Frasi su invocazione

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema invocazione, vita, modo, essere.

Frasi su invocazione

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“Lascia che ti ami a modo mio, secondo il mio essere, coi segni originali che conosci. Non forzarmi mai, farò tutto.”

Gustave Flaubert (1821–1880) scrittore francese

Origine: Invocazione di Flaubert nella seconda delle quasi cento lettere a Louise Colet; citato in L'amore è tutto di Dino Basili, p. 40, Tascabili economici newton, Febbraio 1996

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“Esilio sull'Himalaya, di Marino Piazzolla ha anzitutto questo valore di espressione di un'avventura, di un viaggio dell'anima dall'ignoranza e dall'oblio alla più desta veglia; il dolore di essere uomo è ansia di metamorfosi ed anche invocazione di speranza.”

María Zambrano (1905–1991) filosofa e saggista spagnola

Origine: Da Il poeta italiano Marino Piazzolla, in Luoghi della poesia, traduzione di Armando Savignano, Bompiani, Milano, 2014, p. 580 https://books.google.it/books?id=2cw7BQAAQBAJ&pg=PT580. ISBN 8858761960

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“Dolore e nostalgia e fedele aspettativa s'addensano ancora nella invocazione: vieni”

Karl Rahner (1904–1984) gesuita e teologo tedesco

Signore
Tu sei il silenzio

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“L'anima che riduce al minimo la preghiera rimane asfittica; se esclude ogni invocazione, lentamente si strangola.”

Gianfranco Ravasi (1942) cardinale, arcivescovo cattolico e biblista italiano

Origine: L'incontro, p. 16

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“Ho bevuto fino a impazzire, mi sono stordita con le droghe a sedici anni, sono sgattaiolata fuori con uomini adulti per andare all’ultimo spettacolo del Fillmore East, ho vissuto nuda nelle comuni e ho rubato. Ho scritto la mia tesi sul suicidio nella poesia contemporanea americana lavorando come barista mentre mi facevo scopare sul tavolo da biliardo nel retro. Sono stata un’assistente in una clinica per schizofrenici a Chelsea e capogruppo in un centro d’accoglienza per senzatetto sulla Trentesima. Ho seguito le tracce di Giovanna d’Arco in Francia, preso un treno per Roma a mezzanotte e indossato tacchi a spillo per una lesbica italiana feticista della pelle. Ho preso acidi per tre giorni sul treno da Montréal a Vancouver, dove ho passato una notte con un famoso musicista jazz musulmano che mi ha sedotto con il suo sassofono e le sue invocazioni predicatorie. Ho trovato il modo di entrare in campi di accoglienza per vittime di stupro in Bosnia, ho indossato il burqa nell’Afghanistan dei talebani, ho guidato caricata a caffè attraverso le strade minate del Kosovo. Dovevo vedere, sapere, toccare, trovare l’orecchio. Forse stavo inscenando la mia cattiveria, o cercando la mia bontà, o avvicinandomi alla disumanità più profonda per provare a capire come sopravvivere al peggio di cui siamo capaci. Poi sono andata in Congo, ed è là che tutto è andato in frantumi. Là, dove, in un solo colpo, i peggiori atti di crudeltà incontravano la più pura gentilezza. Ero arrivata fin là.”

Eve Ensler (1953) drammaturga statunitense

Nel corpo del mondo. La mia malattia e il dolore delle donne che ho incontrato