Frasi su pakistano

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema pakistano, stato, mondo, musulmana.

Frasi su pakistano

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“Il cielo stellato è piatto, senza vita né profondità. Non è più ordine, vibrazione, la nota unica che sottende il concerto universale. Forse il cielo è morto. Ma se è morto, non l'ha ucciso la guerra. Lo uccide questa società edonistica che - per bruciare la vita nel consumo del presente - occulta i conflitti, li contrabbanda come evento pulito.
Un sistema che cancella meticolosamente i segni della morte non può sopportare ciò che dura e rammenta l'eterno, universo incluso. Così, privati dell'orizzonte, ci ritroviamo a cercare le nostre luci primordiali senza più avere l'alfabeto per leggerle, a cercare stelle di plastica e soli da supermercato, frugando alla rinfusa sotto le voci superstizione, creme abbronzanti, oroscopo, estasi mistica, canzonette, esoterismo. A viaggiare nel delirio cosmico, tra svastiche e soli alpini, guru, orge equinoziali e ossessioni suicide di gruppo.

La regolarità degli astri, che ha orientato gli uomini per millenni, non mi rassicura più. Il cielo è diventato patrimonio di pochi. Ai berberi e ai tuareg le stelle sono ancora essenziali per navigare nel grande mare di sabbia chiamato Sahara. In un libro sull'Afghanistan di Niccolò Rinaldi, un piccolo profugo di guerra così racconta la fuga della sua gente verso il Pakistan attraverso il Passo Kyber: "Quando la luna e le stelle scomparvero dietro le montagne ci dicemmo: chissà magari non torneranno. Invece la notte successiva rieccole di nuovo sopra la nostra testa; eppure eravamo in un posto diverso e lontano. Allora non abbiamo più avuto paura di scappare.”

Paolo Rumiz (1947) giornalista e scrittore italiano
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“Su Cuba la nostra posizione è diversa da quella degli alleati. Io difendo l'esperienza cubana che viene attaccata non perché c'è privazione della libertà, ma perché è un Paese che da oltre 40 anni resiste all'America. Se dovessimo discutere di tutti i dittatori che sostiene Bush, da dove dovremmo cominciare? Dalla sua stretta di mano al pakistano Pervez Musharraf?”

Oliviero Diliberto (1956) politico, giurista e docente italiano

dall'intervista di Francesco Battistini, «Via da Nassiriya in agosto. O siamo come Berlusconi» http://www.senato.it/notizie/RassUffStampa/060526/ayit1.tif, Corriere della sera, 26 maggio 2006, p. 13

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“[…] Quando dici Juventus sei conosciuto da Helsinki a Melbourne, dal Canada al Pakistan. Ed è questa 'identità' che diventa biglietto da visita internazionale…”

Giovanni Arpino (1927–1987) scrittore italiano

Origine: In Giovanni Arpino, Giorgio Bàrberi Squarotti, Massimo Romano, Opere, Rusconi, 1992, p. 1490. ISBN 88-1806-084-8

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“Tutto ciò che riguardava l'altro sesso mi era vietato.
Ammi aveva due mantra per inculcarmi l'immoralità dei rapporti con le femmine. Il primo era basato su un hadith. «Quando un uomo e una donna sono da soli», diceva spesso, «il diavolo è il terzo». Significava che ogni momento trascorso in compagnia di una ragazza equivaleva a adorare Satana.
L'altro ritornello, «L'uomo è come il burro e la donna è un forno caldo, e il fuoco scioglie sempre il burro», era di incerta origine e di significato altrettanto incerto. Tuttavia, questa frase evocava in me le immagini di vari tormenti infernali – chiaramente descritti dall'imamdella moschea e che prevedevano l'immersione in un calderone di pus – ed era dunque efficace malgrado la sua apparente assurdità.
Ogni volta che sentivo anche la minima eccitazione, ero colto dal timore. Poi, per prevenire il castigo che Allah e gli angeli mi stavano indubbiamente preparando nell'aldilà, cercavo un modo per punirmi da solo in questa vita. Il mio comportamento da un punto di vista islamico era logico: una volta in Pakistan un imam aveva detto che il motivo per cui le autorità islamiche punivano tanto severamente in questa vita era perché non fossimo puniti per lo stesso peccato nell'aldilà. Immaginavo che, vivendo in America, dove non c'erano autorità islamiche a fustigarmi per penitenza, tanto valeva che lo facessi io al posto loro.”

