla vita e sulla morte", ma quando l'ho terminato, ho cancellato le parole "e sulla morte", perché avevano perduto il loro significato.”

Origine: Dalla lettera a I.V. Alekséev, fine settembre 1887; citato in Igor Sibaldi, Introduzione, in Lev Tolstoj, Della vita, Oscar saggi Mondadori, Milano, 1991, p. 9 (in nota). ISBN 8804347317

“L'idea dell'eternità è una malattia dello spirito.”

Origine: Citato in Maksim Gorkij, Racconto di un amore non corrisposto, traduzione di Erme Cadei, Fratelli Treves Editori, 1928.

“[Su Il regno di Dio è in voi] Mai nessuna opera mi è costata tanta fatica.”

Origine: Citato in Henri Troyat, Tolstoi, Rizzoli, Milano, 1969, vol. II, p. 227.

“Non capite, se giudicate.”

Origine: Da Denaro falso, p. 83.

“Non vi è che un modo per essere felici: vivere per gli altri.”

Origine: Citato in Enzo Biagi, Russia, Rizzoli, Milano, 1977, p. 18.