Frasi su lampadina

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema lampadina, luce, vita, cosa.

Frasi su lampadina

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“Siamo in troppi, sono in troppi. Troppi, Troppo simili. Che ci fanno tutti qui? Questo starsene in piedi, seduti, parlare. Non c'è neppure un tavolo da biliardo, delle freccette, niente. Semplicemente un gran cazzeggiare, perdere tempo, bere birra da boccali di vetro spesso… Ho messo a repentaglio la mia vita per questo? Urge che accada qualcosa. Qualcosa di grosso. La conquista di qualcosa, che ne so, di un edificio, una città, un paese. Dovremmo tutti armarci e conquistare dei piccoli stati. Oppure dovremmo organizzare dei tafferugli. Oppure no, delle orge. Ecco, ci dovrebbe essere un'orgia. Tutta questa gente. Dovremmo chiudere le porte, abbassare le luci e spogliarci tutti insieme. Potremmo cominciare noi, K. C. e Jessica, e poi via alla grande. Allora sì che ne varrebbe la pena, allora sì che tutto troverebbe una giustificazione. Potremmo spostare i tavoli, portare dei divani, dei cuscini, degli asciugamani, degli animali di peluche… Ma tutto questo… tutto questo è osceno. Come possiamo starcene qui a parlare di nulla, invece di correre come un'unica fiumana di gente verso qualcosa, qualcosa di enorme, e ribaltarlo? Perché ci diamo la briga di venire qui in così gran numero, se poi non appicchiamo nemmeno un incendio e non facciamo a pezzi tutto quanto? Come osiamo starcene qui senza chiudere le porte, sostituire le lampadine a luce bianca con altre rosse, e dare inizio a un'orgia di massa in un gioioso mescolarsi di braccia gambe e seni? Che spreco.”

L'opera struggente di un formidabile genio

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“Se mi sento un poeta? Qualche volta. È parte di me. È parte di me il convincere me stesso che sono un poeta. Ma ci vuole molta dedizione. Molta dedizione. I poeti non guidano. I poeti non vanno al supermercato. I poeti non svuotano la pattumiera. I poeti non fanno parte dell'Associazione dei genitori e insegnanti. I poeti non vanno nemmeno a fare picchetti davanti all'ufficio delle Case popolari, o qualunque altra cosa. I poeti non parlano nemmeno al telefono. I poeti non parlano con nessuno. I poeti ascoltano molto e… di solito sanno perché sono poeti! Sì sono… come posso dire? Il mondo non ha bisogno di altre poesie, c'è già Shakespeare. Ce n'è già abbastanza di qualunque cosa. Qualunque cosa venga in mente, ce n'è già abbastanza. Ce n'era già fin troppa con l'elettricità, forse. C'è gente che l'ha detto. C'è gente che ha detto che la lampadina era già fin troppo. I poeti vivono in campagna. Si comportano da gentiluomini. E vivono secondo il loro codice di gentiluomini e muoiono in miseria. O annegano nei laghi. Di solito i poeti finiscono molto male. Basta guardare alla vita di Keats. O a quella di Jim Morrison, se lo vogliamo chiamare un poeta.”

Bob Dylan (1941) cantautore e compositore statunitense

Variante: "Se mi sento un poeta? Qualche volta. È parte di me. È parte di me il convincere me stesso che sono un poeta. Ma ci vuole molta dedizione. Molta dedizione. I poeti non guidano. I poeti non vanno al supermercato. I poeti non svuotano la pattumiera. I poeti non fanno parte dell'Associazione dei genitori e insegnanti. I poeti non vanno nemmeno a fare picchetti davanti all'ufficio delle Case popolari, o qualunque altra cosa. I poeti non parlano nemmeno al telefono. I poeti non parlano con nessuno. I poeti ascoltano molto e... di solito sanno perché sono poeti! Sì sono... come posso dire? Il mondo non ha bisogno di altre poesie, c'è già Shakespeare. Ce n'è già abbastanza di qualunque cosa. Qualunque cosa venga in mente, ce n'è già abbastanza. Ce n'era già fin troppa con l'elettricità, forse. C'è gente che l'ha detto. C'è gente che ha detto che la lampadina era già fin troppo. I poeti vivono in campagna. Si comportano da gentiluomini. E vivono secondo il loro codice di gentiluomini e muoiono in miseria. O annegano nei laghi. Di solito i poeti finiscono molto male. Basta guardare alla vita di Keats. O a quella di Jim Morrison, se lo vogliamo chiamare un poeta".