Ali Eteraz scrittore e giornalista pakistano

“Ali Eteraz – che significava ""Nobile Protesta"" – era la mia ultima incarnazione, una nuova fase del mio tentativo di soddisfare il patto congenito con l'Islam. Ali Eteraz era la forza che infrangeva l'incantesimo del silenzio che mi aveva avvolto come un bozzolo dopo che le Torri erano crollate a New York, e che aveva fatto da cuscinetto tra me e la realtà durante i molti anni alla facoltà di legge a Philadelphia. Ali Eteraz era colui che mi aveva fatto alzare la testa e affrontare il mondo in un periodo in cui mi accontentavo semplicemente di giocare ai videogame, guadagnare soldi e tentare di mettere su famiglia. Era Ali Eteraz che mi aveva fatto appassionare alla riforma dell'Islam – un movimento sommerso di milioni di musulmani in tutto il mondo, che sfidavano i teocrati e i terroristi che si erano impossessati della religione.
Ali aveva cominciato a manifestarsi ancor prima della sua nascita. Poco dopo l'undici settembre, c'era stato qualche fugace istante – alla notizia di un attentato suicida a Madrid, per esempio, o di una decapitazione in Iraq, o di una scuola femminile fatta esplodere in Pakistan – in cui la mia coscienza aveva minacciato di infiammarsi. La combustione però, non si era mai alimentata a sufficienza.
La situazione era cambiata nel gennaio del 2006 con il disastro delle vignette satiriche danesi. […] Che questa assurdità potesse produrre tale violenza fu l'ultima goccia. «Basta!», disse a quel punto Ali Eteraz. «L'Islam non appartiene agli idioti.”

Ali Eteraz scrittore e giornalista pakistano
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“Il Pakistan è uno stato terrorista e dovrebbe essere riconosciuto come tale e isolato.”

Rajnath Singh (1951) politico indiano

Origine: Citato in Alta tensione tra New Delhi e Islamabad, Internazionale, n. 1172 del 23 settembre 2016, pag. 64.

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“I bresciani sono stati in grado di elaborare il dolore in coscienza comunitaria e di passarla alle generazioni giovani. Personalmente, mi sono commosso quando uno dei giovani pakistani che abbiamo intervistato ha rivendicato Piazza della Loggia come parte della sua storia personale.”

Davide Ferrario (1956) regista italiano

Origine: Citato in Monica Straniero, In “Cento Anni”, l’Italia che per andare avanti ha bisogno di una Caporetto https://www.lavocedinewyork.com/arts/spettacolo/2017/11/30/in-cento-anni-litalia-che-per-andare-avanti-ha-bisogno-di-una-caporetto/, lavocedinewyork.com, 30 novembre 2017.

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“In pratica, oggi in Pakistan le donne sono le uniche che possono essere fustigate per legge.”

Fatima Bhutto (1982)

Origine: Citato in 15 domande a Fatima Bhutto http://www.marieclaire.it/Attualita/interviste/fatima-bhutto-intervista-libro-l-ombra-della-luna-crescente, Marieclaire.it, 16 dicembre 2013.

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“Nel mondo abbiamo la memoria corta, ma non c’è giustificazione per il Pakistan che ha una storia di solo 64 anni, non ci è concesso dimenticare.”

Fatima Bhutto (1982)

Origine: Citato in Intervista a Fatima Bhutto http://www.marieclaire.it/Attualita/interviste/Intervista-a-Fatima-Bhutto#1, Marieclaire.it, 20 aprile 2011.

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“Signor Yahya Khan, lei è il presidente del Pakistan. Venga, sia testimone del modo disumano in cui il popolo del mio Bengala viene massacrato, del modo in cui le madri della mia terra vengono private dei loro figli.”

Sheikh Mujibur Rahman (1920–1975) politico bengalese

Mr. Yahya Khan, you are the President of Pakistan. Come, be witness to the inhuman manner in which the people of my Bengal are being murdered, to the way in which the mothers of my land are being deprived of their sons.

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“Io ho sempre messo gli interessi del Pakistan sopra ogni cosa e mi sono preso carico del Paese quando stava cadendo nelle mani dei terroristi.”

Pervez Musharraf (1943) politico pakistano

Origine: Citato in Pakistan: Musharraf si dimette http://www.corriere.it/esteri/08_agosto_18/pakistan_musharraf_dimissioni_cb4d4eaa-6cfc-11dd-b80d-00144f02aabc.shtml, Corriere.it, 18 agosto 2008.

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