Frasi su pavone

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema pavone, due-giorni, essere, altro.

Frasi su pavone

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“Un paese a cui la colomba | diede in prestito il suo collare, e il pavone | rivestì dal manto delle sue penne || Par che quei papaveri sian vino | e i piazzali delle case siano i bicchieri.”

Ibn Hamdis (1056–1133) poeta arabo-siciliano, massimo esponente della poesia araba di Sicilia a cavallo tra l'XI e il XII secolo

La Sicilia
Antologia poetica

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“Nel centro della tela, nel posto ove suole stare il ragno, Gwynplaine vide una cosa formidabile e magnifica: una donna nuda.
Non assolutamente nuda. Questa donna era vestita e vestita dalla testa ai piedi. Indossava una camicia lunghissima, come le stole d'angeli nei quadri di santi, ma così sottile che sembrava bagnata, Donde un incirca di donna nuda, più fervido e pericoloso che la nudità assoluta.
La tela d'argento trasparente era una tenda. Fermata soltanto in alto, essa poteva essere sollevata. Separava la sala di marmo, ch'era una sala da bagno, da una camera, ch'era una camera da letto. Questa camera, piccolissima, era una specie di grotta tutta specchi. Ovunque cristalli veneziani, aggiustati poliedricamente, congiunti da bacchette dorate, riflettevano il letto ch'era nel centro. Su quel letto, d'argento come la toeletta e il canapè, era sdraitata la donna. Ella dormiva.
Dormiva col capo supino. Coi piedi respingeva le coltri, come il succubo sopra al quale aleggia il sogno.
Il suo guanciale di trine era caduto a terra sul tappeto. Fra la sua nudità e lo sguardo dell'uomo, erano due ostacoli: la camicia e la tenda di velo d'argento. Due trasparenze. La camera, più alcova che camera, era illuminata lievemente dal riflesso della sala da bagno.
Forse la donna non aveva pudore, e la luce invece ne aveva ancora.
Il letto era senza colonne, né cortinaggio, né cielo, così che la donna, aprendo gli occhi, poteva vedersi riflessa mille volte nuda negli specchi che aveva sopra il capo.
Una veste da camera di magnifica seta della Cina era gettata sulla sponda del letto.
Oltre il letto, in fondo all'alcova, era forse una porta, nascosta, segnata da uno specchio piuttosto grande, sul quale eran dipinti pavoni e cigni.
Al capezzale del letto era fermato un leggio d'argento ad aste girevoli, ed a fiaccole fisse, sul quale si poteva vedere un libro aperto, che in cima alle pagine aveva questo titolo a letteroni rossi: Alcoranus Mahumedis.
Gwynplaine non scorgeva nessuna di queste cose. La donna: ecco quello che vedeva.”

1967, p. 236
L'uomo che ride

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“Entra Merlo ed esce Pavone. La situazione ornitologica dell'Inter non cambia.”

Nando Martellini (1921–2004) giornalista italiano

Origine: Durante la telecronaca di Inter – Monza, Coppa Italia 1977-78; citato in Le più belle barzellette sull'Inter, Sonzogno, 2004, p. 118, ISBN 88-454-1202-4.

“Il ventaglio di possibilità si apre magnificamente come una bella ruota di pavone.”

Armando Ceroni (1959) giornalista svizzero

Citazioni tratte Dalle telecronache sulla TSI, Champions League 2007
Origine: Da Bayern Monaco – Milan, 11 aprile 2007.

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“[…] le zampe del pavone: la loro bruttezza mortifica la vanità che lo splendore del piumaggio aveva fatto nascere.”

Pierre Bayle (1647–1706) filosofo, scrittore e enciclopedista francese

Rorario; 1976, p. 181
Dizionario storico-critico

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“Perché la morte è un infinito atto d'amore.”

Alberto Quintero Álvarez scrittore messicano

citato in introduzione a José Revueltas, Il coltello di pietra (El luto humano), traduzione di Enzo Giachino, I Libri del Pavone, Arnoldo Mondadori Editore, 1957

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“[Haiku] O pavone regale, lungo sfolgorìo, | per il pollaio democratico | passi come una processione.”

José Juan Tablada (1871–1945)

Il pavone regale, in Orfeo, p. 1329

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“Ci sono dei pavoni che sono soltanto belli, hanno un canto sgraziato e distruggono i luoghi in cui abitano.”