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“Mentre scendevamo mi disse: "Oh, deve stare attento, l'entrata è un po' scomoda". "Lo so, grazie," risposi. Questa storia cominciava ad annoiarmi. […] Diedi un colpo alla porta di pesante tela e mi lanciai attraverso con decisione. Naturalmente inciampai sul gradino, volai per aria e, prima di rendermi conto di cosa fosse successo, mi ritrovai con i denti ben conficcati tra una lampadina rossa e una blu in mezzo alle luci della ribalta. Stavo recitando in un teatro molto capiente, il che significa che qualunque sia la reazione degli spettatori arriva con la forza di un tuono a chi sta davanti a loro sul palcoscenico. Il volume di quella reazione specifica mi rintronò per un secondo o due. Mi rimisi in piedi in qualche modo, spolverandomi un po' i vestiti e stetti fermo per un attimo a scrutare il pubblico; poi mi girai e gettai uno sguardo a Ruby Miller che era sufficientemente professionista da non muovere un capello. Tornai a guardare il pubblico con aria supplichevole, ma non sembrava intenzionato a rinunciare così facilmente alla più grande risata del secolo. Nei molti anni trascorsi da allora a oggi ho recitato con gioia in numerose commedie […] Mi sono illuso di poter generalmente conquistare il livello di risate che io o la situazione comica meritavamo, ma ho sospirato invano; mai, proprio mai, nella mia vita ho sentito un suono così esplosivo e alto come il gioioso clamore sollevato da quel pubblico. Tutte le volte che ho pensato di avere motivo per essere soddisfatto di me stesso, il ricordo della mia prima entrata su un palcoscenico professionale ha immediatamente ristabilito il mio senso di equilibrio. Avanzai con aria miserevole sul palcoscenico verso Ruby e sedetti al suo fianco sul divano, lasciando che lei, con il suo fantastico senso della sincronizzazione, da grande esperta, facesse smettere quelle risate. […] Finalmente la mia parte sulla scena si concluse, mi alzai, mi chinai a baciare la mano a Ruby e uscii, questa volta evitando il gradino, piacevolmente accompagnato da un breve, allegro scoppiettio di applausi da parte di quel generosissimo pubblico. Al che mi montai la testa, in un allarmante risorgere di presunzione.”

Laurence Olivier (1907–1989) attore e regista britannico

Origine: Confessioni di un peccatore, pp. 36-37

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“La lampadina della mia camera d'albergo si è fulminata, o forse si è uccisa.”

Stefano Benni (1947) scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano

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“Pirlo è una lampadina, illumina tutto. Per me è da Pallone d'oro. […] Nella sua storia non c'è una dichiarazione fuori le righe. È stato sempre corretto ed educato nel campo e fuori. Un bell'esempio e un campione non reclamizzato abbastanza.”

Gianni Petrucci (1945) dirigente sportivo italiano

Origine: Citato in Petrucci: «Pirlo è luce. Merita il Pallone d'Oro» http://www.tuttosport.com/calcio/euro_2012/italia/2012/06/26-196289/Petrucci:+«Pirlo+è+luce.+Merita+il+Pallone+d'Oro», Tuttosport.com, 26 giugno 2012.

“Una volta la moglie di Nedved gli ha chiesto di cambiare una lampadina, e lui le ha risposto "Sono un calciatore, non sono un elettricista."”

Armando Ceroni (1959) giornalista svizzero

Citazioni tratte Dalle telecronache sulla TSI, Mondiali 2006

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“[Su Atlantic City] I grandi alberghi si ergevano al di là del lungomare, uno dopo l'altro, con le tende sventolanti alla brezza marina, le loro verande immacolate con le file di sedie a dondolo e le poltrone di vimini. Le bandiere nautiche sventolavano in cima alle cupole, e la notte si illuminavano con file di lampadine elettriche che ne delineavano la sagoma.”

E. L. Doctorow (1931–2015) scrittore statunitense

Origine: Da Ragtime, Mondadori; citato in Gay Talese, C'era una volta Atlantic City https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1996/settembre/22/era_una_volta_Atlantic_City_co_0_96092213580.shtml, New York Times, tradotto da Monica Levy per la Repubblica, 22 settembre 1996, p. 14.

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“Cos'è successo quando ti ho fatta? Un incidente, un singhiozzo, una convulsione, è mancata la luce, s'è fulminata una lampadina, è caduta la bacinella con l'acqua dal comò? Certo qualcosa ci dev'essere stato, se sei nata così insopportabile, così diversa dalle altre.”

