Frasi su pedante

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema pedante, essere, proprio, altro.

Frasi su pedante

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“[Riferendosi a Un uomo finito] Occorreva qualcosa per rimettermi in accordo con me stesso. Ieri sera l'ho scoperta: Papini. A me non importa se è sciovinista, o un meschino bigotto o un pedante di vista corta. Come fallito è una meraviglia.”

Tropico del Cancro
Origine: Citato in Raoul Bruni, Papini. In margine a una ristampa http://www.academia.edu/3398174/Papini_in_margine_a_una_ristampa, Paragone, anno LXII, terza serie, numero 96-97-98 (738-740-742), agosto-dicembre 2011.

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“Non ragionamo a la carlona e il nostro uscire spesso del solco è la luna a cui abbaiano i cani pedanti.”

Pietro Aretino (1492–1556) poeta, scrittore, drammaturgo

Carte: p. 193
Le carte parlanti

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“Amo più gl'ingegni moderni, che i vecchi pedanti.”

Carlo Denina (1731–1813) presbitero e storico italiano

citato in Giuseppe Maffei, Storia della Letteratura Italiana, Vol. III, p. 23, Giovanni Mazzajoli Editore, Livorno 1852

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“[Parlando di Gadda] La derisoria violenza della sua scrittura esplodeva esasperata, contestando insieme il linguaggio e la parodia, tra il ron-ron rondesco-neoclassico-fascistello e il pio-pio crepuscolare-ermetico-pretino, in schegge di incandescente (espressionistica) espressività… Proprio come per Rabelais e per Joyce che gli sarebbero poi stati accostati, «a braccio» e «a orecchio», i suoi messaggi fanno a pezzi ogni codice, spiritate e irritate, le sue invenzioni verbali dileggiano significati e significanti; devastano ogni funzione o finalità comunicativa; rappresentano innanzitutto se stesse, e i propri fantasmi, in un foisonnement inaudito e implacabile di spettacolari idioletti… […] La complessa ricchezza linguistica e tematica dell'opera gaddiana, così visceralmente composta e tramata, e sardanapalesca, e pantagruelica, continua a sollecitare una pluralità di letture, a diversi livelli, lungo differenti parametri, secondo i più svariati presupposti e pregiudizi: a costo di razionalizzare fin troppo lucidamente attraverso nitidi procedimenti di schede e di referti quel suo atrabiliare viluppo di fantasticate irrisioni e di furie «compossibili»… […] Non per nulla, gl'interessi enciclopedici dell'Ingegnere coincidono (fino al delirio di riversare tutta la Funzione nell'Espressione) coi manifesti tracciati due secoli fa dagli impeccabili fratelli Verri e da Cesare Beccaria, risoluti a insultare programmaticamente la Crusca in nome di Galileo e di Newton, cioè a sviluppare una cultura extraletteraria cosmopolita e un pensiero intellettuale «assolutamente moderno» a dispetto della grammatica arcaica dei Pedanti, trasgredendo al purismo imbecille che caldeggia l'impiego di qualsiasi grulleria del Piovano Arlotto per definire prodotti e nozioni del nostro tempo.”

Alberto Arbasino (1930) scrittore, saggista e giornalista italiano

da Genius Loci, in Certi romanzi, pp. 339-71

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“[Maximilien de Robespierre fu] Onesto, sincero, disinteressato e coerente; ma fu anche codardo, implacabile, pedante, freddo, molto presuntuoso e morbosamente invidioso.”

George Henry Lewes (1817–1878) filosofo e critico letterario britannico

Origine: Da The life of Maximilien Robespierre, with extracts from unpublished correspondence, London 1849; citato in George Rudé, Robespierre, traduzione di Maria Lucioni, Editori Riuniti, 1981.

“I letterati s'attengono all'epoca del critetio, i pedanti al materialismo delle cronologie.”

Andrea Rubbi (1738–1817) critico letterario italiano

Origine: Da Lettere proemiali; citato in Francesco Petrarca, Volume I, Antonio Zatta, Venezia, 1784.

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“Michel Onfray si lamenta di ricevere critiche senza essere letto? Ebbene, l'ho quindi letto. L'ho fatto sforzandomi di mettere da parte, per quanto possibile, i vecchi cameratismi, le amicizie comuni, come anche la circostanza — ma questo era evidente — che entrambi siamo pubblicati dallo stesso editore. A dir la verità, sono uscito da questa lettura ancora più costernato di quanto lasciassero presagire le recensioni di cui, come tutti, ero venuto a conoscenza. Non che per me, come invece per altri, l'«idolo» Freud sia intoccabile: da Foucault a Deleuze, a Guattari e ad altri ancora, molti se la sono presa con lui e io, pur non essendo d'accordo, non ho mai negato che abbiano fatto avanzare il dibattito. E nemmeno sono il risentimento anti-freudiano, la collera, addirittura l'odio, come ho letto qua e là, a suscitare il mio disagio alla lettura del libro Crépuscule d'une idole. […] si fanno grandi libri con la collera! E che un autore contemporaneo mescoli i propri affetti con quelli di un glorioso predecessore, che si misuri con lui, che faccia i conti con la sua opera in un pamphlet che, nell'ardore dello scontro, apporta argomenti o chiarimenti nuovi è, in sé, qualcosa di piuttosto sano. Del resto, Onfray l'ha fatto spesso, altrove, e con vero talento. No, non è questo. Quel che infastidisce nel Crépuscule d'une idole è di essere banale, riduttivo, puerile, pedante, talvolta al limite del ridicolo, ispirato da ipotesi complottistiche assurde quanto pericolose.”

Bernard-Henri Lévy (1948) filosofo, giornalista e imprenditore francese
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“Evitare le parole stravaganti. […] Tutti i termini pedanti non servono allo scopo.”

Philip Roth (1933–2018) scrittore statunitense

Origine: Da Operazione Shylock.

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“[Su James Joyce] Un uomo che cogliamo in aspetti obliqui di bohème, di fuggitivo, di straniero, personaggio ambiguo e talora grottesco come il suo Bloom; un pedante, un maniaco, un poeta con molte caratteristiche del raté, le cui opere sarebbero rimaste quelle di un raté in ogni altro secolo fuor che nel Novecento, che si arrese al fascino della loro illeggibilità.”

Mario Praz (1896–1982) critico d'arte, critico letterario e saggista italiano

Origine: Citato in Almanacco Romano, Alla ricerca di una sublime dignità http://www.ilcovile.it/news/archivio/00000487.html, Il Covile, N° 483, 10 dicembre 2008.

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“[Il borghese] Non gli rimprovero né la sua crudeltà né il suo egoismo, incoscienti a volte sotto una finta bontà, ma piuttosto la cura pedante che mette nel credere d'esser lui a far girare la terra e ad assicurare la nostra felicità, pensando alla propria. Comico e grottesco, se non pretendesse ancora, sotto una specie di bonomia quasi sacerdotale, di divenire giustiziere.”

Georges Rouault (1871–1958) pittore francese

Origine: Da Souvenirs intimes, Paris, F. Frapier, 1927, p. 82; citato in Riccardo Marchese e Andrea Grillini Scrittori e opere 3, Storia e antologia della letteratura italiana, curatrice per il capitolo 20 Patrizia Zani, La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1992. ISBN 88-221-1029-3, capitolo 20, p. 1145.

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