François de La Rochefoucauld (1613–1680) scrittore, filosofo e aforista francese

XI; 1994, p. 552
Massime, Riflessioni varie

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“Eletta, prudente, di grazie piena, | di schiatta di re possenti, | dono a noi tu sei della casa Latina, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Viandante al cielo | nelle leggi del cielo profonda, | rinnegasti te stessa, e il grado avito, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Sapiente, santa, veneranda vergine, | al fuoco gettato dal Verbo in terra | accendesti la lampada della fede, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Allo sposo, Cristo incarnato, | con intatta verginità sposata, | nel talamo inaccessibile riposasti, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || D'amor nutrita, pavone gentile, con fila d'oro lucenti e fine, | del crisma, e di triplice corona invidiabile, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Dritto-volante colomba aerea, | l'arca del novello Noè è tuo riposo: | spegnitrice di serpi, cicogna giusta, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Savia martire combattente | per la potenza del Verbo del Padre, | che forte pigiasti lo strettojo colmo, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima! || Oh colorita di colore purpureo, fronzuta, vermiglia qual mela, | inclita sposa, di sangue velata, | oh angelo di bellezza, ammirabile Ripsima!”

Nerses Shnorhali (1102–1173) scrittore e santo armeno

Inno a Santa Ripsima
Origine: In Orfeo, il tesoro della lirica universale, a cura di Vincenzo Errante e Emilio Mariano, sesta edizione rinnovata e accresciuta da Emilio Mariano, Sansoni, Firenze, traduzione di Anonimo Padre Mechitarista, pp. 277-278.

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“Sembra sempre che al pavone gli abbiano pestato la coda.”

Ramón Gómez De La Serna (1888–1963) scrittore e aforista spagnolo

Origine: Mille e una greguería, Greguería‎s‎, p. 89

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“A Firenze, Gentile, l'apparatore magnifico, riversa fiori nelle gotiche cornici, popola di cavalli, di cani, di scimmie, di uccelli la scena dellAdorazione dei Magi. Passano i Re sul fondo, di contrada in contrada, scendono le erte montane, varcano i ponti levatoi de' castelli, seguiti da cortigiani col falco in pugno, da cacciatori col. Il più vecchio si prostra, bacia un piede al divin Bambino che gli pone una manina sulla testa calva; e gli altri due Re offrono riverenti i doni chiusi come in gotici reliquiarî. Vesti di broccato e di damasco, cinture gemmate e con caratteri cufici, come ne' vasi ageminati della Persia, bardature e fornimenti d'oro de' cavalli, risplendono in quella scena strabocchevole di ricchezza, dove il pittore fa la ruota, pavone dalle iridiscenti penne occhiute.”

Adolfo Venturi (storico dell'arte) (1856–1941) storico dell'arte e accademico italiano

vol. 7, parte 1, pp. 196-198
Storia dell'arte italiana, La pittura del Quattrocento
Variante: A Firenze, Gentile, l'apparatore magnifico, riversa fiori nelle gotiche cornici, popola di cavalli, di cani, di scimmie, di uccelli la scena dellAdorazione dei Magi. Passano i Re sul fondo, di contrada in contrada, scendono le erte montane, varcano i ponti levatoi de' castelli, seguiti da cortigiani col falco in pugno, da cacciatori col. Il più vecchio si prostra, bacia un piede al divin Bambino che gli pone una manina sulla testa calva; e gli altri due Re offrono riverenti i doni chiusi come in gotici reliquiarî. Vesti di broccato e di damasco, cinture gemmate e con caratteri cufici, come ne' vasi ageminati della Persia, bardature e fornimenti d'oro de' cavalli, risplendono in quella scena strabocchevole di ricchezza, dove il pittore fa la ruota, pavone dalle iridiscenti penne occhiute. (vol. 7, parte 1, pp. 196-198)

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“Qui nessun animale può essere ucciso… Nella cucina della sacra e graziosa maestà del re prima si uccidevano ogni giorno molte migliaia di animali per farne brodi. Ma ora, nel momento della promulgazione di questo pio editto, si uccidono soltanto tre animali, due pavoni e una gazzella, e la gazzella non sempre. In avvenire non saranno uccisi nemmeno questi tre animali…”

Ashoka (-304–-232 a.C.) Sovrano dell'impero Maurya

Origine: Dall'editto XIV, scolpito nella piramide silicea di Kalsi e nelle rocce granitiche di Girnal; citato in Carlo Coccioli, Budda e il suo glorioso mondo, Piccolo Karma Edizioni, Milano, 2015, p. 203 https://books.google.it/books?id=W3IJBgAAQBAJ&pg=PT203. ISBN 9788897531159

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