Elena Ferrante (1943) pseudonimo di una scrittrice

volume secondo
L'amica geniale
Variante: "Cos'è successo quando ti ho fatta? Un incidente, un singhiozzo, una convulsione, è mancata la luce, s'è fulminata una lampadina, è caduta la bacinella con l'acqua dal comò? Certo qualcosa ci dev'essere stato, se sei nata così insopportabile, così diversa dalle altre". (volume secondo)

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“Le passioni umane sono una cosa molto misteriosa e per i bambini le cose non stanno diversamente che per i grandi. Coloro che ne vengono colpiti non le sanno spiegare, e coloro che non hanno mai provato nulla di simile non le possono comprendere. Ci sono persone che mettono in gioco la loro esistenza per raggiungere la vetta di una montagna. A nessuno, neppure a se stessi, potrebbero realmente spiegare perché lo fanno. Altri si rovinano per conquistare il cuore di una persona che non ne vuole sapere di loro. E altri ancora vanno in rovina perché non sanno resistere ai piaceri della gola, o a quelli della bottiglia. Alcuni buttano tutti i loro beni nel gioco, oppure sacrificano ogni cosa per un'idea fissa, che mai potrà diventare realtà. Altri credono di poter essere felici soltanto in un luogo diverso da quello dove si trovano e così passano la vita girando il mondo. E altri ancora non trovano pace fino a quando non hanno ottenuto il potere. Insomma, ci sono tante e diverse passioni, quante e diverse sono le persone.
Per Bastiano Baldassarre Bucci la passione erano i libri.
Chi non ha mai passato interi pomeriggi con le orecchie in fiamme e i capelli ritti in testa chino su un libro, dimenticando tutto il resto del mondo intorno a sé, senza più accorgersi di aver fame o freddo;
chi non ha mai letto sotto le coperte, al debole bagliore di una minuscola lampadina tascabile, perché altrimenti il papà o la mamma o qualche altra persona si sarebbero preoccupati di spegnere il lume per la buona ragione ch'era ora di dormire, dal momento che l'indomani mattina bisognava alzarsi presto;
chi non ha mai versato, apertamente o in segreto, amare lacrime perché una storia meravigliosa era finita ed era venuto il momento di dire addio a tanti personaggi con i quali si erano vissute tante straordinarie avventure, a creature che si era imparato ad amare e ammirare, per le quali si era temuto e sperato e senza le quali d'improvviso la vita pareva così vuota e priva di interesse; chi non conosce questo per sua personale esperienza, costui molto probabilmente non potrà comprendere ciò che fece allora Bastiano.
Fissava il titolo del libro e si sentiva percorrere da vampate di caldo e di freddo. Questo, ecco, proprio questo era ciò che lui aveva sognato tanto spesso e che sempre aveva desiderato da quando era caduto in preda alla sua passione: una storia che non dovesse mai aver fine. Il libro di tutti i libri.”

The Neverending Story

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“Nella musica, venire dalla gavetta vuol dire avere imparato a suonare senza lezioni, significa essersi esercitati con lo stomaco vuoto in qualche topaia di quelle con la lampadina appesa al soffitto basso che si accende con la catenella da tirare. Sei costretto a rinunciare a tutto per inseguire quelle note che ti fanno impazzire e dimenticare tutto il resto.”

Carlo Zannetti (1960) chitarrista, cantautore e scrittore italiano

Origine: Da Ray Charles, il genio che immaginava il mondo con gli occhi di un bambino http://www.ilpopoloveneto.it/notizie/musica/2017/04/15/36672-ray-charles-genio-immaginava-mondo-gli-occhi-un-bambino, Il Popolo Veneto.it, 15 aprile 2017.

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“Che succede con le lampadine, la gente lo sa? Ecco che succede, ve lo dico io. In primo luogo per me, soprattutto per me, quelle che siamo costretti a usare fanno una luce che non va bene. Io sembro sempre arancione … Non succede solo a me, anche voi assumete un tono arancione sotto queste luci. … Questo tipo di luce è la peggiore inoltre è molto più costosa. La vecchia lampadina alogena invece funzionava molto bene.”

Donald Trump (1946) 45esimo Presidente degli Stati Uniti d'America

2019
Origine: Citato in Usa, Trump contro le lampadine a basso consumo: "Mi fanno sembrare arancione" https://www.repubblica.it/esteri/2019/09/13/news/usa_donald_trump_look_arancione_lamentela_lampadine_basso_consumo-235921130/, la Repubblica.it, 13 settembre 2019.

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“Voleva lampadine che morissero dopo trentadue giorni di funzionamento.”

Di colpo, o agonizzando un po'? –, chiese il vecchietto, come se conoscesse a fondo il problema.
Mr Gwyn