Frasi su artiglieria

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema artigliere, artiglieria, stato, arte.

Frasi su artiglieria

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“[Sulla battaglia di Maida] […] il primo giugno, una squadra inglese venne a gettare l'ancora nel golfo di Eufemia per sbarcare sulla spiaggia, fra la foce del Lamato e quella dell'Angitola, un contingente di seimila soldati britannici comandati da sir John Stuart, nonché alcuni personaggi atti a capeggiare una insurrezione popolare nel paese. Era allora di stanza a Nicastro una compagnia di polacchi al comando del capitano Laskowsky. Essa si portò sulla riva insieme a un corpo di volontari a cavallo formato dai giovani della nobiltà cittadina, che, come già nel 1799, aveva abbracciato la causa dei francesi. Ma dopo un breve combattimento la piccola formazione dovette ripiegare su Maida, dove il generale Reynier stava raccogliendo in tutta fretta le forze francesi più vicine. Subito la plebe di Nicastro prese le armi e risollevò la bandiera dei Borboni, mise a sacco le case dei nobili sostenitori del re Giuseppe e sgozzò i soldati francesi malati che gremivano l'ospedale civile. «Nella città di Nicastro» scriveva qualche giorno dopo Giuseppe a Napoleone, «il comandante delle guardie d'onore è stato accecato e poi crocifisso; era un principe che mi aveva accolto in casa sua». La sera del 3 il generale Reynier, scorgendo Nicastro illuminata dal balcone della casa da lui occupata a Maida, disse agli ufficiali del suo stato maggiore: «Domani batteremo gli inglesi e dopodomani bruceremo Nicastro». […] Reynier disponeva solo di 4.000 uomini. Tutto gli imponeva di attendere gli inglesi nella posizione eccezionalmente forte di Maida, da dove difficilmente lo avrebbero potuto scacciare. Ma egli credette che anche dei britannici, come già dei napoletani, sarebbe venuto a capo con facilità. Commise perciò l'errore, enorme, di scendere in pianura per attaccare in campo loro le forze di sir John Stuart, superiori di numero, e per giunta appoggiate dall'artiglieria della flotta. Lo scontro ebbe luogo il 4 luglio; esso fu breve e terminò con la disfatta delle nostre truppe. In questa occasione, come in quasi tutte le battaglie che ebbero luogo in quello stesso periodo tra le due nazioni, il sangue freddo e la precisione di tiro degli inglesi fermarono nettamente l'impeto dei francesi e inflissero loro perdite enormi rispetto al numero degli arruolati. Era la prima volta, da lunghissimo tempo, che i francesi subivano una sconfitta per terra. Sir John Stuart ne fu tanto orgoglioso che arrivò ad insultare i vinti. «Mai» disse nel suo rapporto, «la vanità del nostro presuntuoso nemico è stata più duramente mortificata, mai la superiorità delle truppe britanniche più gloriosamente provata come negli avvenimenti di questa giornata memorabile». Sebbene da entrambe le parti pochissime fossero le truppe schierate, la battaglia ebbe conseguenze rilevanti. I francesi perdettero per qualche tempo tutta la Calabria. Il generale Reynier fu costretto a ritirarsi in disordine per la vallata del Lamato su Catanzaro, che raggiunse con molta fatica l'indomani.
Fortunatamente, per lui, gli inglesi non pensarono ad inseguirlo. Di lì a qualche giorno, pago del suo successo, sir John Stuart fece nuovamente imbarcare i suoi uomini, dopo aver calato a terra il materiale necessario ad armare una insurrezione calabrese, a capo della fu designato il maggiore Gualtieri, soprannominato Pane di Grano.”

François Lenormant (1837–1883) assiriologo e numismatico francese

citato in Viaggiatori stranieri nel Sud, a cura di Atanasio Mozzillo, Saggi di cultura contemporanea, 1982, Edizioni di Comunità, Milano, p. 288

