Frasi di Lucio Anneo Seneca
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157 frasi illuminanti e ispiratrici sulla guerra, virtù, ricchezza e molto altro

Esplora le profonde citazioni di Seneca il Giovane su guerra, virtù, ricchezza, governo, amicizia, speranza, disperazione, preparazione, vita e morte per una saggezza senza tempo che illuminerà e ispirerà.

Lucio Anneo Seneca, noto anche come Seneca o Seneca il giovane, è stato un famoso filosofo, drammaturgo e politico romano durante l'età imperiale. È considerato uno dei maggiori esponenti dello stoicismo eclettico.

Seneca ha svolto diverse attività, inclusa la vita pubblica, ed è stato senatore e questore durante il periodo giulio-claudio. Inizialmente condannato a morte da Caligola, fu poi graziato grazie all'intervento di un'amante dello stesso imperatore.

In seguito, venne condannato a un'esilio su un'isola dall'imperatore Claudio ma fu richiamato a Roma in seguito. Qui divenne tutore e precettore del futuro imperatore Nerone su incarico della madre Giulia Agrippina Augusta.

Dopo un periodo di buon governo in cui Nerone governò saggiamente sotto l'influenza di Seneca, i due si allontanarono sempre di più e il filosofo alla fine si ritirò nella vita privata che tanto aveva desiderato. Tuttavia, apparentemente coinvolto in una cospirazione contro Nerone, venne vittima delle sue persecuzioni e scelse il suicidio.

L'influenza di Seneca sullo stoicismo romano successivo fu profonda: tra i suoi allievi vi erano Gaio Musonio Rufo e Aruleno Rustico, nonno di Quinto Giunio Rustico, che divenne uno dei mentori dell'imperatore filosofo Marco Aurelio.

✵ 4 a.C. – 12. Aprile 65 d.C.   •   Altri nomi Seneca mladší, Lucius Annaeus Seneca (Seneca der Jüngere), Lucius Annaues Seneca, Луций Анней Сенека
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Lucio Anneo Seneca Frasi e Citazioni

“Diverrò povero? Sarò con la maggioranza degli uomini. Andrò in esilio? Penserò di essere nato là, dove mi manderanno. Sarò messo in catene? E allora? Sono forse ora veramente libero? La natura mi ha già legato a questo grave peso del corpo. Morirò? Porrò cosi fine – dirai tu – alla possibilità di ammalarmi, di esser messo in catene, di morire. […] Moriamo ogni giorno: ogni giorno ci viene tolta una parte della vita e anche quando ancora cresciamo, la vita decresce. Abbiamo perduto l'infanzia, poi la fanciullezza, poi la giovinezza. Tutto il tempo trascorso fino a ieri è ormai perduto; anche questo giorno che stiamo vivendo lo dividiamo con la morte. Come la clessidra non è vuotata dall'ultima goccia d'acqua, ma da tutta quella defluita prima, così l'ora estrema, che mette fine alla nostra vita, non provoca da sola la morte, ma da sola la compie; noi vi giungiamo in quel momento, da tempo, però, vi siamo diretti. […] «Non viene una sola volta la morte; quella che ci rapisce è solo l'ultima morte». […] questa morte che tanto temiamo è l'ultima, non la sola. […] la follia umana, è così grande, che alcuni sono spinti alla morte proprio dal timore della morte. […] Ci chiediamo: «Fino a quando sempre le stesse cose? Svegliarsi e andare a dormire, mangiare ed aver fame, aver freddo e soffrire il caldo? Nessuna cosa finisce, ma tutte sono collegate in uno stesso giro: si fuggono e si inseguono. Il giorno è cacciato dalla notte, la notte dal giorno; l'estate ha fine con l'autunno, questo è incalzato dall'inverno, che a sua volta è chiuso dalla primavera: così tutto passa per tornare. Non faccio né vedo mai niente di nuovo. Ad un certo punto, di tutto questo si prova la nausea». Per molti la vita non è una cosa penosa, ma inutile.”

lettera 24; 1975
Epistulae morales ad Lucilium

“Nasciamo diversi, moriamo uguali.”

XCI, 16
Impares nascimur, pares morimur.
Epistulae morales ad Lucilium

“Quando insegnano, gli uomini imparano.”

