Frasi su specifico
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“Di colpo era come se Katherine fosse nella stanza accanto e l'avesse lasciata solo qualche istante prima. Sentì un pizzicore alle dita, come se la stesse toccando. Il senso di quella perdita, che aveva rinchiuso così a lungo dentro di sé, straripò sommergendolo mentre lui si lasciava portare alla deriva, oltre il controllo della sua volontà, perché ormai non voleva più salvarsi. Poi sorrise di gioia, come sull'onda di un ricordo: pensò che aveva quasi sessant'anni e avrebbe dovuto essersi lasciato alle spalle la forza di una tale passione, di un tale amore. Ma sapeva di non averlo fatto. Sapeva che non l'avrebbe fatto mai. Oltre il torpore, l'indifferenza, la rimozione, quell'amore era ancora lì, solido e intenso. Non se n'era mai andato. In gioventù l'aveva dato liberamente, senza pensarci; l'aveva dato a quella conoscenza che gli era stata rivelata - quanti anni prima? - da Archer Sloane. L'aveva dato a Edith, nei primi, ciechi, folli anni del corteggiamento e del matrimonio. E l'aveva dato a Katherine, come se fosse stata la prima volta. Stranamente, l'aveva dato a ogni momento della sua vita, e forse l'aveva dato più pienamente proprio quando non si rendeva conto di farlo. Non era una passione della mente e nemmeno dello spirito: era piuttosto una forza che comprendeva entrambi, come se non fossero che la materia, la sostanza specifica dell'amore stesso. A una donna o a una poesia, il suo amore diceva semplicemente: Guarda! Sono vivo!”

John Williams (1932) direttore d'orchestra e compositore statunitense

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“In difesa dell'individuo e del nesso fra verità e felicità (la verità, tradendo la felicità, tradisce sé stessa), Adorno è il filosofo della "vita offesa". La sua specifica tradizione di pensiero non poteva essere che quella esistenzialistica e moralistica. Molto più di Heidegger, ossessionato in astratto dal problema dell'essere e dell'ente, molto più di Gadamer, che teorizza l'ermeneutica come metodo senza praticarla come ha fatto Adorno nei suoi saggi critici, più ancora di Popper, che fa della democrazia e della società aperta un feticcio teorico, Adorno è stato un pensatore dell'esistenza, un critico della cultura e dell'arte moderna, un difensore dei prerequisiti della democrazia, uno straordinario ermeneuta nei suoi scritti su Kafka, Beckett, la poesia e la musica moderna da Wagner a Schonberg, la vita quotidiana e il linguaggio. Un filosofo, ahimè, che oggi i filosofi neoaccademici trascurano o ignorano: si occupano di problemi che non li toccano come individui e come specialisti, parlano di essere e divenire, di alfa e omega, di inizio e di cosa ultima, di Dio e degli dei, saccheggiando scolasticamente l'intera tradizione della filosofia per riproporla "in vacuum". […] Questo Adorno non lo voleva. Anche perché sapeva che il filosofo che si occupa di pensieri e problemi filosofici professionalmente pre-selezionati e filtrati tradisce il primo imperativo del pensare: affrontare e pensare il non ancora pensato, pensare quello che gli è avvenuto ieri e oggi, poiché non esistono oggetti e temi di pensiero che siano più filosofici di altri.”