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“[Sulla battaglia di Maida] I dintorni di Maida furono nel 1806 teatro d'una lotta tra francesi e inglesi, allora alleati della corte di re Ferdinando a Palermo. Il generale Stuart, con lo scopo di fomentare l'insurrezione delle Calabrie contro i francesi, sbarcò nel golfo di Sant'Eufemia alla fine del mese di agosto 1806, con 4200 inglesi. […] Lo scopo immediato dello sbarco era di tagliare le comunicazioni tra le province citeriori e quelle ulteriori, il che sarebbe stato facile da realizzare in questa parte dell'istmo. Il generale Stuart avendo indugiato troppo ad eseguire i suoi piani fu obbligato a dare battaglia sulle rive paludose del Lamato, dove Reynier venne a tappe forzate ad offrirgli il combattimento. Le truppe francesi erano appoggiate a sinistra sulle montagne di Maida e a destra sul fiume. Il generale inglese aveva piazzato la sua linea di battaglia parallelamente alla riva del mare, appoggiandosi a sinistra sulle colline di Sant'Eufemia, a destra sulla foce del Lamato e coprendosi in questo punto con un nugolo di volteggiatori.
Il generale Compère alla testa dell'avanguardia cominciò l'attacco attraversando il fiume, ma fu ricevuto da un fuoco nutrito che lo fermò di botto e gli causò perdite notevoli. Lui stesso ebbe un braccio fracassato. Stuart completò la sua disfatta con un attacco frontale sostenuto dall'artiglieria. Reynier restato troppo indietro dal combattimento non poté sostenere l'avanguardia che fu sbaragliata e, considerate le sue perdite, dovette ordinare la ritirata su Catanzaro, abbandonando il campo di battaglia agli inglesi.”

Horace de Rilliet (1824–1854) viaggiatore, scrittore e chirurgo svizzero

da Colonna mobile in Calabria , pp. 205 sgg.

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“Benche intorno a' corpi gravi diversissime cose si potessero considerare, tutte belle, et tutte curiose, però non cercaremo altro, se non che forte di linea sia quella, per la quale si move esso grave, mercé prima dall'interna gravità, poi del proiciente, e finalmente dell'uno et dell'altro accoppiati insieme, per vedere, se vi havessero che fare le Settioni Coniche, et quali siano quando ciò sia vero.
Dico adunque, se noi consideraremo il moto del grave fatto per la sola interna gravità, in qualcunque modo poi ella si operi, che quello sarà sempre indrizzato verso il centro universale delle cose gravi ciò è verso il centro della terra, et universalmente conspirare tutti i gravi a questo centro, poiché si veggono in tutti i luoghi della superficie terrestre scendere non impediti a perpendicolo sopra l'Orizonte […].
Dico piú oltre, che considerato il mobile che da un proiciente viene spinto verso alcuna parte, se non havesse altra virtú motrice, che lo cacciasse verso un'altre banda, andarebbe nel luogo segnato dal proiciente per dritta linea, mercè della virtú impressali pur per dritta linea, dalla quale drittura non è ragionevole, che il mobile si discosti, mentre non vi è altra virtú motrice, che ne lo rimova, e ciò quando fra di duoi termini non sia impedimento; come per esempio una palla d'Artiglieria uscita dalla bocca del pezzo, se non havesse altro, che la virtú [motrice] impressali dal fuoco, andarebbe a dare di punto in bianco nel segno posto a drittura della canna, ma perche vi è un altro motore, che è l'interna gravità di essa palla, quindi avvienne, che da tal drittura sia quella sforzata deviare, accostandosi al centro della terra. […]
Dico ancora, che quel proietto non solo andarebbe per dritta linea nel segno opposto, ma che in tempi eguali passarebbe pur spatij eguali della medesima linea, mentre che il mobile fosse a tal moto indifferente; e mentre ancora il mezzo non li facesse qualche resistenze, poiche non ci farebbe causa di ritardarsi, ne di accelerarsi. […] Si che il grave, mercè della interna gravità, non anderà se non verso il centro della terra, ma quello, mercè della virtú impressali, potrà incaminarsi verso ogni banda.”

Bonaventura Cavalieri (1598–1647) matematico italiano

da Lo Specchio Ustorio, pp. 153 sgg.; citato in Koiré 1979, pp. 300 sgg.