VII, 8
Homines, dum docent, discunt.
Epistulae morales ad Lucilium

“Il misero è cosa sacra.”

da Epigr. IV, 9, in "Opera omnia", ed Ruhkopf, Aug. Taur., 1829, vol. IV, p. 402

“La felicità è sempre instabile e incerta.”

da Controv., p. 70, ed. Bip.

“Non è mai esistito ingegno senza un poco di pazzia.”

da Tranquillitate animi

“Una grande fortuna è una grande schiavitù.”

da Ad Polybium consolatio, XXVI

“L'affetto per un cane dona all'uomo grande forza”

citato in Renaldo Fischer, Storia di un cane e del padrone a cui insegnò la libertà, Corbaccio, Milano, 1997, trad. Laura Pignatti, p. 57. ISBN 88-7972-205-0
Attribuite

“Chi è nobile? Colui che dalla natura è stato ben disposto alla virtù.”

Quis est generosus? Ad virtutem bene a natura compositus.
Epistulae morales ad Lucilium

“Lunga è la via dell'insegnare per mezzo della teoria, breve ed efficace per mezzo dell'esempio.”

6, 5
Longum iterest per praecepta, breve et efficax per exempla
Epistulae morales ad Lucilium

“Smetterai di temere se avrai smesso di sperare.”

V, 7
Desines timere si sperare desieris.
Epistulae morales ad Lucilium

“I massimi ingegni d'ogni tempo potranno trovarsi d'accordo almeno su questo punto, eppure non finiranno mai di stupirsi per tale offuscamento degli intelletti umani: gli uomini non permettono ad alcuno di occupare i loro poderi e, se nasce una minima controversia sui confini, mettono mano alle pietre e alle armi. Tuttavia sopportano che altri si intromettano nella loro vita, anzi vi introducono essi stessi quelli che ne diventeranno i padroni. E mentre non si trova nessuno disposto a spartire il proprio denaro, a quanti ciascuno distribuisce la propria vita! Sono tirchi nell'amministrare il patrimonio, ma prodighi nel gettar via il proprio tempo, la sola cosa per cui l'essere avari farebbe onore. Mi piacerebbe chiedere a una persona anziana scelta a caso tra la folla: «Tu sei ormai vicino al termine della vita e hai cento anni sulle spalle, se non di più: prova a fare un po' di conti sul tuo passato. Calcola quanto del tuo tempo ti hanno sottratto creditori, amanti, superiori e collaboratori, quanto le liti in famiglia e le punizioni dei servi, quanto gli impegni mondani andando in giro per la città. Aggiungi le malattie che ti sei procurato da solo e il tempo rimasto inutilizzato, e ti accorgerai di avere molti meno anni di quanti ne conti di solito. Cerca di ricordare quando sei stato fermo nei tuoi propositi; quante giornate sono trascorse proprio come avevi stabilito; quando sei stato padrone di te stesso, e il tuo volto è rimasto impassibile e il tuo animo intrepido; cosa hai realizzato in una vita così lunga e quanto della tua vita ti è stato sottratto dagli altri senza che te ne rendessi conto di quel che perdevi, e il tempo che ti hanno portato via l'inutile dolore, la sciocca allegria, un'avidità insaziabile, il frivolo conversare… Vedrai quanto poco, in definitiva, ti sia rimasto del tuo; allora capirai che muori prematuramente.» Quale ne è dunque la causa? È che vivete come se doveste vivere per sempre, non vi ricordate della vostra precarietà; non osservate quanto tempo è già trascorso, lo sciupate come se ne aveste in abbondanza, mentre invece proprio quella giornata che state dedicando a qualcuno o a un affare qualsiasi, potrebbe essere l'ultima. Temete tutto come mortali, ma desiderate tutto come immortali.”

III, 1-4
De brevitate vitae

“Non abbiamo poco tempo, ma ne abbiamo perduto molto.”

I, 3; 1993, p. 41
La brevità della vita (De brevitate vitae)

“Si vis amari, ama.”

Misattributed

“Che cosa misera è l'umanità se non si sa elevare oltre l'umano!”

da Naturales quaestiones