Alfonso Berardinelli (1943) critico letterario e saggista italiano
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“Il processo a Saddam Hussein e la sua condanna a morte non sortiscono lo stesso effetto di quello a Ceausescu, non solo perché i contesti storico-politici sono differenti, ma perché nel caso iracheno manca un attore fondamentale in ogni evoluzione storica: la società civile, che nei paesi dell'est è riuscita in molti casi a riappropriarsi del proprio destino. Nel mondo arabo la società civile esiste ma è debole, perché legata a strutture che ne impediscono una reale autonomia. è difficile parlare di opinioni pubbliche arabe come si intendono in Occidente, in quanto la società civile non è aperta; essa reagisce sempre in funzione dei suoi legami - la famiglia, il luogo d'origine, l'appartenenza politica - ma soprattutto in funzione del peso della realtà comunitaria, che le impedisce di autonomizzarsi. La reazione al processo e alla condanna a morte di Saddam Hussein è subordinata a un certo immaginario collettivo del mondo arabo, che reagisce a seconda della sensazione di considerarsi i vincitori o i perdenti della storia. Ma esiste un altro elemento che nel caso specifico del processo a Saddam tende a diminuire il possibile effetto di quella decisione: opinione molto diffusa nel mondo arabo, collegata a un anti-americanismo diffuso, è che il rovesciamento del regime di Saddam sia il risultato di una "rivoluzione per delega": tutt'altro scenario della rivoluzione contro Ceausescu.”

Khaled Fouad Allam (1955–2015) sociologo e politico algerino

Origine: Da Il rischio di farne un martire eroe dell'islamo-nazionalismo http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/11/06/il-rischio-di-farne-un-martire-eroe.html?ref=search, la Repubblica, 6 novembre 2006.

“Ancor più dei milioni di morti, la cifra specifica dei sistemi totalitari è la distruzione dell'umano: il musulmano ad Auschwitz, il dochodjaga nella Kolyma, simboli di anime e di corpi violati fino all'estremo. E in effetti, per quanto in apparenza indistruttibile, l'umano è stato infinitamente distrutto. Il paradosso più tragico del Novecento sta nel fatto che lo Stato totalitario, sebbene criminale nella sua essenza, è riuscito a proporsi come l'incarnazione storica della Verità, del Bene, della Legge.”

Luigi Fenizi (1944) scrittore italiano

cap. 13, p. 293
Icaro è caduto
Origine: Prigioniero sfinito dal lavoro e dalla fame, senza più alcuna volontà di sopravvivenza.
Origine: Nel gergo dei gulag sovietici, termine analogo a quello di musulmano usato nei lager nazisti.
Origine: Nell'epoca delle repressioni staliniane, la regione attraversata dal fiume Kolyma ospitava uno dei più importanti campi di lavoro forzato.

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“La società non è una semplice somma di individui; al contrario, il sistema formato dalla loro associazione rappresenta una realtà specifica dotata di caratteri propri. La sociologia, pertanto, non è ausiliaria rispetto a qualsiasi altra scienza, ma è essa stessa una scienza distinta e autonoma.”

Émile Durkheim (1858–1917) sociologo, antropologo e storico delle religioni francese

Origine: Citato in AA.VV., Il libro della sociologia, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 37. ISBN 9788858015827

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“Senza andare nello specifico, posso affermare che è presente una somiglianza strutturale con Il sesto senso.”

In Fight Club lo stravolgimento finale non è lo scopo finale del film ed è integrato in modo più efficace con l'intera storia. Se riesci a dedurre la cosiddetta "sorpresa" ne Il sesto senso in anticipo rispetto a quando il regista lo ha programmato, è difficile non vedere il film come una prolissa e irregolare palese manipolazione. Al contrario Fight Club possiede la profondità e l'ampiezza per padroneggiare l'attenzione dello spettatore e rispettare chi riesce a svelare il presuntuoso stravolgimento al centro della trama prima che venga esplicitamente rivelato. È anche interessante notare che questo non accade proprio alla fine, quindi, sebbene sia un aspetto importante di Fight Club, non determina il successo o il fallimento del film.
Without going into specifics, I can state that there is a structural similarity to The Sixth Sense. Here, however, the twist is not the whole point of the movie, and it is integrated more effectively into the overall story. If you figure out the so-called "surprise" in The Sixth Sense before the director wants you to, it's difficult to see that film as more than an overlong, uneven example of overt manipulation. The opposite is true of Fight Club, which possesses the depth and breadth to command the attention and respect of anyone who unveils the central conceit before it is explicitly revealed. It's also worth noting that this doesn't happen at the very end, so, while it is an important aspect of Fight Club, it does not dictate the movie's success or failure.

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