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“Vedemmo l’eco artificiale che dicono essere stato fatto fabbricar da Dionisio in una prigione, dove teneva molti schiavi, perchè si sentisse ciò ch’essi colà dentro parlavano; e parmi, se non fallo, che di tal fabbrica fosse artefice Archimede. È in vero una delle più belle cose ch’io abbia visto al mondo, ed anche degli artifizii che l’arte abbia saputo inventare, imitando così bene la natura che fa un eco bellissimo che replica le parole ed i detti interi, imita i suoni e i canti perfettissimamente, come alla presenza nostra con diversi instromenti si provò; e se si batte con una verga qualche panno grosso steso, rende tanto rimbombo ch’imita i colpi delle più grosse artiglierie; e che tutto questo faccia cosi bene una grotta formata non dalla natura, ma dall’artificio umano, è certo cosa strana e mostra il grandissimo ingegno di colui che l’inventò e lo seppe fare. Non è da tacere che la fabbrica del concavo di questa grotta è fatta e cavata appunto nella forma del concavo d’una orecchia umana, donde l’artefice debbe pigliar l’invenzione che, come la voce percotendo nell’orecchie fabbricate in quel modo rende suono e si sente, cosi si vede per isperienza che percotendo colà in quel grande ed artifizioso orecchio, intagliato a mano nella dura pietra, fa il medesimo effetto di rendere il suono, benchè gli altri echi naturali non sappiamo che siano in caverne in tal modo fabbricate. Vedemmo presso al luogo dell’eco i gran vani sotterranei cavati per stanza e prigione dei sopraddetti schiavi, e sopra quelli, nell’alto il luogo del palazzo di Dionisio in bellissimo sito che scuopriva da lunge la terra e ‘l mare.”

Pietro Della Valle (1586–1652) scrittore italiano

Il pellegrino

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“Nelle vicinanze della strada dove viveva c'erano ancora alcuni lampioni accesi. QUesta volta non li evitò: si sentiva sicuro, fiducioso, se qualcuno lo avesse bloccato, avrebbe spiegato tranquillamente la storia della ferita, dimostrato che tutto faceva parte, era chiaro, della stessa cospirazione contro la sicurezza e il benessere della città. Non ce ne fu bisogno. Nessuno gli chiese di mostrare il palmo della mano. Le poche strade illuminate erano gremite di gente. Era difficile riuscire ad attraversarle. E in una, appollaiato sopra un camion, un sergente dell'esercito di terra (et) atava leggendo un proclama, o un avviso:
-Si informano tutti i cittadini utenti che, per ordine dello stato-maggiore-generale delle forze armate (smgfa), sarà bombardato, a partire dalle sette del mattino e da parte dell'artiglieria (ar) e dell'aviazione (av), il settore est della città, come prima misura di rappresaglia. I cittadini utenti che abitano nel settore da bombardare sono già stati evacuati dalle loro case e si trovano attualmente alloggiati in edifici governativi, debitamente sorvegliati. Saranno indennizzati per tutte le perdite materiali e per tutti i disagi morali che il presente ordine inevitabilmente finirà per causare. Il governo (g) e lo stato-maggiore-generale delle forze armate (smgfa) garantiscono ai cittadini utenti che il piano di contrattacco elaborato sarà portato fino alle sue estreme conseguenze. Date le circostanze, ed essendosi rivelata infruttuosa la parola d'ordine «sorveglianza e mano aperta», la stessa parola d'ordine è sostituita dalla seguente: «Sorvegliare e attaccare».”

José Saramago (1922–2010) scrittore, critico letterario e poeta portoghese

da Cose, in Oggetto quasi

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“Il piglio del capo era evidente, ma colpiva anche lo sguardo tra il cameratesco e il paterno che rivolgeva ai subalterni. Nessuna agitazione nei gesti, malgrado gli schianti dell'artiglieria e dei bombardamenti aerei. Come coloro che conoscono la vera arte del comando, poteva alzare la voce, anzi l'alzava, ma senza toni minacciosi. Intimoriva, esortava e rassicurava coloro che obbedivano. Sapeva trascinarli. La sua prepotenza si manifestava altrove, nell'offensiva contro i palestinesi, ai quali non dava tregua scaricando su di loro tutti i mezzi dell'efficace esercito israeliano.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Variante: Il piglio del capo era evidente, ma colpiva anche lo sguardo tra il cameratesco e il paterno che rivolgeva ai subalterni. Nessuna agitazione nei gesti, malgrado gli schianti dell'artiglieria e dei bombardamenti aerei. Come coloro che conoscono la vera arte del comando, poteva alzare la voce, anzi l'alzava, ma senza toni minacciosi. Intimoriva, esortava e rassicurava coloro che obbedivano. Sapeva trascinarli. La sua prepotenza si manifestava altrove, nell'offensiva contro i palestinesi, ai quali non dava tregua scaricando su di loro tutti i mezzi dell'efficace esercito israeliano.
Origine: Da Il piglio del capo http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/01/12/il-piglio-del-capo.html?ref=search, la Repubblica, 12 gennaio 2014.